Madonna della Misericordia in via San Vincenzo 50

Al civ. n. 50 di via San Vincenzo è collocata l’edicola della Madonna della Misericordia.

La scena rappresentata è quella classica dell’immagine della Vergine che appare all’inginocchiato Beato Botta.

Alla base della semplice nicchia, come minimale decoro, compare un cherubino alato e due riccioli.

In Copertina: la Madonna della Misericordia in Via San Vincenzo 50. Foto di Giovanni Caciagli.

Vico della Cittadella

Tra via Balbi a salita S.Brigida si incontra vico della Cittadella.
Il toponimo del caruggio, oggi assai trascurato, trae origine dalla particolare conformazione fortificata assunta dalla zona dopo l’erezione delle mura nel XV sec.

Questa nuova cinta muraria ebbe un importante ruolo difensivo fino al XVII secolo quando, con la costruzione delle mura nuove del 1632 che ampliarono significativamente il loro perimetro, perse d’importanza.

Da una relazione del 1606 del Senato della repubblica emerge infatti la preoccupazione per l’apertura di cancelli per dare una uscita alle vicine salite.

In Copertina: Vico della Cittadella. Foto di Alessandra Illiberi Anna

Vico Gatti

Vico dei Gatti è una traversa, oggi chiusa, di via Lomellini testimone dell’antico amore dei genovesi per i felini.

“Genova, città dei gatti. Angoli neri.
Si assiste alla sua ininterrotta costruzione dal tredicesimo al ventesimo secolo.
Questa città tutta visibile e presente a se stessa; in persistente familiarità con il suo mare, la sua roccia, la sua ardesia, i suoi mattoni, i suoi marmi; in lavorio perpetuo contro la sua montagna. – Americana dopo Colombo.
Noia ineffabile delle cose d’arte – assente a Genova”.

Cit. Paul Valery Paul Valery scrittore francese (1871 – 1945).

In Copertina: Vico dei Gatti. Foto di Alessandra Illiberi Anna Stella.

Vico del Papa

Nel quartiere della Maddalena da Piazzetta Cambiaso si snoda il vico del Papa.

L’origine del toponimo nulla ha a che vedere con sua Santità e infatti si fa risalire alla presenza in loco, in epoca medievale, di un’antica taverna chiamata -appunto- del Papa.

Nel caruggio è possibile ammirare una splendida settecentesca edicola che raffigura la Madonna con Bambino e San Giovannino.

In Copertina: Vico del Papa. Foto di Alessandra Illiberi Anna Stella.

Piazza Senarega

A pochi passi da via degli Orefici e via Banchi si trova la graziosa piazza Senarega.

Il toponimo del sito trae origine dal nome dell’omonima nobile famiglia originaria della Valle Scrivia.

Protagonista assoluto della piazzetta è il lussuoso palazzo, edificato attorno al 1590, di Gio. Batta Senarega.

Alle vicende dell’edificio è legata la macabra leggenda secondo la quale si può scorgere, a mezzogiorno in punto, una giovane dama affacciarsi dalla finestra e vederla spiccare il volo tenendo in mano un fagotto.
Superato l’attimo di incredulità si può notare come il presunto fagotto sia in realtà il suo capo mozzato opera del suo geloso amante.

In Copertina: Piazza Senarega. Foto di Giovanni Cogorno.

Via degli Orefici

Via degli Orefici è un caruggio che, seguendo l’andamento del sottostante rio che scende da Soziglia, si arrampica fino a Campetto.

Tutta la contrada, come testimoniato dai vicini toponimi (Scudai, Indoratori e Campus Fabrorum), era sede già da prima del 1200 delle attività legate alla lavorazione dei metalli.

In questo contesto spicca proprio il Caroggio dei Fraveghi, come era chiamata nel Medioevo, la strada dei fabbri e degli orafi, ovvero degli artigiani specializzati nella lavorazione di oro e argento.

