Il Maestro Guglielmo

Alla base del campanile della chiesa di San Giovanni di Prè si nota, all’interno di una singolare monofora archiacuta, il rilievo di un volto.

Si tratta del profilo del maestro Guglielmo, cavaliere gerosolimitano fondatore del complesso, meglio noto come Commenda, di Prè.

L’epigrafe del 1180 scritta in caratteri gotici, tradotta racconta come se fosse la chiesa a parlare:

Io tempio del Signore sorsi qui a cur di Guglielmo per il quale di grazia tu che passi recita un pater. Fu cominciato nel 1180 al tempo di Guglielmo.

In copertina: la monofora della Commenda. Foto di Leti Gagge.

Edicola di Via Sant’Agnese n 13

Nel quartiere del Carmine in via S. Agnese n. 13 si trova quel che resta del tabernacolo vuoto di una settecentesca edicola barocca.

In origine il piccolo tempio conteneva una statua di Madonna con Bambino, oggi scomparsa.

Sul fastigio si distingue una testa di cherubino mentre alla base si nota un cartiglio con il monogramma di Maria.

L’azzurro intenso del rivestimento lascia immaginare quanto fosse colorata e vivace quest’edicola che, oggi purtroppo, versa nel più completo abbandono.

Antonio il mercante esploratore…

In piazza Cattaneo è affissa una lapide che ricorda Antonio Malfante mercante genovese del XV sec.

La pietra celebrativa venne apposta nel 1936 in piena epoca fascista come propaganda delle imprese colonialiste del regime.

Antonio Malfante fu infatti il primo uomo occidentale di cui si ha notizia a viaggiare via terra nel nord Africa.

Tra il 1446 e il 1447 la carovana di Antonio penetrò nella zona sahariana e sub sahariana spingendosi poi alla ricerca del leggendario oro di Palola.

Imparò diverse lingue locali e strinse rapporti commerciali con i potentati degli attuali stati di Marocco e Algeria. Presso quest’ultimo sultanato ottenne addirittura protezione dallo sceicco Sidi Yahia ben-Idir.

Antonio raccolse in un diario le informazioni, frutto delle conversazioni con lo sceicco, sulle popolazioni del Sahel e dell’Antica nera.

A lui si devono, ad esempio, le prime notizie sulla tribù nomade dei Tuareg.

Il pioniere genovese fece in tempo a tornare a Genova per illustrare alla nobiltà mercantile cittadina le enormi potenzialità delle terre da lui visitate.

Il coraggioso esploratore morì purtroppo a soli quarant’anni nel 1450 a Maiorca nelle Canarie scoperte anch’esse, guarda caso, nel 1312 da un altro navigatore genovese, Lanzarotto Maloccello.

Il mondo conosciuto in quei secoli stava allargando i propri orizzonti e i Genovesi, con le loro abilità nautiche e cartografiche, ne furono i principali protagonisti.

Piazza della Stampa

Piazza della Stampa deve il suo nome al fatto che nel 1471 fu la sede del primo laboratorio tipografico cittadino fondato da due artigiani alemanni Lamberto di Delft e Antonio da Anversa.

Protagonista assoluta del luogo è la duecentesca loggia delimitata da due grandi arcate ogivali in conci bicrome e sormontata da una cornice di archetti.

Piazza della Stampa. Foto di Roberto Crisci.

Al centro, come se nulla fosse, una spettacolare colonna romana in granito con capitello a foglie grasse.

La base tonda della colonna poggia su un grande basamento in conci quadrati che ha la funzione di sollevarla dal livello scosceso del civico.

La loggia è occupata da un esercizio commerciale. Per ragioni pratiche è stata spaccata e chiusa con una pacchiana lunetta in ferro e vetro.

La lapide di Stefano Ansaldo.

A fianco è affissa una lapide inerente questioni di vicinato che recita:

Servitvti Perpetve Erga Domos / Vicinas / Et ad Beneplacitvm Dominorvm Earvndem / Platea hec Obnoxia Esto / vt ex Instrvmento Penes. Not. Ioem Stephanvm / Ansaldvm Diei 9 Aprilis 1699.

In copertina: la loggia di Piazza della Stampa. Foto di Roberto Crisci.

La Madonna del Rosario

Alla fine di Via Balbi direzione Principe, sul civ n. 146r. è affisso un bassorilievo marmoreo dalla curiosa forma ottagonale.

L’edicola tardo secentesca è nota con il nome di Madonna del Rosario perché la Vergine, al centro della scena, tiene in braccio il bambino e in mano – appunto- il rosario.

Ai lati due dei quattro santi patroni della città San Giovanni Battista e San Lorenzo sono a lei rivolti.

La composizione poggia su un cumulo di nubi che avvolgono il fregio con il monogramma di Maria e una piccola luna.

Purtroppo l’originale tavella in splendente marmo bianco è completamente annerita da smog e fuliggine.

Poco sotto si nota anche un piccolo ovale marmoreo settecentesco con il bassorilievo di Gesù bambino addormentato sulla croce.

In copertina: La Madonna del Rosario. Foto di Raffaella Repetto.

Edicola in Via Mascherona N. 19

All’altezza del civ. N. 9 di Salita Mascherona rimane testimone del tempo che fu un tabernacolo vuoto e abbandonato.

Osservando la nicchia s’intravvedono ancora brani dei vivaci colori che decoravano l’edicola.

La statua della Vergine è per fortuna conservata al Museo di S. Agostino.

Secondo lo storico Remondini alla base della scultura marmorea vi era incisa l’epigrafe:

Ab Omnibus Propinqvis M.DC.XVII. Die. XV Luglio.

In copertina: Edicola di Mascherona 19. Foto di Stefano Eloggi.

Fantasie…

In quella che un tempo era la popolosa Via della Madre di Dio odierni giardini Baltimora, all’altezza dello svincolo sopraelevata e Corso Quadrio, si staglia un enorme edificio a specchi.

Nell’ammirare il verde paesaggio riflesso nelle sue finestre me lo sono immaginato come un gigantesco televisore a cristalli.

Allora ho fantasticato su come sarebbe stato bello premere un pulsante dell’ipotetico telecomando e d’incanto veder riapparire sullo schermo il grigio ardesia dei millenari quartieri demoliti.

La Grande Bellezza…

In copertina: Foto di Leti Gagge.