Sotto l’archivolto di Vico del Duca, proprio davanti a Palazzo Tursi, restano due nicchie sorelle tristemente vuote. Si sa che in origine contenevano le statue di due santi di cui non si conosce l’identità.
Lì vicino, al civ. n. 7, si può invece ammirare, protetto da una grata, un piccolo rilievo marmoreo che rappresenta Sant’Antonio da Padova con in braccio il Bambino.
La scena è resa particolarmente graziosa da un leggero panneggio e da un mazzolino di fiori in mano del Santo.
Nel caruggio intitolato alla nobile famiglia dei Pallavicini che, a partire dal ‘200, ha fornito alla città ambasciatori, vescovi, poeti, magistrati, senatori, uomini d’arme e Dogi si trova una piccola ma elegante edicola a forma di medaglione.
L’ignoto autore di questo minuto capolavoro è riuscito a trasmettere nel tondo marmoreo tutta la delicatezza e l’intimità della scena della Vergine con il Bambinello ignudo in braccio.
Nel X secolo questa contrada a ridosso della Ripa Maris era fuori alle mura e conosciuta come la “zona dei marmi” perché adibita al deposito di tale materiale appena sbarcato in porto.
La Piazza De Marini deve il nome all’omonima illustre famiglia iscritta agli Alberghi che annoverò fra le sue fila conti, arcivescovi, marchesi, senatori, Dogi e cardinali.
Costoro, di parte guelfa, stabilirono qui le proprie case molte delle quali nel 1398 furono bruciate dai rivali ghibellini durante una delle frequenti lotte intestine.
Al civ. n. 1 della Piazza si può dunque ammirare il cinquecentesco portale con l’Allegoria della Pace che – vista la genesi della contrada -non poteva altro che essere in puro marmo di Carrara.
Il trave è sormontato da due eleganti figure femminili adagiate su cornucopie reggenti lo stemma abraso del casato.
Due torce accese nelle mani delle statue danno fuoco alle armi poste ai loro piedi.
Il piccolo tempio poggia sul massiccio pilastro ad angolo della loggia che occupava le due facciate dell’imponente palazzo con ingresso al civ 3 della Salita.
La struttura in stucco, assai elaborata e movimentata, risulta abbandonata a se stessa.
Purtroppo l’immagine originaria è stata rubata e sostituita con un’altra dozzinale riproduzione tra l’altro, a conferma di quanto sopra, incollata alla bell’è meglio.
Immancabile l’irriverente e ingombrante segnaletica stradale sottostante.
La piazza deve il nome alla battaglia che si svolse nel 1855 in Crimea nei pressi del fiume Cernaia. Lo scontro, in cui i camogliesi ebbero un ruolo logistico determinante, fu vinto dai Piemontesi contro l’esercito russo.
L’edicola oggi vuota intitolata a Nostra Signora della Provvidenza da il nome all’attigua farmacia. La statua è scomparsa e restano solo il tabernacolo del XVI – XVII sec. abbandonato a se stesso, stucchi sbrecciati e tanta tristezza.
In Vico Indoratori all’angolo con Scurreria la Vecchia si trova la settecentesca edicola della Madonna col Bambino e i Santi Giovanni Battista e Lorenzo.
Il dipinto originale della Vergine con due dei protettori cittadini, esposto all’interno di una cornice curvilinea, è sparito così come sparita è anche la sua copia restaurata qualche lustro fa.
Elegante la decorazione in stucco composta di riccioli floreali fra i quali spuntano due teste di cherubini.
In Via Luccoli sopra il portone de civ. n. 24, in posizione a dire il vero un po’ nascosta per chi la osserva, si trova un’edicola di Madonna con Bambino del sec. XVII – XVIII.
Il tempietto classico modellato in stucco presenta un timpano triangolare sorretto da mensole.
All’interno della cornice ornata con motivi floreali campeggia la Vergine col bambinello in braccio.
Purtroppo l’epigrafe alla base della statua risulta illeggibile. Sotto la mensa invece, al posto del tradizionale cartiglio, una corona floreale.
Proprio come una bella donna, magari un po’ in là con gli anni, ma pur sempre fascinosa, Genova va amata e rispettata a prescindere.
A prescindere dalle sue imperfezioni, ferite, smagliature e cicatrici.
Come quelle, a quasi 80 anni di distanza, lasciate dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale nella zona di Scurreria, una delle più martoriate del centro storico.
In Vico Indoratori ecco dunque un palazzo completamente devastato come se i muri fossero stati fessi dalla lama di un coltello gigante e con il pluviale che ne asseconda, forse per non offendere quel che resta della sottostante edicola votiva, pragmaticamente il profilo.
Non è forse anche questa una malinconica forma di Grande Bellezza?
Quando Portofino era l’ombelico di Hollywood e, ad esempio, fra i tanti la piazzetta era frequentata da John Wayne.
Quando il celebre attore, più che il cinematografico generale degli Yankees a suo agio sulla sella di qualche mustang indigeno, sembrava un vecchio lupo di mare a bordo del suo motoscafo.
In Vico Indoratori n. 9 rimangono i resti della Madonna delle Grazie col Bambino.
Purtroppo il tempo e l’incuria hanno distrutto la secentesca edicola in stucco. Questa era caratterizzata da un ampio drappeggio sostenuto da due angioletti in volo.
La statua è stata, come tante altre, rubata. Del suo regale profilo resta malinconica e smurata traccia nella nicchia. Gli stucchi sono irrimediabilmente danneggiati e gli angioletti sono mutili in più parti.