Proprio come Narciso la Piazza si specchia e si riflette nelle acque della sua fontana.
“Quanto lamento il puro e fatale tuo splendore | da me sì dolcemente circondata o fontana, | dove attinsero gli occhi in un mortale azzurro | la mia immagine d’umidi fiori incoronata!”
Già in epoca romana Plinio il Vecchio raccontava ammirato della grande bellezza del borgo di Portofino Portus Delphini così chiamato per via della numerosa presenza di questi cetacei nelle sue acque.
“Ed ecco, all’improvviso, scoprirsi un’insenatura nascosta, di ulivi e castani. Un piccolo villaggio, Portofino, si allarga come un arco di luna attorno a questo calmo bacino. Attraversiamo lentamente lo stretto passaggio che unisce al mare questo magnifico porto naturale, e ci addentriamo verso l’anfiteatro delle case, circondate da un bosco di un verde possente e fresco, e tutto si riflette nello specchio delle acque tranquille, ove sembrano dormire alcune barche da pesca”
(Guy de Maupassant).
La notte bramosa le avvolge intorno il suo vellutato mantello mentre Portofino illuminata come un presepe risplende di smisurata bellezza…
Al civ. n.17 r. di Vico Cartai si ammira la secentesca edicola di Madonna col Bambino. La statua esposta è una copia poiché l’originale è stata rubata, come del resto anche i due cherubini alati che erano posti ai lati, insieme alla testa d’angelo sul monogramma di Maria. Alla base del tempio è incisa l’epigrafe che recita:
“Elucidant Me Vitam Eternam Habebunt Sap.za”.” Traduz: Riverserò ancora l’insegnamento come una profezia, lo lascerò per le generazioni future”.
Curiosa, a fianco dell’edicola, è la palla di cannone murata nell’edificio con un’efficace sbarra di ferro. Si tratta di una triste e concreta testimonianza del bombardamento avvenuto nell’aprile 1849 per volere del re sabaudo Vittorio Emanuele II e diligentemente eseguito dal generale La Marmora in occasione della nefasta aggressione passata alla storia come il “Sacco di Genova”.
In Vico delle Erbe, all’angolo con Vico Notari, è possibile ammirare la settecentesca edicola dedicata a Sant’Antonio realizzata in stucco con statue di marmo. L’imponente edicola presenta il Santo inginocchiato in adorazione, rivolto verso l’alto dove, alla sua destra, da una nuvola con teste di cherubini, come da copione, spunta il Bambinello. Il tabernacolo è sovrastato da una grande raggiera dorata con il trigramma di Cristo e un cuore trafitto contornato, anch’esso, da teste di cherubini.
Tra le nubi che lentamente si colorano di blu filtra la luce di un tramonto che prepara la sua danza d’amore intorno alla città vecchia e al suo porto.
Gli alberi delle vele in primo piano e la Lanterna sullo sfondo sembrano sfidare il cielo.
Protagonista assoluto, come in un quadro di Rubens (“rosso” appunto in latino), il rosso della chiusa del “Bacinetto” di carenaggio davanti alla Darsena (dàrsena: dall’arabo dār–ṣinā῾a «casa dell’industria; fabbrica», attraverso la lingua genovese) di fronte a Porta dei Vacca.
Tale struttura tuttora adibita alla manutenzione dei rimorchiatori portuali è il più antico bacino di carenaggio in pietra del Mediterraneo.
“Genova, una delle città più belle che abbia mai veduto. Alcuni suoi edifici erano in marmo bellissimo e avevano un che di assai nobile, molti poi avevano davanti delle fontane di foggia oltremodo bizzarra. Le chiese erano ricche e sontuose, con stravaganti decori sia all’interno che all’esterno. Ma ai miei occhi tutta quell’imponenza era rovinata dagli schiavi ai remi delle galee, le cui condizioni lì e in altre parti dell’Italia sono davvero pietose e miserabili”.
cit. da “L’incredibile storia” di Olaudah Equiano, o Gustavus Vassa (1745 – 1797), mercante e scrittore nigeriano detto l’Africano, del 1789.
In Via Bensa al civ. n. 2 sul prospetto del Palazzo di Giacomo Lomellino si può ammirare a settecentesca Madonna dell’Assunta. La pregevole edicola è attribuita al celebre scultore Bernardo Schiaffino. Fino al 1820 a sua collocazione originaria, prima di essere qui trasferita, era in Via Lomellini. All’interno del tabernacolo, protetta da un vetro, è custodita la statua della Vergine. Di particolare rilievo sono i due angeli alati a colonna.
Alla base campeggia l’epigrafe “Mariae Patronae Coelesti MDCCCXX. La nome della via è legata al nome di un noto giurista genovese ottocentesco e non si conosce quale fosse il nome della strada in precedenza.
In Via Scurreria al civ. n. 6, la Madonna della Misericordia, un’edicola in marmo bianco, a forma di medaglione, che ritrae i personaggi in bassorilievo. La scultura del XVIII sec. è attribuita all’artista genovese Giacomo Antonio Ponsonelli.
All’angolo con Campetto s’incontra un’immagine della Madonna dell’Immacolata Concezione del XVII sec., una delle edicole più note e meglio conservate del centro storico: la Vergine è rappresentata in posa estatica fra ondulati drappeggi con trionfo di angeli in cornice. Sul cartiglio alla base il celebre motto: “Imperet et Impetret” (che la Vergine imperi e interceda).