“Genova ha almeno una cosa durevole: il suo cimitero. Non conserva nemmeno quanto basta la sua memoria storica, almeno quella memoria storica ormai relativamente moderna che ci permetterebbe di spiegare il nefasto presente di un’Italia governata da un blocco reazionario.
Questa è stata una delle culle più singolari della sinistra italiana, ma cos’è oggi? L’emblema stesso di un’Italia passata dal sogno di Berlinguer alla realtà di Berlusconi e dei postfascisti”.
Cit. Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003). Scrittore e poeta spagnolo.
In Copertina: Maestosa statua della Fede (alta 9 mt) posta davanti al Pantheon all’incrocio dei due viali al centro del quadrilatero storico Settore A. Opera dello scultore genovese Santo Varni (1807-1885).
“Come fu giorno, feci una passeggiata sul colle e osservai la posizione di Genova: un incantevole teatro che ha spinto da sempre i suoi abitanti a dominare il mare e dal quale sono venuti i più grandi eroi. O divino Colombo e tu, Andrea Doria, che passeggiate ora in coppia con i Temistocli e gli Scipioni, io vi adoro nella polvere, semidei fra gli uomini! Se anche a me fosse concessa una simile sorte! Volgevo lo sguardo verso l’immensa sfera di acqua e la sua infinita maestà voleva spezzarmi il petto; il mio spirito si librava lontano, sopra il cuore degli abissi, e ne percepiva con indicibile delizia tutta la immensità”.
Cit. Wilhelm Heinse (1749-1803). Scrittore tedesco.
In Copertina: Panorama di Genova. Foto di Leti Gagge.
“Genova, come tutti sanno, e come i versificatori e i cantautori ci cantano e ricantano, è una città verticale, verticalissima. Dunque, salite al Castelletto, al Righi, infunicolatevi in alto, in alto, se non soffrite di allucinosi spaziali, o funzionali o psichiche. E se capitate qui per via aeroplanica, scrutate bene lo spettacolo che il finestrino vi propone, con questo ammasso di edifici che scappa su dalle acque, che in quelle si precipita, dipende dai gusti, dipende dalle fantasie. Anche l’accesso marittimo non è male. Venire in treno a Genova, invece, non sarà un delitto, ma certamente è un errore. In auto, varcate la mura, si raccomanda di percorrere, al minimo, avanti e indietro, indietro e avanti, la sopraelevata (prima che sia abbattuta, come molti suggeriscono e sperano) e, che forse è meglio ancora, la circonvallazione a monte. La superba Genova ama essere guardata con sguardi superbi, alti e altieri”.
L’intitolazione è dovuta all’antica omonima famiglia originaria di Sestri Levante fin dal 1400. Il casato nel 1528 con la riforma degli Alberghi si ascrisse ai Cattaneo.
Fra i numerosi personaggi della nobile schiatta oltre a notai, contabili, senatori e ufficiali spiccano Lorenzo di Alberto che nel 1426, come racconta il Giscardi con enfasi patriottica, con 72 uomini e una galea ne sconfisse sette inglesi con a bordo 1200; Paolo apprezzato poeta; Lorenzo noto navigatore, Biagio podestà di Voltri, Agostino di Oberto consigliere pontifici
Oberto il più celebre dei Foglietta nel 1581 fu prelato, annalista, giurista e scrittore.
In Copertina: Vico Foglietta. Foto di Alessandra Illiberi Anna Stella.
Martedì 22 Marzo il Presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyi è intervenuto in collegamento diretto con il Parlamento italiano per riferire dei nefasti accadimenti bellici nel suo Paese.
Per esprimere la sua richiesta di aiuto Zelens’kyi è ricorso alla sfera empatica emozionale della platea paragonando le città colpite della sua terra a quelle italiane bombardate durante la seconda guerra mondiale.
Così la nostra Genova è stata assimilata a Mariupol’. Tale riflessione, soprattutto a livello locale, non è stata, forse perché non compresa appieno, correttamente interpretata.
Mariupol’ è una città di mare, un porto commerciale cruciale sul mare di Azov, proprio come Genova lo è sulla sponda del Mediterraneo.
Entrambe contano una popolazione attorno al mezzo milione di abitanti, Mariupol’ 432 mila, Genova 560 mila.
Mariupol’ oggi sotto attacco della Federazione Russa, Genova nel giugno del ’40 sotto le bombe francesi (anche se in quel caso fu l’Italia a dichiarare guerra) e nel febbraio del ’41 sotto quelle della Raf degli inglesi.
Nella cultura ucraina Genova è ben nota. A partire dal 1266 fino alla caduta per mano turca di Costantinopoli del 1453 la presenza genovese lungo i litorali era infatti radicata in almeno una dozzina di colonie: Caffa, Sudak, Sebastopoli, Balaklava, Jalta le principali e altre minori in Crimea; Azov e Taman sul Mare di Azov .
Per amministrare tali possedimenti nella penisola di Crimea identificati con il termine Gazaria venne addirittura creata un’apposita omonima magistratura i cui introiti sarebbero poi confluiti nel 1453 nel portafoglio del Banco di San Giorgio.
Di questi presidi lungo la costa, dislocati qua e là, restano superbe tracce di mura e fortificazioni.
