Via al Ponte Reale

Sotto il selciato scorre ancora il torrente chiamato Riale di Soziglia da cui il nome del caruggio.

Tale torrente raccoglieva le acque del Rio Bachernia e delle Fontane Marose.

Il toponimo deriva dal ponte che attraversava il corso d’acqua nei pressi di palazzo San Giorgio.

Nel tempo per storpiatura dialettale il Rio (rià) si è trasformato in reale creando confusione con il successivo ponte Reale, il passaggio coperto dei Savoia (poi abbattuto per far spazio alla Sopraelevata), nell’odierna via Gramsci.

In Copertina: Via al Ponte Reale. Foto di Giovanni Cogorno.

Quando in Piccapietra

Quando nei primi anni ’60 del secolo scorso iniziarono i lavori di riqualificazione della zona di Piccapietra nel sestiere di Portoria.

Quando al posto degli scalpellini che lavoravano da secoli pietre, marmi e ardesie, si sostituirono i picconi del progresso.

Furono cosi abbattuti l’Ospedale di Pammatone e quello degli Incurabili, l’Oratorio delle Casacce, la chiesa di San Colombano e tutti i caruggi circostanti.

Dalle mappe, fra gli altri, sparirino: via Piccapietra, salita Cannoni, via dei Tintori, vico Pevere e vico delle Fucine.

Quando anche la Vecchia Porta Aurea, da cui il nome Portoria del sestiere, era ormai accerchiata e prossima al vergognoso atterramento.

In Copertina: la demolizione in Piccapietra di Porta Aurea.

Edicola con Madonna e San Domenico

In Piazza delle Erbe sul fronte del palazzo al civ. n. 6r che ospita il celebre Bar Berto si trova un’edicola del XIX secolo raffigurante la Madonna col Bambinello e San Domenico.

All’interno di una cornice rettangolare in stucco con decorazioni e motivi geometrici policromi è collocato un dipinto di autore ignoto.

Il Santo è in ginocchio in atto di adorazione mentre alcuni angeli sorvolano la Vergine e il Bambinello.

Alla base della cornice in rilievo un cherubino alato.

Vico Carmagnola

Da Via XV Aprile si stacca il piccolo caruggio di vico Carmagnola che conduce a vico e piazza dei Garibaldi.

Il vicolo trae origine dall’omonima famiglia proveniente da Carmagnola in Piemonte attorno al 1450.

Con la riforma degli Alberghi del 1528 i Carmagnola confluirono nei Di Negro e annoverarono fra le loro file diversi funzionari e Senatori.

In primo piano la scaletta che porta in via XXV Aprile. Sullo sfondo si intravede il superbo portale in pietra nera del palazzo Giovanni Garibaldi.

In Copertina: Vico Carmagnola. Foto di Ombretta Napoleone.

Edicola in Scurreria la Vecchia di fronte civ. n. 5

Di fronte al civ. n. 5 di Scurreria la Vecchia in corrispondenza del muro di contenimento del Chiostro dei Canonici di San Lorenzo è collocata una preziosa edicola secentesca.

Si tratta infatti di una votiva di Madonna col Bambino realizzata nel 1622.

All’interno del medaglione ovale in stucco dorato era conservato un dipinto su tavola purtroppo oggi scomparso.

Rimane sotto la tettoia in pietra uno scenografico decoro a drappeggio in uno splendido azzurro con teste di cherubini alati, riccioli e motivi floreali. Sotto la mensa spicca un cherubino ad ali spiegate.

In Copertina: La Madonna di fronte al civ. n. 5 di Scurreria la Vecchia. Foto di Giovanni Caciagli.

Il Presepe delle Vigne

All’interno della Basilica delle Vigne è stato allestito, realizzato dall’Accademia Ligustica di Belle Arti, un imponente presepe.

Quest’anno il presepio è stato diviso in più scene e reso itinerante, sfruttando i grandi spazi della basilica, all’interno della chiesa.

La quinta principale è stata pensata ai piedi dell’altare dove è stata posta la Natività mentre in una navata laterale è stato allestito il presepe tradizionale a cura dei giovani della parrocchia.

Basilica S. Maria delle Vigne – Vico Campanile delle Vigne – Genova.

Orario Visita Presepe: dal 24 dicembre al 2 febbraio orario 8-19.
Info: tel 010.2474761 – info@basilicadellevigne.it.

Genova, Dicembre 2022.

In Copertina: il Presepe delle Vigne. Foto di Anna Armenise.

In Copertina: Il presepe delle Vigne. Foto di Anna Armenise.

Vico Saturno

Nella zona della Maddalena Vico Saturno collega vico Griffoni con via al Ponte Calvi e Piazza del Fossatello.

L’origine del toponimo è ignota. Di certo nulla ha a che fare nè con il nome del dio romano dell’agricoltura Saturno, a suo volta omologo del greco Kronos, né con quello del pianeta che da questi deriva.

Probabilmente in questo caso Saturno, vista la tetra conformazione del vicolo, rimanda invece al significato in lingua genovese di cupo, malinconico, tenebroso.

In Copertina: Vico Saturno. Foto di Giovanni Cogorno.

A fugàssa

Mi raccomando, soprattutto per i foresti, la focaccia va gustata con la parte sapida e croccante rivolta verso la lingua.

Se volete poi confondervi fra gli indigeni inzuppatela nel cappuccino, non ve ne pentirete.

Buona in qualsiasi momento della giornata, soprattutto se appena sfornata, io la preferisco accompagnata al tradizionale gotto (bicchiere) de gianco (vino bianco), familiarmente chiamato “gianchetto”.

