Portone Piazza Pinelli n. 1

Al civ. n 1 di Piazza Pinelli è possibile ammirare uno splendido portone in pietra con semi colonne doriche in marmo.

Il trave in pietra nera è impreziosito da decorazioni con elmi e clipei marmorei.

Come altri nell’omonima piazza il palazzo è proprietà della famiglia di origine germanica e di fede ghibellina dei Pinelli, fondatori dell’albergo nobiliare degli Scipionibus.

Il portone è in ferro battuto con borchie e baracchino decorato.

Sulla facciata del palazzo sono ancora visibili cospicue porzioni dei colorati affreschi secentesche che lo decoravano.

In copertina: Portone di Palazzo Pinelli. n. 1.

Foto di Leti Gagge.

“Genova città paesaggio”…

“L’assenza solo apparente di architetture storicamente celebrate ha spesso allontanato la grande massa (formatasi attraverso la frusta retorica monumentalistica) da un’esatta percezione della segreta bellezza della superba, che crediamo risieda nella totalità del suo manufatto urbano, dove ciascun episodio architettonico, sacro o profano, è parte significativa di una lunga, lunghissima narrazione di secoli che è quindi una metafora della stessa idea di città. Genova, infatti, non può che apparire ai nostri occhi come città-paesaggio, laddove la stessa edilizia diviene paesaggio, adattandosi di volta in volta ai movimenti del terreno su cui è sorta, generando per effetto naturale sempre nuove e talora vertiginose prospettive. In altre parole, siamo immersi in una verticalità superba di fronte all’infinità orizzontalità del mare”.

Cit. Fausto Fantoni Minnella. Scrittore e saggista.

Questo incantevole scorcio che sembra quasi un quadro di in maestro impressionista ben rappresenta, a mio parere, i concetti di superba verticalità e sconosciuta bellezza illustrati dallo scrittore.

Qui alle spalle della frequentata Corso Magenta in circonvallazione a monte si scopre un angolo ovattato dove il tempo sembra essersi fermato. Magari giusto un momento per riprendere fiato prima di affrontare la salita di S. Anna che dal Poggio Bachernia si arrampica in Castelletto.

Genova da sempre sospesa tra l’infinito orizzonte marino e la verticale tensione verso il cielo.

La Grande Bellezza…

In copertina: Poggio Bachernia. Foto di Anna Armenise.

Genova per Faber

Genova. Che cosa significa, per me? Ho avuto la fortuna di nascere in questa etnia, in questo piccolo mondo dove si parla una lingua diversa, che faceva parte di uno stato molto più grande ma con un idioma, una cucina, una cultura autonomi. Questo ti fa sentire così vicino a queste persone che condividono la tua diversità, ti senti a tua volta differente dal resto del mondo, sei membro di una grande famiglia di settecentomila persone che ha usi e costumi tutti suoi. E se arrivi a Milano, ci arrivi come un immigrato dal Sud.

Cit. Fabrizio De André.

In copertina: Via Luccoli. Foto di Pippo Ingrassia.

Il Maestro Guglielmo

Alla base del campanile della chiesa di San Giovanni di Prè si nota, all’interno di una singolare monofora archiacuta, il rilievo di un volto.

Si tratta del profilo del maestro Guglielmo, cavaliere gerosolimitano fondatore del complesso, meglio noto come Commenda, di Prè.

L’epigrafe del 1180 scritta in caratteri gotici, tradotta racconta come se fosse la chiesa a parlare:

Io tempio del Signore sorsi qui a cur di Guglielmo per il quale di grazia tu che passi recita un pater. Fu cominciato nel 1180 al tempo di Guglielmo.

In copertina: la monofora della Commenda. Foto di Leti Gagge.

Edicola di Via Sant’Agnese n 13

Nel quartiere del Carmine in via S. Agnese n. 13 si trova quel che resta del tabernacolo vuoto di una settecentesca edicola barocca.

In origine il piccolo tempio conteneva una statua di Madonna con Bambino, oggi scomparsa.

Sul fastigio si distingue una testa di cherubino mentre alla base si nota un cartiglio con il monogramma di Maria.

