trova requie nel mondo nostalgico ed ovattato dei ricordi è la Porta Aurea, facente parte della cinta muraria del Barbarossa.
Così chiamata perché eretta sul colle di Piccapietra in prossimità delle abitazioni dei Doria.
Di qui, per contrazione del temine, il toponimo del quartiere Portoria.
La porta sovrastata da due imponenti torrioni (come Porta Soprana e Porta dei Vacca) troncati nell’ 800, era collocata in cima a Salita Cannoni.
I Cannoni però non facevano paura… non erano strumenti di morte bensì potenti condutture d’acqua per alimentare le sue fontane.
Negli anni ’60 del secolo scorso il quartiere di Piccapietra venne demolito e con esso i secolari ospedali di Pammatone e degli Incurabili, ovviamente, insieme alla nostra quasi millenaria Porta.
sotto il livello dell’odierna Piazza Caricamento, una piazza di raccordo e di smistamento delle merci, un tempo protette dal Molo Vecchio, vi fossero delle piccole spiagge.
Le imbarcazioni attraccate ai moli prima in legno e poi in muratura, nei periodi di secca venivano ricoverate negli scagni sotto il porticato.
Il Porto antico era tutto qui e persino l’attuale Palazzo San Giorgio era noto anche con l’appellativo di Palazzo del Mare perché eretto a picco sulla scogliera e bagnato dai flutti per tre dei quattro lati.
L’impatto osservandolo dal mare doveva essere di sicuro effetto…
D’altra parte come ricordato da Fossati e De Andrè: “Chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare…”.
montata, smontata e rimontata proprio come i templi egizi di Abu Simbel…
Porta Pila, eretta fra il 1626 e il 1639, rappresentava, insieme alla scomparsa Porta Romana di Via San Vincenzo, l’accesso a levante delle Mura Nuove (quello a occidente era costituito dalla Porta della Lanterna).
Si trovava all’incrocio fra le attuali Via XX e Via Fiume.
Per accedere alla città provenendo dalle campagne si varcava l’omonimo ponte posto sulle Fronti basse e poi, dinnanzi, si parava l’imponente spettacolo dei bastioni, della Porta e delle sue severe mura. In origine la costruzione era destinata a difendere le dimore di Porto S. Maurizio ma i Padri del Comune ne ottennero lo spostamento a Genova.
Sorretta con colonne in pietra di Finale, disegnata dall’arch. Bartolomeo Bianco (lo stesso della fontana di Giano) è adornata con un’edicola disegnata da Domenico Fiasella e realizzata da Domenico Casella (detto lo Scorticone) raffigurante la Madonna Regina alla quale è consacrata.
Sopra reca il laconico motto “Posuerunt me custodem”.
Sul finire dell’800 in seguito ai lavori di soppressione delle Fronti Basse la Porta fu demolita e ricostruita presso il bastione di Montesano.
Il selvaggio inurbamento fece si che anche da lì, nel 1950, dovette essere nuovamente smantellata e riassemblata in Via Imperia, zona Brignole, dove ancora oggi riposa dimenticata.
Un progetto del 2011, rimasto per ora inascoltato, ne prevede il recupero, ponendola nella zona antistante la Stazione Brignole, valorizzandone l’aspetto scenografico.
c’era l’omonima Porta ricavata dalla roccia e, per varcarla, ai foresti necessitava fino al 1926 (anno dell’istituzione della Grande Genova da Nervi a Voltri per volere di Mussolini), pagare dazio.
Il Faro segnava il confine fra Genova e Sampierdarena e osservava benigno i traffici diretti verso i mercati d’Oltralpe (da qui l’odierna Via di Francia).
bastioni del Montegalletto non incutevano più soggezione, scavalcati ormai dal progressivo inurbamento.
Anche la secolare Salita Oregina, la creuza percorsa dai Dogi in pellegrinaggio verso il santuario della Madonnetta, aspetta rassegnata la sua porzione di cementificazione.
Cartoline tratte dal volume “Saluti e Baci” di Vito Elio Petrucci.
di Ponticello si arrampicava fiducioso a Porta Soprana… quando il caruggio brulicava di vita e attività commerciali e la casa di Colombo si confondeva fra le altre…
sopra l’arco della Porta, dalle sue finestre, il Boia osservava minaccioso!
… le lenzuola stese parevano vele in mare aperto e, da dietro, curioso…. sbirciava il Ponte.
Il Ponte ora non sbircia più, è rimasto solo, basito e sgomento….. terminati i lavori…. aleggia la desolazione di silos, parcheggi, giardini e palazzi anonimi e senza vita. La speculazione ha trionfato ma le sue costruzioni, a distanza di soli quarant’anni, saranno punite dal giudice più severo, il tempo… mentre sotto, a ragion veduta, il rivo Torbido continua, ancora oggi, a mugugnare. Sia imperitura vergogna della Commissione Astengo istituita dal Sindaco Pertusio che l’ha decisa, del Cardinale Siri che l’ha approvata e benedetta e degli architetti Dasso, Bruzzone e Aulenti che l’hanno progettata e attuata.
Santa Brigida non era seconda nemmeno alla Madre di Dio… quando lo scroscio dei truogoli imitava il gorgheggio del mare e nemmeno il bianco e nero riusciva a smorzare, della Piazza, i luminosi colori….
le Mura delle Grazie e della Marina segnavano il confine fra la città e il mare.
Erette nel dodicesimo secolo furono più volte risistemate fino a trovare la definitiva configurazione nel 1630, all’interno delle Mura Nuove.
Quando venne edificato il tratto della Marina con l’omonima Porta posta in corrispondenza dello sbocco a mare del Rio Torbido.
Con la costruzione della Circonvallazione a mare le Mura persero la loro funzione di baluardo per ridursi a semplice muraglia di contenimento per la stradina che la costeggia.
Al centro del seno di Giano, davanti ai due grandi archi ancora oggi visibili, lo scoglio Campana, fonte di ispirazione di innamorati e poeti come Domenico Monleone che, nel 1928, compose la celebre lirica ” A- o Scheuggio Campann-a”.
Sepolto dal cemento lo scoglio, accompagnato dal mare, intesse il suo lamentoso canto.