Il palazzo fu edificato su cinque precedenti costruzioni medievali all’inizio 1700 da Lamba Doria.
Il sobrio ma elegante portale è caratterizzato da una semplice cornice in marmo a tutto tondo con un fregio di frutta e fiori e, al centro, il trigramma di Cristo.
L’edicola in Via Luccoli 9r (datazione incerta XVII – XIX sec.) si presenta con tempietto in forma classica con lesene scanalate, capitelli ionici e timpano triangolare.
La nicchia molto profonda è chiusa da un vetro a protezione di una goffa e grossolana rappresentazione della Lanterna.
La statua originale della Madonna col Bambino che conteneva, invece, è andata persa, distrutta o rubata.
Quando la Commenda era stata privata della sua quasi millenaria vocazione storica, religiosa e militare della città.
Quando venne inopinatamente destinata ad abitazioni private, botteghe, cantine e magazzini.
Persino bar e farmacia e le sue preziose arcate di pietra di Promontorio murate senza ritegno.
Quando addirittura dove l’Embriaco era tornato da eroe con le spoglie del Precursore e i tesori della Crociata c’erano le auto.
Il secolare Campanile a cinque guglie assiste incredulo. Chissà che dispiacere per Guglielmo di Voltaggio suo fondatore e per Ugo Canefri (S. Ugo) suo leggendario Priore.
“La Commenda negli anni ’50 del secolo scorso”.
In completo abbandono e nel massimo degrado si trova la quattrocentesca edicola della Madonna con Bambino in Piazza Santa Maria degli Angeli. Il tempio, oggi vuoto, conteneva un tempo la statua lignea della divina coppia custodita i inizialmente presso la Soprintendenza dei beni Artistici e Storici, oggi nella Galleria Nazionale di Palazzo Spinola in Pellicceria.
Secondo la tradizione in occasione del 15 agosto la piazza e l’immagine sacra, oggetto della devozione popolare, venivano addobbate con tappeti e stoffe preziose.
Oggi al posto dei preziosi tappeti, cassonetti stracolmi di rumenta e maleodoranti tappeti di sporcizia.
Quando il ponte di Via Caprera attraversava il sottostante rio Vernazza già a quel tempo sepolto sotto il cemento.
Quando la Via si arrampicava su di un pendio comunque ancora a carattere agreste e parzialmente disabitato.
Quando il traffico era rappresentato da tram, tombarelli e sporadiche automobili.
“Cartolina di Via Caprera a inizio ‘900”.
Per Genova in pittura il ‘600 è sinonimo di Barocco. Lo stile sviluppato sulle orme di Rubens e Van Dyck da un fiorire di grandi artisti locali quali, fra i tanti, Bernardo Strozzi, Domenico Fiasella e Giovanni Battista Gaulli detto Il Baciccio.
In questo contesto, nei primi decenni del secolo, emerge comunque l’opera di un artista toscano la cui opera si rifà invece ai dettami più classici di Caravaggio.
Nella chiesa di S. Siro si può infatti ammirare l’Annunciazione, lo straordinario capolavoro del pisano Orazio Gentileschi.
Sulla tela l’artista imprime il suo stile intimo e sobrio. Ecco
allora, iniziando dai dettagli, il letto disfatto con il lenzuolo stropicciato.
La finestra, con i realistici vetri a losanghe, da cui entra
lo Spirito Santo sottoforma di colomba mentre la luce si abbatte sul muro
evidenziandone una realistica crepa.
Protagonista è l’angelo dipinto con una raffinata gamma di
sfumature che variano dal viola al rosa delle maniche, al giallo della veste
nel suo soffice panneggio, fino alle piume delle ali che sembrano scolpite nel
marmo.
Mentre la Vergine appare in atteggiamento pudico e discreto il profilo dell’angelo esce dall’ombra volgendosi verso la mano in piena luce ad indicare la volontà dello Spirito Santo di cui è esecutore.
La Grande Bellezza…
In Via del Molo 54r si trova la secentesca edicola di San Giovanni Battista nota per la sua singolare collocazione.
Il tabernacolo infatti che custodisce nella sua profonda nicchia la statua del santo è inserito dentro alla fontana detta dei “Cannoni del Molo”, una delle stazioni terminali dell’acquedotto storico.
A tale cisterna risalente al 1634 erano collegati i tubi, un tempo chiamati “cannoni” che distribuivano l’acqua alle fontane pubbliche.
I cannoni, a differenza dei più evoluti bronzini dotati di valvola, erano forniti solo di tappi costruiti in marmo o ceramica, o ferro.
Proprio accanto al piccolo tempio si notano due listelle di marmo incastinate nelle pietre con numerazione araba e romana. Sotto s’intuisce la bocca marmorea, oggi occlusa, di uno di questi cannoni.
L’edicola in stucco si presenta nella canonica conformazione a tempietto classico con colonne ioniche in marmo.
La scultura protetta invece da una elaborata grata in ferro battuto risulta purtroppo poco visibile.
Ai lati sono incise due coccarde con cartiglio a forma di scudo abrasi.
Alla base la celebre epigrafe:
“Moles Esto / et Mollias /
MDCXXXIII.
“Da Voltri a Genova si vedono sempre case, tutto annuncia una grande città. Presto il porto appare e si vede la bella città seduta ai piedi delle montagne. Il faro della Lanterna, come un minareto, dà all’insieme qualche cosa di orientale e si pensa a Costantinopoli”.
Cit Gustave Flaubert.
“Signore di questo porto
vedi mi avvicino anch’io
vele ancora tese
bandiera genovese
sono io”.
Cit. da Passalento di Ivano Fossati.
La Grande Bellezza…
Foto di Mario Nicosia.
In Piazza Inferiore di Pellicceria si trova la settecentesca edicola della Madonna della Salute.
Il tabernacolo è tristemente vuoto e non si sa se in passato contenesse un dipinto o un rilievo dell’immagine sacra.
Rimane un piccolo elegante tempio con cornice mossa, due teste di cherubini alati che si sporgono, il tettuccio spiovente e la mensa in ardesia.
In Via Luccoli all’angolo con Piazza Chighizzola si trova in posizione dominante la strada l’edicola di San Giovanni Battista.
Il secentesco manufatto, secondo gli storici dell’arte, di scarso valore reca sulla base l’epigrafe:
“S. Io: Baptista / 1625 Adi 29 Agosto.