L’azzurro intenso del rivestimento lascia immaginare quanto fosse colorata e vivace quest’edicola che, oggi purtroppo, versa nel più completo abbandono.

Antonio il mercante esploratore…

In piazza Cattaneo è affissa una lapide che ricorda Antonio Malfante mercante genovese del XV sec.

La pietra celebrativa venne apposta nel 1936 in piena epoca fascista come propaganda delle imprese colonialiste del regime.

Antonio Malfante fu infatti il primo uomo occidentale di cui si ha notizia a viaggiare via terra nel nord Africa.

Tra il 1446 e il 1447 la carovana di Antonio penetrò nella zona sahariana e sub sahariana spingendosi poi alla ricerca del leggendario oro di Palola.

Imparò diverse lingue locali e strinse rapporti commerciali con i potentati degli attuali stati di Marocco e Algeria. Presso quest’ultimo sultanato ottenne addirittura protezione dallo sceicco Sidi Yahia ben-Idir.

Antonio raccolse in un diario le informazioni, frutto delle conversazioni con lo sceicco, sulle popolazioni del Sahel e dell’Antica nera.

A lui si devono, ad esempio, le prime notizie sulla tribù nomade dei Tuareg.

Il pioniere genovese fece in tempo a tornare a Genova per illustrare alla nobiltà mercantile cittadina le enormi potenzialità delle terre da lui visitate.

Il coraggioso esploratore morì purtroppo a soli quarant’anni nel 1450 a Maiorca nelle Canarie scoperte anch’esse, guarda caso, nel 1312 da un altro navigatore genovese, Lanzarotto Maloccello.

Il mondo conosciuto in quei secoli stava allargando i propri orizzonti e i Genovesi, con le loro abilità nautiche e cartografiche, ne furono i principali protagonisti.

Piazza della Stampa

Piazza della Stampa deve il suo nome al fatto che nel 1471 fu la sede del primo laboratorio tipografico cittadino fondato da due artigiani alemanni Lamberto di Delft e Antonio da Anversa.

Protagonista assoluta del luogo è la duecentesca loggia delimitata da due grandi arcate ogivali in conci bicrome e sormontata da una cornice di archetti.

Piazza della Stampa. Foto di Roberto Crisci.

Al centro, come se nulla fosse, una spettacolare colonna romana in granito con capitello a foglie grasse.

La base tonda della colonna poggia su un grande basamento in conci quadrati che ha la funzione di sollevarla dal livello scosceso del civico.

La loggia è occupata da un esercizio commerciale. Per ragioni pratiche è stata spaccata e chiusa con una pacchiana lunetta in ferro e vetro.

La lapide di Stefano Ansaldo.

A fianco è affissa una lapide inerente questioni di vicinato che recita:

Servitvti Perpetve Erga Domos / Vicinas / Et ad Beneplacitvm Dominorvm Earvndem / Platea hec Obnoxia Esto / vt ex Instrvmento Penes. Not. Ioem Stephanvm / Ansaldvm Diei 9 Aprilis 1699.

In copertina: la loggia di Piazza della Stampa. Foto di Roberto Crisci.

La Madonna del Rosario

Alla fine di Via Balbi direzione Principe, sul civ n. 146r. è affisso un bassorilievo marmoreo dalla curiosa forma ottagonale.

L’edicola tardo secentesca è nota con il nome di Madonna del Rosario perché la Vergine, al centro della scena, tiene in braccio il bambino e in mano – appunto- il rosario.

Ai lati due dei quattro santi patroni della città San Giovanni Battista e San Lorenzo sono a lei rivolti.

La composizione poggia su un cumulo di nubi che avvolgono il fregio con il monogramma di Maria e una piccola luna.

Purtroppo l’originale tavella in splendente marmo bianco è completamente annerita da smog e fuliggine.

Poco sotto si nota anche un piccolo ovale marmoreo settecentesco con il bassorilievo di Gesù bambino addormentato sulla croce.

In copertina: La Madonna del Rosario. Foto di Raffaella Repetto.