Percorrendo il Vico del Campanile delle Vigne, ci si imbatte in uno strepitoso sarcofago del II sec. d.C. raffigurante la morte di Fedra. Nel 1304 venne utilizzato per conservare le spoglie mortali di Anselmo d’Incisa, astronomo, alchimista e medico personale di Papa Bonifacio VIII e di Filippo il Bello, re di Francia.
Trattasi di una fedele copia poiché il prezioso originale è custodito presso il Museo Diocesano.
Al civ. 17 Palazzo Andrea Doria donato dalla Repubblica all’ammiraglio riconosciuto come “Padre della Patria” per averla liberata dall’occupazione francese. Il prestigioso portale di scuola toscana è per taluni opera di Niccolò da Corte e Gian Giacomo della Porta per altri, di Michele D’Aria e Giovanni da Campione. Ricco di animali esotici e fantastici quali pavoni, lucertole, teste di montoni e leoni, sirene danzanti, uccelli che beccano fiori, grifoni, pesci mostruosi e altri animaletti.
Sopra l’architrave è scolpita l’epigrafe relativa alla donazione: “Senat. Cons Andreae De Oria Patriae Liberatori Munus Publicum”.
“Era difficile descrivere il sentimento che lo colse alla vista della prima città italiana, la magnifica Genova. Si innalzarono su di lui i suoi campanili policromi, le chiese rigate di marmo bianco e nero e tutto il suo anfiteatro turrito che all’improvviso lo circondò da ogni parte, nella sua raddoppiata bellezza… Non aveva mai visto Genova prima di allora…”.
La scena è quella classica ma arricchita in questo caso da personaggi secondari che rimandano alla coeva “Adorazione dei Magi” di Via degli Orefici. Il pastore che suona la cornamusa e il gregge al pascolo si trovano infatti anche nel celeberrimo “Presepe” e costituiscono una sorta di tratto distintivo.
Seppure complessivamente in buono stato di conservazione il Portale presenta gli scudi dei due armigeri abrasi e il volto del Santo mancante.
“L’antica cattedrale di San Lorenzo è una delle cose più notevoli che abbiamo visto a Genova: vasta, con colonnati, maestosi pilastri e un grande organo, e la consueta pompa di dorature, dipinti, volte affrescate e così via. Io naturalmente non potrei descriverla: per farlo ci vorrebbe un bel numero di pagine”
“… Genova. Qui mi parve veramente che l’agognato miracolo stesse per compiersi. Ancora oggi la splendida impressione di questa città combatte in me la nostalgia della rimanente Italia. Passai alcuni giorni di vera ebbrezza; ma fu certamente la mia grande solitudine in mezzo a queste impressioni che ben presto mi fece sentire l’estraneità di questo mondo, in cui mai mi sarei potuto sentire come in casa mia. Incapace di visitare secondo un piano regolare i tesori artistici della città, mi abbandonai senza guida ad una specie di sentimento musicale del nuovo ambiente in cui mi trovavo, e cercai prima di tutto il punto in cui avrei potuto fissarmi e godere tranquillamente delle mie impressioni.
Il mare di Settembre non si può spiegare, si può solo respirare.
“Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po’ della tua ghiaia
un po’ del tuo sale azzurro
un po’ della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po’ più di speranza
eccoci con un po’ più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare”.
(Nazim Hikmet)
Di che incommensurabile fortuna godiamo noi che invece abbiamo il privilegio di viverlo e ammirarlo ogni giorno!
Nel blu cupo, azzurro turchese, verde smeraldo o grigio perla che sia, io e te uniti per sempre… e anche i pensieri, per un momento, cessano ammutoliti il loro moto perpetuo.
Terza scena secondo atto del Percorso iniziatico del romantico Parco di Villa Pallavicini a Pegli: Castello del Capitano
Giunti alla sommità del colle si deduce che il borgo oggi non più esistente era governato da un valoroso Capitano, che abitava nel castello ora diroccato (il marchese volle farlo costruire da Canzio secondo il tipico immaginario ottocentesco del castello medievale: con un’alta torre, le merlature, le vetrate colorate, il ponte levatoio).
“Le persone sono come quelle finestre di vetro a specchio. Brillano e luccicano quando il sole è alto, ma quando arriva l’oscurità, la loro vera bellezza si rivela solo se vi è una luce all’interno”
(Elizabeth Kubler-Ross).
Andarsene via così, se possibile, dev’essere ancora più dura che in un giorno di sole… e già viene voglia di tornare…
“Andare via lontano a cercare un altro mondo, dire addio al cortile, andarsene sognando. E poi mille strade grigie come il fumo, in un mondo di luci sentirsi nessuno. Saltare cent’anni in un giorno solo, dai carri dei campi agli aerei del cielo. E non capirci niente e aver voglia di tornare da te”.
Cit. da Ciao Amore di Luigi Tenco.
La Grande Bellezza…
In copertina: il grigio dei tetti del centro storico. Foto di Leti Gagge.
No questa mi spiace non si può proprio confondere con nessun’altra costruzione umana. Buon Compleanno Lanterna. 890 anni e non sentirli. “Un faro che illumina dove il sole non arriva”.
La Grande Bellezza…
All’alba o al tramonto anche la parte più moderna del Porto Antico esercita il suo fascino e persino il mare non può far altro che fermarsi a guardare.