Fin dal Medioevo l’ultimo piano della torre del Palazzo Ducale -O Päxo per i Genovesi- ospitava una cella campanaria.
Diverse campane si sono susseguite nei secoli fino al 1941, quando durante la seconda guerra mondiale, quella presente venne fusa per realizzare dei cannoni.
Ai camalli della Compagnia dei Caravana era riconosciuto il privilegio di far risuonare il Campanon quando si convocavano a Palazzo i nobili per il Gran Consiglio della Repubblica.
La campana più duratura di cui si ha notizia durò quasi 300 anni avendo con il suo suono -si dice- udibile fino a Savona, celebrato la vittoria della Lega Santa sugli Ottomani nella battaglia di Lepanto nel 1571.
Nel 1860 in concomitanza di un altro festeggiamento, quello dell’annessione della Toscana e dell’Emilia (a quel tempo Genova apparteneva ai Savoia), il campanone si ruppe.
Stessa sorte ebbe il sostituto che svolse diligentemente il proprio compito fino al 1925 quando anch’esso venne rimpiazzato:
“Calato dalla torre il 3 maggio 1925 per la sua rifusione, il nuovo campanone fu reinstallato il 15 aprile del 1926, con un’imponente cerimonia alla quale partecipò tutta Genova; poi, la domenica del 26 aprile, fece finalmente sentire la sua voce, salutato dal coro festoso di tutte le campane della città“. Testo de A Compagna.
Una voce che inizialmente fu oggetto di numerose lamentele da parte dei genovesi i quali sostenevano avesse un suono sordo e comunque non come quello di una volta.
Costretto così, a rispondere alle critiche, fu il Sig. Boero fonditore, discendente di una dinastia di costruttori di campane che aveva bottega in salita di Mascherona.
L’artigiano, portando ad esempio la campana grossa di San Lorenzo (fusa dal padre) che presentava la stessa distonia e della quale erano ora tutti soddisfatti, spiegava che per ottenere l’armonico effetto sonoro auspicato, il campanone avrebbe dovuto risuonare per un po’ di tempo.
“Purtroppo causa la guerra, nell’aprile del 1941 venne demolito e donato alla Patria, perché con il suo bronzo si fondano nuovi cannoni per la nuova vittoria“. Testo de A Compagna.
Grazie all’impegno dell’Associazione “A Compagna”, dal cui sito riporto il verbale dell’evento, nel 1980 O Campanon ha ripreso, come nei secoli precedenti, a scandire i principali avvenimenti cittadini.
“Molti gli anni di silenzio assoluto sulla torre, fin quando – in occasione del Parlamento del 1979 – ai soci viene comunicato che «semmo in graddo de fâ tornâ in sciä Töre de Päxo o Campanon: unna grande azienda zeneize a l’à zà offerto unna grande quantitae de metallo (rammo, bronzo e latton), mentre o Scindico o l’à daeto a sò adexòn». Il 24 aprile 1980, il nuovo campanone ritorna a suonare per tutti i genovesi. “
La cerimonia è ricordata in una lapide sottostante la Torre in cui si legge:
“Genova celebra oggi
24 aprile 1980
o Campanon de Päxo
ripristinato nell’antica sede
auspice A Compagna
generosamente
partecipi
il Comune e i Cittadini.”
“Era la mattina del 26 aprile 1980 ed era stata appena scoperta in Via Tomaso Reggio la lapide commemorativa; l’allora sede de A COMPAGNA, la Loggia degli Abati del Popolo, rigurgitava di invitati, di autorità, di soci: a un certo momento il console Augusto Cavassa si è rivolto al Sindaco di Genova, Fulvio Cerofolini, dicendogli in genovese: «Scio Scindico, oua ch’emmo faeto trenta, scia dovieiva fa trent’un e completâ l’opera, faxendo issâ a bandëa de Zena in scia Töre». I presenti hanno assentito caldeggiando la proposta e il Sindaco, dopo essersi guardato intorno, quasi a voler chiedere conferma della sincerità e della profondità del nostro desiderio, ha detto semplicemente che sì, che la nostra richiesta era giusta e che avrebbe subito dato disposizioni affinché la bandiera fosse issata sulla Torre di Palazzo Ducale (la Grimaldina). E così, dai primi giorni del mese di maggio di quel lontano 1980, tutti i genovesi possono vedere garrire al vento il vessillo rosso-crociato della Repubblica di San Giorgio“.
Il «Campanon de Päxo», voluto dai Soci, che hanno partecipato con una generosa sottoscrizione, è stato fuso ad Avegno dalla Ditta Enrico Picasso e reca sul bordo il verso di speranza di Edoardo Firpo: «Pe questa taera antica sempre ritorna un mäveggioso giorno».
I testi in corsivo sono estrapolati dal sito Ufficiale de “A Compagna”: www.acompagna.org.
In Copertina: La bandiera di San Giorgio sventola sulla torre Grimaldina di Palazzo Ducale. Foto di Leti Gagge.