Ancora fino al ‘800 le navi genovesi tornavamo dai porti del Mar Nero e di Azov in patria onuste di grano e di mercanzie varie.
In virtù di queste motivazioni non trovo pertanto nulla di offensivo, minaccioso o inopportuno nell’accorato appello ucraino.
Mi è semmai spiaciuto il mancato paragone come avveniva negli anni ’70 con la splendida, modello di architettura eclettica, Odessa, anch’essa meta commerciale delle nostre flotte nei secoli passati.
Forse ciò non è avvenuto perché Odessa, ad oggi, non è stata ancora bombardata o forse perché con il suo quasi milione di abitanti è fuori scala per una città -la nostra- che nel 1971 contava quasi 817 mila abitanti e puntava fiduciosa al milione.
Quasi 260 mila abitanti persi in mezzo secolo -questo si- dovrebbe far trasalire noi genovesi!
Se Mariupol’ è gemellata con Savona, Genova e Odessa lo sono dal 1972.
In Copertina: Mura e fortezza erette sull’antica città sul Mar Nero di Thira dai genovesi, dal XIII°, XIV° sec. a 50 km da Odessa. Furono cacciati dai Turchi nel 1484. Città di Bilhorod-Dnistrovskyi. Ucraina.
In Piazza delle Scuole Pie al civ. n. 3 si trova il duecentesco, con relativa loggia, Palazzo Lasagna.
Il suggestivo portico è caratterizzato da una doppia arcata a sesto spezzato in conci bicromi.
Una delle due colonne al centro che formano la doppia al centro è di origine romana.
Nella seconda metà del ‘500 la dimora venne affrescata dal pittore Andrea Semino con ritratti mitologici di Dei e Muse.
Sotto l’archivolto di Vico delle Scuole Pie tre lapidi, l’ultima delle quali illeggibile, poste sopra un’edicola marmorea a tempietto vuota, certificano le proprietà della famiglia Lasagna.
Non sono chiare le origini del casato ma la loro presenza in città è nota fin dai secoli XII e XIII. Fra i suoi membri diversi senatori della Repubblica. Nel 1528, con la riforma degli Alberghi, confluirono nei Cattaneo.
La Grande Bellezza…
In Copertina: Piazza e Vico delle Scuole Pie. Foto di Giovanni Cogorno.
I cavolini alla panna, immancabili protagonisti delle tavole domenicali, sono uno dei dolci più apprezzati dai genovesi.
Già nel 1863 il Ratto nella sua celebre Cuciniera li cita come beignets ripieni di soffice panna montata e ne spiega la preparazione:
”Con un coltello fate un piccolo buco e introducetevi la panna montata o lo zabaione, spolverizzateli di zucchero. Serviteli freddi”.
Oggi i Cavulin, ormai per condivisa praticità, vengono realizzati con un taglio netto della parte superiore, che poi viene posta a cappello cosparsa di granella di zucchero su una godereccia nuvola di panna.
La vendita dei cavolini è assai diffusa sia nei bar e nei forni dolce salato che nelle più rinomate pasticcerie.
Accanto alla versione tradizionale a base solo di panna nel tempo se ne sono sviluppate altre che prevedono il bignè ripieno di crema, di zabaione, o di cioccolato e la sovrastante panna spruzzata di cacao in polvere o cannella.
“La vie n’est que de l’ennui ou de la crème fouettée”.
“La vita non è che noia o della panna montata”.
Cit. di Voltaire (filosofo francese 1694-1778).
In Copertina: I Cavulin protagonisti nel cabaret della Pasticceria San Sebastiano di Genova Quinto.
L’origine del toponimo rimanda alla presenza in loco di un’edicola, oggi scomparsa, intitolata alla Madonna della Salute.
Oltre che raccomandarsi alla Madonna i genovesi affidavano la tutela della salute pubblica al collegio di medicina e filosofi la cui corporazione aveva sede in vico della Scienza.
I medici dovevano indossare una veste talare e durante l’esercizio delle proprie funzioni muoversi sempre a cavallo.
Non potevano partecipare a funerali se non di parenti stretti o di qualche collega e in tal caso era prescritto loro di portare il lutto, per non impressionare i pazienti, non più di un mese.
In Copertina: Vico della Salute. Foto di Alessandra Illiberi Anna Stella.
La piccola piazzetta sulla quale si affacciano eleganti palazzi, fra i quali quello cinquecentesco iscritto ai Rolli di Clemente, è intitolata al nobile casato dei della Rovere.
La famiglia orginaria di Savona si occupava di pesca e nel ‘400 si trasferì a Genova.
Fra i suoi membri si annoverano diversi cardinali, numerosi senatori della Repubblica di Genova e nel 1765 addirittura un Doge, Francesco Maria.
Ma senza dubbio il personaggio più illustre, fautore della loro fortuna e nobiltà, fu nel 1467 il cardinale Francesco passato alla storia nel 1471 con il nome di Papa Sisto IV.
A lui si deve la committenza della Cappella Sistina del Palazzo Apostolico di Roma (oggi parte dei Musei Vaticani) che durante il papato del nipote Giulio II verrà affrescata da Michelangelo.
La Grande Bellezza…
In Copertina: Piazza della Rovere e Palazzo Clemente della Rovere. Foto di Leti Gagge.