Ma quando si parla di Genova a tavola Vito Elio Petrucci meglio di chiunque altro padroneggia l’argomento!

Concordo con il maestro anche a me piace in qualunque forma ma quella che prediligo è senza dubbio quella al formaggio di Recco.

A fugàssa

Mi són sentimentâle fìnn-a in fóndo
e fàsso l’êuio cómme o papê de stràssa;
són inamoòu de Zêna, ciù do móndo,
ma ò ‘n balìn inta tésta: o l’é a fugàssa.

“È più forte di me”, mi me-o confèsso!
Scioâ, co-o cròcco e co-a sâ a màn bàssa …
l’oexìn ben vónto, o mêzo bèllo spésso.
O mæ Michê a l’é lê: Sànta Fugàssa.

O mâ o m’incànta, o ségge bolezùmme,
fæto de mòuxi o ciàtto pe-a bonàssa;
ànche se a vòtte o sa de refrescùmme
(a spùssa de l’erzìlio), ma a fugàssa!

Il grattacielo? è bello da vedere;
e De Ferrari? ‘Na gràn bèlla ciàssa;
Scuâia, Canétto, Rìghi, Belvedêre …
cöse pe-i éuggi! Ma pensæ: a fugàssa!

Me l’aséunno de néutte e pöi m’adéscio
che pèrdo e bâve cómme ‘na lumàssa.
Chi à coràggio me dìgghe che són néscio,
mi ghe dìggo de sci … e tétto fugàssa.

E vi dirò di più, fo paragoni
con l’amîgo do tàcco ch’o stronbàssa,
quello che fa la pizza e i cannelloni.
Duxénto pìsse no fàn ‘na fugàssa.

E se dìggo fugàssa e-e dìggo tùtte,
no fàsso distinçión tra màgra e gràssa,
co-o formàggio, co-a çiòula: Bócche mùtte!
Pe mì va tùtto bén, s’a l’é fugàssa.

Dòmmo a Milàn, Venésia con Sàn Màrco,
Lantèrna a Zêna, Savónn-a a Canpanàssa,
Sàn Rémmo o zêugo, a Spézza l’Arsenâ
e mi ‘n sciô stémma véuggio ‘na fugàssa.

Mi són sentimentâle, me comêuvo
s’à l’é co-a çiòula, e brìndo con vinàssa
s’a l’à o formàggio, e me ghe pèrdo aprêuvo …
a l’amîga, a conpàgna, a ti: fugàssa!

Poesia di Vito Elio Petrucci (1923-2002). Poeta e commediografo genovese.

Io sono sentimentale fino in fondo
  e faccio l’olio come la carta di stracci,
 sono innamorato piu’di Genova che del mondo,
 ma ho un “pallino” in testa:

e’ la focaccia!     

  È più forte di me, me lo confesso!
 soffice, col bordo croccante, col sale, a volontà,
 l’orlo ben oleato, al centro bella spessa !
  o mio Michele, e’ lei:

santa focaccia!     

 Il mare mi incanta, che sia increspato,
 fatto di ondate o piatto per la bonaccia,
 anche se a volte sa di salsedine
 (la puzza delle alghe)

ma la focaccia!     

  Il grattacielo? è bello da vedere,
  e De Ferrari? una gran bella piazza;
  Scuaja? Cannetto? Righi? Belvedere ?
  cose per gli occhi! Ma pensate,

alla focaccia!     

  Me la sogno di notte e poi mi sveglio
  che perdo le bave come una lumaca.
  Chi ha coraggio mi dica che sono scemo,
  io gli dico di sì,

e mangio focaccia!     

  E vi dirò di più, faccio paragoni
  con l’amico meridionale che strombazza,
  quello che fa le pizze con i calzoni.
  Duecento pizze non fanno

una focaccia!     

  E se dico focaccia le dico tutte,
  non faccio distinzione tra magra, grassa,i
  con il formaggio con la cipolla: bocche mute
  per me va tutto bene

se è focaccia!     

  Duomo a Milano, Venezia con San Marco,
  la Lanterna a Genova, la Campanassa a Savona,
  San Remo il gioco, a Spezia l’Arsenale,
  e io sullo stemma voglio

una focaccia!     

  Io sono sentimentale e mi commuovo
  se è con la cipolla e brindo con il vino
  se ha il formaggio.Ma è il momento di tacere.
  Chiedo vegna.

Sono quello della focaccia!     

e ancora a proposito di quella della Marinetta tipica di Voltri scrive:

A Fugàssa da Marinetta

A coa d’eujo a fugassa da Marinetta 
e a scrosce allegra sott’a-i denti 
feuggia a-a primma canson. 
Gh’è Utri, Zena, 
a Liguria e o mondo; 
e a coae de voeine ancon. 
In ta goga mollann-a 
a grann-a da sa 
a l’é na perla da collann-a.

La Focaccia della Marinetta

Cola d’olio

la focaccia da Marinetta

e scrocchia allegra sotto i denti

come foglia (autunnale) alla prima canzone (del vento).

C’è Voltri, Genova,la Liguria

 e il mondo;

e la voglia di volerne ancora.

Nel buchetto soffice

il grano di sale

è una perla della collana.

In Copertina: La focaccia sul mare. Foto tratta da Liguria 2020.

Poesie di Vito Elio Petrucci. (1923-2002). Poeta, commediografo, giornalista, cultore delle tradizioni genovesi.