Quando anche con un cielo terso vicino alla Lanterna i nembi volavano bassi. Ma non erano soffici nuvole bensì colonne di fumo prodotte dai colpi di cannone.
Quando intorno al Faro, a difesa del porto erano state predisposte e potenziate, a varie riprese, volute dai Savoia, le batterie di cannoni di San Benigno. Tale artiglieria, continuò ad essere presidiata e puntigliosamente mantenuta in funzione grazie a regolari esercitazioni fino al 1915, anno della sua definitiva dismissione.
Sul sovrastante colle di San Benigno, dove un tempo sorgeva l’omonimo secolare monastero (XII sec.) intitolato a San Paolo, d0po i moti del 1849 furono erette, per volere del generale La Marmora, anche due grandi Caserme adibite ad ospitare la truppa.
Vennero anch’esse dismesse nel 1920 e poi, nel 1925, definitivamente demolite.
La tradizione per convenzione adotta il 1128 come anno di fondazione del nostro Faro ma si sa che già precedentemente, nel luogo dove sarebbe poi sorta si bruciavano steli di brisca, la ginestra raccolta a Briscata in Val Bisagno, per comunicare con le navi.
Leggenda narra che, proprio come accadeva nell’antico Egitto con gli architetti delle Piramidi, il suo costruttore perché non replicasse simil prodigio, una volta terminata l’opera venne buttato giù dalla torre.
Un’altra versione di tale vicenda racconta invece che il maestro venne eliminato per non corrispondergli il dovuto emolumento.
Dopo questa breve escursione nelle favole senza fondamento torniamo piuttosto alla storia, quella vera.
La Lanterna aveva la duplice funzione di faro e fortificazione e tutti gli utenti del Porto erano tenuti a contribuire alla sua manutenzione.
A partire dal 1320 venne dotata di cinquantadue lampade ad olio e di vetri piombati provenienti da Altare e Masone.
Nel 1507 ai suoi piedi, per volere dei francesi, venne edificata la fortezza della Briglia per controllare la città dal mare così come facevano dal Castelletto da terra.
I Genovesi si ribellarono e distrussero i simboli dell’occupazione straniera.
Nel demolire la Briglia la Lanterna venne danneggiata e rimase per circa trent’anni senza un piano, a metà.
Comprendendo la scogliera di Capo di Faro, Promontorio o San Benigno, che dir si voglia, su cui svetta, alta 117 metri, la Lanterna ci illumina e ci protegge in “saecula saeculorum”.
Più o meno nella stessa posizione in cui era ubicata la scomparsa antenata, la Torre dei Greci, nel 1820 venne collocato il Faro del Mandraccio, affettuosamente soprannominato “il Lanternino”.
La costruzione durò poco più di un secolo perché, nel 1929, con l’avvento dei grandi transatlantici che necessitavano di maggior spazio per le loro manovre, venne abbattuta.
In Copertina: “Il Lanternino del Mandraccio, cartolina tratta dalla Collezione di Stefano Finauri”.
… di un faro che non c’è più … ormai dimenticato…
Nel 1324 i “Salvatores portus et moduli” deliberano la costruzione di una nuova torre destinata a presidiare il lato levantino del porto.
È tempo dunque che madre Genova partorisca e che la Lanterna abbia una sorella.
Viene posizionata nella zona degli attuali Magazzini del Cotone, davanti al Baluardo e alla Malapaga. Il suo nome deriva dal fatto che, quello di S.Marco al Molo, il quartiere dove viene eretta, è la zona dove i mercanti greci avevano le loro abitazioni e vi gestivano traffici e merci.
Per circa 300 anni la Torre dei Greci ha coadiuvato la Lanterna nel difficile compito di proteggere il porto e difendere la città.
Nel ‘600, in seguito ai lavori resisi necessari per l’ampliamento del Molo, è stata demolita.
Di tutto ciò resta solo il prezioso ricordo testimoniato da numerose “vedute” di quadri, stampe e incisioni, come quella qui rappresentata del 1520.
In copertina dettaglio del quadro di Cristoforo Grassi del 1597. La tela rappresenta il ritorno della flotta dalla spedizione di Otranto del 1481, avvenuta l’anno successivo.