Storia del nipotino della Lanterna…

 

Più o meno nella stessa posizione in cui era ubicata la scomparsa antenata, la Torre dei Greci, nel 1820 venne collocato il Faro del Mandraccio, affettuosamente soprannominato “il Lanternino”.
La costruzione durò poco più di un secolo perché, nel 1929, con l’avvento dei grandi transatlantici che necessitavano di maggior spazio per le loro manovre, venne abbattuta.
In Copertina: “Il Lanternino del Mandraccio, cartolina tratta dalla Collezione di Stefano Finauri”.

Storia di spazi angusti…

 I Caruggi a Zena, si sa, sono vicoli stretti di cui, spesso i viaggiatori stranieri hanno lamentato nei loro racconti, oltre alla sporcizia, la non percorribilità in carrozza.
Questa immagine è testimoniata, ad esempio, anche da una curiosa lapide posta fra Via Ponte Reale e Sottoripa che recita :”È vietato il passaggio delle carrozze e dei carri nella strada degli Orefici e in Piazza Banchi“.
D’altra parte nell’antichità erano ben poche le strade adatte a questo tipo di transito; una di queste, Via San Luca era infatti nota con l’eloquente titolo di “Carrubius major”.
Al contrario, tra Via Prè e Via Balbi “nei quartieri dove il sole del buon Dio non da i suoi raggi..”, si trova Vico delle Monachette, il caruggio più stretto della Superba, appena settantanove centimetri di larghezza!
"Cartolina raffigurante Vico delle Monachette".
“Cartolina raffigurante Vico delle Monachette”.


In una anonima abitazione di questo piccolo vicolo, durante la sanguinosa repressione dei bersaglieri comandati dal La Marmora del 1849, trovò rifugio, ricercato dalla polizia sabauda, Giuseppe Mazzini.
Genova protegge sempre i suoi figli…

Una delle ultime immagini…

datata 1904, dello strepitoso Campanile di San Siro, la più antica cattedrale di Genova.
Il duecentesco campanile, contemporaneo di quelli ancora esistenti di S. Maria delle Vigne e di S. Giovanni di Prè, fu abbattuto perché inclinato e pericolante.
Uno dei tanti esempi delle memorie del nostro passato andate distrutte per l’incuria e l’ignoranza dei nostri predecessori.

“Il campanile rivestito dalle impalcature”.

Oggi forse questa torre avrebbe potuto essere recuperata e sarebbe ancora a far compagnia alla cupola e, luoghi di storia millenaria come il quartiere della Madre di Dio, potrebbero essere ancora parte integrante del nostro paesaggio, non solo emotivo.

Un altro angolo che…

trova requie nel mondo nostalgico ed ovattato dei ricordi è la Porta Aurea, facente parte della cinta muraria del Barbarossa.
Così chiamata perché eretta sul colle di Piccapietra in prossimità delle abitazioni dei Doria.
Di qui, per contrazione del temine, il toponimo del quartiere Portoria.
La porta sovrastata da due imponenti torrioni (come Porta Soprana e Porta dei Vacca) troncati nell’ 800, era collocata in cima a Salita Cannoni.
I Cannoni però non facevano paura… non erano strumenti di morte bensì potenti condutture d’acqua per alimentare le sue fontane.
Negli anni ’60 del secolo scorso il quartiere di Piccapietra venne demolito e con esso i secolari ospedali di Pammatone e degli Incurabili, ovviamente, insieme alla nostra quasi millenaria Porta.

Sembra impossibile che…

sotto il livello dell’odierna Piazza Caricamento, una piazza di raccordo e di smistamento delle merci, un tempo protette dal Molo Vecchio, vi fossero delle piccole spiagge.
Le imbarcazioni attraccate ai moli prima in legno e poi in muratura, nei periodi di secca venivano ricoverate negli scagni sotto il porticato.
Il Porto antico era tutto qui e persino l’attuale Palazzo San Giorgio era noto anche con l’appellativo di Palazzo del Mare perché eretto a picco sulla scogliera e bagnato dai flutti per tre dei quattro lati.
L’impatto osservandolo dal mare doveva essere di sicuro effetto…
D’altra parte come ricordato da Fossati e De Andrè: “Chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare…”.

