All’angolo fra Via Prè e Vico Marinelle si nota l’appariscente edicola della Madonna della Misericordia.
Il piccolo tempio realizzato nel 1816 in stile barocchetto genovese rappresenta la classica scena, all’interno di una nicchia in stucco a forma di grotta, dell’apparizione della Vergine al Beato Botta.
Tutto intorno spuntano putti e cherubini alati. In cima la crociera con lo Spirito Santo irradia i suoi salvifici raggi.
Purtroppo, nonostante il restauro di qualche lustro fa, l’edicola versa in condizioni critiche e necessiterebbe di nuovo intervento.
Il toponimo di Vico delle Vele sito nell’antico quartiere del Molo rimanda al luogo dove avevano sede i laboratori degli artigiani velai.
Qui, accanto alle scalette che conducono al caruggio, si trova una piccola e moderna edicola di scarso valore artistico.
Il piccolo tempio è privo di decori e abbellito solo da due colorati mazzolini di fiori. La statua è protetta da una grata a riccioli.
Interessante tuttavia è l’epigrafe incisa sul cartiglio che ne ricorda sia la distruzione che la ricostruzione:
” Aedam Hano Bellico / Furore Deletam / Clerus Popolusque / S. Marci / Reposuerunt”
In data 1 Nov. (…) Anno Sancto. L’anno risulta non leggibile.
E sotto. sopra un rilievo marmoreo , si legge ancora:
“Mater Misericordiae / Protege Nos / A. D. MDCCCLXXV (1875) – MCMVII (1908).
Anticamente Via delle Grazie conduceva all’omonimo santuario teatro delle preghiere dedicate a marinai e naviganti.
Al civ. 48r del caruggio sul cinquecentesco portale in pietra nera di Promontorio risalta un bassorilievo del XVII sec.
Il fastigio in pietra e marmo sul quale è ritratta la commovente Pietà risulta purtroppo male intonacato e trascurato.
Il toponimo di Canneto il Lungo trae origine dai cannicci che costeggiavano il fossato che dal colle di S. Andrea degradava fino al mare.
Quello di Via Chiabrera – invece – dal nome del celebre poeta savonese Gabriello vissuto a cavallo tra cinque e seicento. (1552 – 1638).
All’angolo tra i due caruggi, si trova un’edicola votiva, abbastanza recente e di modesta fattura.
All’interno di una lineare cornice marmorea decorata con due semplici teste di cherubini è infatti conservato un dipinto della Madonna della Misericordia.
La Vergine è ritratta nella classica rappresentazione del mantello aperto pronta ad accogliere e proteggere tutti i fedeli inginocchiati davanti a lei.
Piazza e Via di Santa Croce rappresentano, a mio modesto avviso, uno degli angoli più suggestivi del centro storico. Un luogo ricco di antichissime e spesso – ahimè – trascurate testimonianze.
Ad esempio al civ. n. 8 della via è questo il caso dello strepitoso medaglione in pietra nera di Promontorio del XV sec. che raffigura una sobria quanto delicata Madonna col Bambino.
La Piazza De Marini deve il nome all’omonima illustre famiglia iscritta agli Alberghi che annoverò fra le sue fila conti, arcivescovi, marchesi, senatori, Dogi e cardinali.
Qui, timida, al civ. n. 4 spunta un piccolo tondo marmoreo cinquecentesco di Madonna col Bambino.
Alla base sono incise le lettere I D.
Questa edicola passa purtroppo spesso inosservata eppure si tratta di un vero e proprio capolavoro sia artistico che storico.
Storico perché la Madonnetta con Bambino tardo gotica realizzata nei primi decenni del ‘300 è una delle più antiche in assoluto della città.
Artistico perché, nella sua scarna essenzialità è un paradigmatico e raro esempio di stile gotico.
Per via della sua postura, che rivela una particolare intimità fra i due regali interlocutori, è detta del Buon Consiglio.
Nella mano destra la Vergine porta un oggetto di non chiara identificazione che molti studiosi dell’arte ritengono essere un cuore.
Data l’importanza dell’opera nella piazza è esposto un calco. L’originale, opera di uno scultore lombardo chiamato “Maestro di Giano” è al sicuro presso il Museo di S. Agostino.
In Piazza del Campo civ. n. 4 il tabernacolo mestamente vuoto di un’edicola barocca in stucco sormontata da una conchiglia e delimitata da una cornice con riccioli e motivi floreali.
Nel cartiglio sotto la mensa è incisa l’epigrafe: Spes Nostra.
Non si sa, poiché il dipinto è ormai illeggibile, a chi fosse dedicata.
Il toponimo del caruggio deriva dalla presenza di un albero di fico che, nei tempi che furono, esisteva in qualche orto delle vicinanze.
Al civ. n. 9 si nota uno splendido medaglione marmoreo che immortala la Madonna col Bambino e San Giuseppe.
La settecentesca composizione, al centro di una vasta decorazione in stucco del portone con ampi riccioli e motivi floreali, ricalca nello stile e nella fattura il medaglione di Salita Re Magi.
Probabilmente la mano del provetto maestro è la stessa.
In una traversa di Via Ravecca si trova Vico delle Fate il cui nome originale fino al 1868 era quello di Vico Stella.
Il toponimo venne poi mutato, forse in omaggio alle signorine che esercitavano la professione neI bordello del caruggio, per non confonderlo con l’omonimo vicolo del sestiere della Maddalena.
Al civ n. 3 del Vico è visibile quel che resta di un’edicola di Madonna col Bambino.
S’intuiscono ancora, sbiadite dal tempo, tracce della colorazione originale.
L’elaborato tabernacolo barocco ricco di volute e motivi floreali risulta completamente abbandonato e in triste rovina.
Come purtroppo in molti altri casi la statua è stata rubata.