Da Salita del Fondaco

Il toponimo di Salita del Fondaco richiama l’antica consuetudine mediterranea legata all’utilizzo di un magazzino di merci aperto in terra straniera con relativo alloggio per i mercanti.

Il termine fondaco infatti deriva (pron. fóndaco) dal greco πάνδοκος, albergo, e attraverso l’arabo فندق‎, funduq, diviene letteralmente “casa-magazzino”.

“Un abete speciale Quest’anno mi voglio fare un albero di Natale di tipo speciale, ma bello veramente. Non lo farò in tinello, lo farò nella mente, con centomila rami e un miliardo di lampadine, e tutti i doni che non stanno nelle vetrine. Un raggio di sole per il passero che trema, un ciuffo di viole per il prato gelato, un aumento di pensione per il vecchio pensionato. E poi giochi, giocattoli, balocchi quanti ne puoi contare a spalancare gli occhi: un milione, cento milioni di bellissimi doni per quei bambini che non ebbero mai un regalo di Natale, e per loro ogni giorno all’altro è uguale, e non è mai festa. Perché se un bimbo resta senza niente, anche uno solo, piccolo, che piangere non si sente, Natale è tutto sbagliato”.


Cit. Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra.

La Grande Bellezza…

La Galleria degli specchi

La galleria degli Specchi di Palazzo Reale fu fatta costruire dai Durazzo e decorata a fresco 1730 da Domenico Parodi con statue romane e affreschi metaforici sulle virtù e sui vizi.

L’ambientazione comprende e fonde con eleganza e raffinatezza pittura, scultura, architettura accompagnando il meravigliato ospite in un viaggio nell’arte a tutto tondo.

Le scelte artistiche dei committenti furono certamente influenzate dai precetti del vicino centro gesuitico dei Santi Gerolamo e Saverio di cui i nobili del casato erano abituali frequentatori.

Tutte le scene realizzate hanno infatti un comune trait d’union di monito moraleggiante. Le antiche divinità, Venere, Bacco, e Apollo con Marsia, riproducono dunque i vizi che portarono alla rovina i grandi imperi dell’antichità, rappresentati dai quattro imperatori raffigurati nei medaglioni ovali: Sardanapalo, Dario, Tolomeo e Romolo Augustolo.

Le figure femminili simboleggiano invece le allegorie delle virtù teologali e cardinali riferimento dei Durazzo, il cui stemma campeggia al centro del percorso.

La galleria degli Specchi nella sua meravigliosa armonia costituisce veramente un gioiello di rara eleganza e sfarzo in cui spiccano quattro statue (Giacinto, Clizia, Amore o Narciso, Venere) di Filippo Parodi (padre di Domenico) e un superbo gruppo marmoreo (Ratto di Proserpina) di Francesco Schiaffino.

“La bellezza salverà il mondo”…

“È vero, principe (Miškin) che lei una volta ha detto che la ‘bellezza’ salverà il mondo?

State a sentire, signori,” gridò ad alta voce, rivolgendosi a tutti, “il principe sostiene che la bellezza salverà il mondo!

E io sostengo che questi giocondi pensieri gli vengono in testa perché è innamorato.

Signori, il principe è innamorato (…) Ma quale bellezza salverà il mondo?”

Cit. da “L’idiota” 1869 di Fedor Dostoevskij (1821-1881).

Non so il principe Miškin, protagonista del celebre romanzo dello scrittore russo, di chi fosse innamorato e nemmeno se la bellezza salverà davvero il mondo.

Però costei la conosco, l’ho vista:

l’ho incontrata pensierosa in riva al mare, assorta sulle alture, misteriosa fra i caruggi, riccamente addobbata nelle chiese e meravigliata nei palazzi;

l’ho incrociata all’imbrunire passeggiare sui tetti di ardesia, scalare le torri di mattoni, arrampicarsi sui campanili di pietra, incantata dalle luci della Lanterna;

l’ho intravista nei porticcioli confondersi tra i pescatori mentre rassettano le reti prima di imbarcarle sui gozzi.

l’ho scorta affaticata percorrere le creuze, riposarsi un momento, prima di addormentarsi persa nei colori del tramonto;

l’ho persino sorpresa all’alba annusare rapita il profumo della focaccia appena sfornata, oppure nascosta dentro un mortaio di marmo sopra il lavello di una cucina.