Storia di una Porta…


montata, smontata e rimontata proprio come i templi egizi di Abu Simbel…

Porta Pila, eretta fra il 1626 e il 1639, rappresentava, insieme alla scomparsa Porta Romana di Via San Vincenzo, l’accesso a levante delle Mura Nuove (quello a occidente era costituito dalla Porta della Lanterna).

Porta Pila
“La massiccia Porta Pila, dal nome greco, per suggellare i rapporti con Costantinopoli. I genovesi ebbero Pera e Galata i greci, in cambio il sobborgo di San Vincenzo a Genova. Non a caso nel commerciale quartiere di San Vincenzo una delle Vie principali è intitolata al quartiere genovese di Istanbul.”

Si trovava all’incrocio fra le attuali Via XX e Via Fiume.
Per accedere alla città provenendo dalle campagne si varcava l’omonimo ponte posto sulle Fronti basse e poi, dinnanzi, si parava l’imponente spettacolo dei bastioni, della Porta e delle sue severe mura. In origine la costruzione era destinata a difendere le dimore di Porto S. Maurizio ma i Padri del Comune ne ottennero lo spostamento a Genova.

Sorretta con colonne in pietra di Finale, disegnata dall’arch. Bartolomeo Bianco (lo stesso della fontana di Giano) è adornata con un’edicola disegnata da Domenico Fiasella e realizzata da Domenico Casella (detto lo Scorticone) raffigurante la Madonna Regina alla quale è consacrata.
Sopra reca il laconico motto “Posuerunt me custodem”.
Sul finire dell’800 in seguito ai lavori di soppressione delle Fronti Basse la Porta fu demolita e ricostruita presso il bastione di Montesano.
Il selvaggio inurbamento fece si che anche da lì, nel 1950, dovette essere nuovamente smantellata e riassemblata in Via Imperia, zona Brignole, dove ancora oggi riposa dimenticata.
Un progetto del 2011, rimasto per ora inascoltato, ne prevede il recupero, ponendola nella zona antistante la Stazione Brignole, valorizzandone l’aspetto scenografico.

… Quando presso la Lanterna…

c’era l’omonima Porta ricavata dalla roccia e, per varcarla, ai foresti necessitava fino al 1926 (anno dell’istituzione della Grande Genova da Nervi a Voltri per volere di Mussolini), pagare dazio.
Il Faro segnava il confine fra Genova e Sampierdarena e osservava benigno i traffici diretti verso i mercati d’Oltralpe (da qui l’odierna Via di Francia).

… Quando i secenteschi…

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“La salita di Oregina lungo i bastioni”.

bastioni del Montegalletto non incutevano più soggezione, scavalcati ormai dal progressivo inurbamento.
Anche la secolare Salita Oregina, la creuza percorsa dai Dogi in pellegrinaggio verso il santuario della Madonnetta, aspetta rassegnata la sua porzione di cementificazione.

Cartoline tratte dal volume “Saluti e Baci” di Vito Elio Petrucci.

… Quando era… (Piazza dele Armi)

facilmente intuibile perché, prima del sorgere di Piazza della Vittoria, l’enorme

spiazzo ricavato dalla bonifica delle Fronti Basse, era noto ai genovesi come la Piazza d’Armi…

esercitazioni
“Esercitazioni militari sulla spianata ricavata dalle Fronti Basse sulle quali sorgerà, su disegno del Piacentini, la monumentale Piazza della Vittoria. Sullo sfondo si riconoscono le Mura di S. Chiara.” Cartolina tratta dal libro “Saluti e Baci” di vito Elio Petrucci.
quando ai 680000 caduti della della Prima Guerra mondiale, in particolare a quelli genovesi, venne consacrato eterno ricordo.
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“La dedica sull’Arco di Trionfo ai figli della Superba caduti in guerra.”