In Via degli Orefici meritano menzione al civ. n.7 il Palazzo di Gio. Batta Spinola con il suo strepitoso portale attribuito a G. Della Porta decorato con le Fatiche di Ercole; al civ. n.8 la Madonna degli Orefici il famoso dipinto della Vergine, commissionato dalla Corporazione degli Orefici al maestro Pellegro Piola, fratello del più celebre Dimenico; al civ. 47r sopra una storica armeria il quattrocentesco sovrapporta con L’Adorazione dei Magi, nota ai genovesi come “Il Presepe”, eseguito da Elia e Giovanni Gagini.

In Copertina: Via degli Orefici. Foto di Giovanni Cogorno.

“In Sottoripa”

“La via di Camilla per piazza Stella caracollava ora spedita sotto le volte scure di Sottoripa. Non c’era da aver paura, ora, di niente, ma da fare tanto di occhi così.

Chi avrebbe potuto raccontarlo l’emporio di Sottoripa, chi ci avrebbe creduto tra l’Ogliastra e le Baronie? Il sole basso del mattino d’inverno sforacchiava con fasci di luce iridata di pulviscolo le tende di ogni colore e sbiaditura che tenevano il vento verso mare, e infarinava di giallino una lunga galleria sorretta da colonne e da pilastri di ogni arte e fantasia.


Non avevano mai voluto mettersi d’accordo tra di loro i mastri muratori che avevano innalzato un secolo via l’altro la palizzata di Sottoripa, la rincorsa di torri e castelli e palazzi pigiati l’uno a fianco all’altro per un chilometro e più che anticamente si faceva sciacquare le lastre dei porticati dalla risacca di scirocco che penetrava nella vecchia Darsena.

Né era sembrato onorevole ai patrizi e ai ricchi della Repubblica avere riguardo per l’opera del vicino e consonare con uno sforzo d’armonia le architetture. Perciò, indissolubilmente inchiavardati tra loro, sfilavano davanti agli occhi attoniti del mondo che si affacciava al porto della Superba i capricci di stile e di ripicca di gusto romanico, moresco, franco e pisanino, gotico prudente e gotico svettante, barocco, avignonese, castrense e chissà cos’altro ancora.

Le colonne dei portici naturalmente erano il vanto dei loro padroni; una doveva invidiare l’altra, e dai capitelli sgorgavano, in perpetuo malcontenti della pietra che frenava i loro furori, tutto il serraglio degli animali esotici e dubbi che dovevano montare la guardia alle magnificenze dei piani superiori”.

Cit. Da “La Regina disadorna” del 1998 di Maurizio Maggiani. Scrittore.

In Copertina: Scorcio di Sottoripa.

Foto di Stefano Eloggi.

Banchieri

“Per comprendere ciò che produce la libertà, è necessario di andare a Genova; tutto colà annunzia l’abbondanza e la ricchezza. Il commercio è l’anima di questo popolo industrioso. I nobili stessi non si vergognano di esercitarlo in ambe le riviere di ponente e di levante, che ho percorso in tutta la loro estensione, camminando non di rado colle mani e coi piedi… I Genovesi e gli Olandesi sono i banchieri di tutti i principi d’Europa, che abbisognano di denaro”

Cit: (Carlantonio Pilati) (1733-1802). Giurista e storico italiano.

In Copertina: Il Cambiavalute di Rembrandt. Olio su tavola del 1627. Pittore Barocco dei Paesi Bassi (1606-1669).

Edicola in San Vincenzo 96a/r

Per anni il sovrapporta in stucco è stato abbandonato e trascurato.

Per fortuna è stato recentemente ristrutturato riportando i colori e i decori al loro originario splendore.

Non è dato sapere con certezza a chi sia dedicata la statua protetta, all’interno della nicchia da una grata, anche se sembrerebbe trattarsi di una generica Madonnetta.

In Copertina: Edicola in San Vincenzo 96a/r. Foto di Giovanni Caciagli.