In realtà si aggira un po’ dappertutto: a volte timida si manifesta dimessa sotto mentite spoglie, altre baldanzosa si palesa in tutto il suo splendore, stupita – lei si – del fatto che spesso, anche in questo caso, non riusciamo a riconoscerla.

Eppure la bellezza, la grande bellezza abita a Genova.

La città vecchia. Foto di Leti Gagge.

Notturno genovese

“Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che possono esistere solo quando siamo giovani, caro lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso, che a guardarlo veniva da chiedersi: è mai possibile che vi sia sotto questo cielo gente collerica e capricciosa?”


Cit. dalle Notti Bianche di Fëdor Dostoevskij.

E la Lanterna laggiù squarcia le tenebre e brilla come un diamante sopra un tappeto di pietre preziose.

Foto di Fabrizio Robba.

La Grande Bellezza…

Io mi sono guardato Genova

Genova. Io mi sono guardato questa città, con le sue ville, i suoi parchi e l’ampio circondario delle sue colline e dei suoi declivi, tutti abitati, per un bel po’; debbo infine dire che vedo volti di stirpi passate, ché questa regione è disseminata di immagini di uomini arditi e sicuri di sé.

Hanno vissuto e voluto continuare a vivere: me lo dicono con le loro case, costruite e abbellite per i secoli, e non per l’ora fugace; amavano la vita, per quanto spesso potessero essere malvagi con se stessi”.

Cit. Nietzsche

Foto di Agnese Barbara Cittadini.

Le scogliere di Nervi

“Genova! La mia città natale – città gloriosa! Volgendo lo sguardo alle onde azzurre del Mediterraneo – non ti ricordi di me nella mia giovinezza, quando le tue scogliere e i promontori, il tuo cielo luminoso e gli allegri vigneti, erano il mio mondo?”

Così annotava l’autrice di “Frankenstein” durante il suo soggiorno in Albaro avvenuto fra il 1822 e il 1823 presso Villa Negrotto.

Cit. Mary Shelley (1797-1851) scrittrice anglosassone.

Foto di Leti Gagge.

Avere niente e sentirsi padroni…

“Giro per le strade di Genova, è la mia città. Voi gente normale non potete apprezzare cosa si prova ad essere come me, a non aver niente e nello stesso tempo sentirsi padroni”.

Cit. Bruno Lauzi

… pensiero che non è poi molto diverso dai versi del cantore napoletano Pino Daniele quando racconta della sua terra…

“Chi tene ‘o mare
cammina see’a vocca salata
chi tene ‘o mare
‘o sape ca è fesso e cuntento.
Chi tene ‘o mare ‘o ssaje
nun tene niente…”.

La Grande bellezza…

Mareggiata a Boccadasse foto di Leti Gagge.

Genovesi d’Oriente

“La torre Galata da quasi 700 anni svetta su Istanbul a secolare ricordo delle glorie genovesi”.

“Nessuno appartiene a Genova quanto i genovesi d’Oriente. Nessuno sa amarla come loro. Per quanto essa cada, la vedono in piedi; per quanto imbruttisca, la vedono bella; per quanto sia rovinata e schernita, la vedono prospera e sovrana. Del suo impero non resta niente, niente eccetto la Corsica e quella magra repubblica costiera dove ogni quartiere dà le spalle all’altro, dove ogni famiglia augura la peste all’altra e dove tutti maledicono il re cattolico pur continuando a sgomitare nell’anticamera dei suoi rappresentanti; nel cielo dei genovesi in esilio, invece, brillano ancora i nomi di Cafra, di Tana, di Jalta, di Mavocastro, di Famagosta, di Tenedo, di Focea, di Pera e Galata, di Samotracia e Cassandra, di Lesbo, di Lemno, di Samo, di Icaria, di Chio e di Gibelleto – tante stelle, tante galassie, tante strade illuminate!”

Cit. Amin Maalouf

Nella foto la Torre Galata svetta su Istanbul.