“Genova, aria senza uccelli, mare senza pesci, monti senza legna, uomini senza onore e donne senza pudore.”
Questo proverbio viene erroneamente attribuito a Dante, in realtà è molto più recente e di origine meno nobile.
Il primo che ne dà notizia è lo scrittore russo Sylvester Scedrin che, nel 1829, lo annota fra i suoi appunti affermando di averlo sentito recitare da marinai del posto.
Qualche anno più tardi nel 1837, nelle sue “Memorie di un turista” Stendhal sosterrà di aver fatto proprie queste parole riprendendole da Montesquieu.
Non è chiaro se viaggiatori inglesi, prima ancora di russi e francesi, abbiano udito questo detto dai naviganti genovesi o viceversa.
In ogni caso questo proverbio da lungo tempo fotografa l’asprezza dell’ambiente nostrano.
Questo proverbio viene erroneamente attribuito a Dante, in realtà è molto più recente e di origine meno nobile.
Il primo che ne dà notizia è lo scrittore russo Sylvester Scedrin che, nel 1829, lo annota fra i suoi appunti affermando di averlo sentito recitare da marinai del posto.
Qualche anno più tardi nel 1837, nelle sue “Memorie di un turista” Stendhal sosterrà di aver fatto proprie queste parole riprendendole da Montesquieu.
Non è chiaro se viaggiatori inglesi, prima ancora di russi e francesi, abbiano udito questo detto dai naviganti genovesi o viceversa.
In ogni caso questo proverbio da lungo tempo fotografa l’asprezza dell’ambiente nostrano.