Nella zona verso S. Maria di Castello i giardini che degradano sul colle in quell’epoca facevano parte del confinante complesso di S. Maria in Passione. Quest’area, oggi chiusa da una grata di ferro, costituiva l’antica piazza di S. Silvestro, l’originario ingresso degli omonimi convento e chiesa.
La contrada venne ripetutamente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale ma nonostante ciò il magnifico portale barocco rimase intatto.
Così l’importante scultura realizzata nel 1707 nel dopo guerra venne trasferita nel cortile del giardino di Palazzo Rosso.
Per la sua complessa realizzazione collaborarono tre maestri dello scalpello:
i due splendidi angeli alati che fungono da telamoni infatti sono opera di Giacomo Gagini, il medaglione sorretto da due angeli di Carlo Cacciatori, mentre gli elementi architettonici, di Angelo Maria Mortola.
In Piazza delle Erbe in corrispondenza del civ. 25r. si trova una secentesca edicola di Madonna col Bambino.
La statua della Vergine con in braccio Gesù è ricoverata all’interno di una profonda quanto essenziale nicchia.
In origine Maria era incoronata e, a testimonianza della sua importanza, onorata con numerosi ex-voto che pendevano da un ‘apposita cornice lignea.
Alla base l’epigrafe recita:
“Tugermen. Aptum Proferens” e l’anno 1993 data dell’ultimo restauro.
Foto di Giovanni Caciagli.
In via di Santa Croce, all’altezza di Salita della Seta, campeggia un’antica Madonna col Bambino.
Dentro una nicchia di stucco la Vergine tiene in braccio il Bambino mutilo purtroppo della testa.
Non si conosce con precisione la datazione della scultura anche se di certo si sa essere posteriore al ‘500, epoca nella quale era stata per anni erroneamente inquadrata.
Si tratta di un calco dell’originale custodito presso il museo di S. Maria di Castello.
Sulla facciata della chiesa intitolata a San Filippo Neri protagonista assoluto è il portale che contiene, in un tripudio di angeli, non uno, bensì due settecenteschi capolavori:
il primo è la statua della Madonna Immacolata di Pasquale Bocciardo.
La Vergine incoronata dalla raggiera dello Spirito Santo si erge su una nuvola di cherubini, accompagnata dall’alto dall’amorevole sguardo di un angioletto che spunta dal timpano.
il secondo è il medaglione che raffigura San Filippo opera di Carlo Cacciatori, allievo del più celebre Francesco Maria Schiaffino.
Il Santo sembra dialogare, quasi a rassicurarli, con i due cherubini che sorreggono l’elegante ovale.
In alto due angioletti assistono alla scena.
“Deiparae in coelum assumpta”così recita il cartiglio posto in cima al portale della basilica di Carignano intitolata ai SS. Fabiano e Sebastiano e all’Assunta.
Il maestoso portale realizzato nel 1722 dallo scultore carrarese Francesco Giovanni Baratta è impreziosito da una statua della Vergine Assunta.
All’interno di una sfarzosa cornice la Madonna è rappresentata infatti, accompagnata dagli angeli, nel momento mistico della sua ascesa in cielo.
La magnifica scultura, capolavoro del ‘700, venne iniziata dal borgognone Claude David e, dopo la sua morte, terminata nel 1722 dal genovese Bernardo Schiaffino.
Sotto alla sacra scena un cartiglio assai più terreno ricorda invece i protagonisti delle vicende legate all’elezione dell’edificio religioso:
il capostipite Bandinello Sauli committente nel 1481 della chiesa e i suoi eredi Stefano nel ‘500 e Domenico nel ‘700, rispettivamente ideatore il primo e costruttore il secondo, dell’annesso ponte.
“Bendinellus Sauli, Basilica Stephanus Nepos ponte legavit, Domenicus abnepos perfecit.
An.S. MDCCXXIV. (1724).
Foto di Paola Gatti.
In Via Ravecca 1r si trova un’edicola della Madonna della Misericordia.
All’interno di una piccola nicchia semi circolare con tettuccio in ardesia e basamento in stucco è esposta la copia della statua della Vergine.
La scultura originale per fortuna, come nel caso di tante altre opere, è custodita presso il Museo di S. Agostino.
Al civ. n. 7 di Via Ravecca una malinconica nicchia vuota con tettuccio e base di ardesia.
Non sono riuscito né a trovare più dettagliate notizie, né a risalire a quale Madonna o Santo contenesse l’edicola.
L’incrocio tra Canneto il Lungo e Vico Valoria, per via delle quattro imponenti logge che vi si trovavano nel Medioevo, era anticamente denominata la Croce dei Valoria.
Qui, all’angolo del palazzo fra i due caruggi, è posta in una piccola e lineare nicchia di stucco che contiene il calco di una elegaante statua della Madonna Addolorata.
Nei pressi di Ravecca si trova Salita della Coccagna, uno dei caruggi più autentici e caratteristici della città.
Il toponimo Coccagna deriva dalla voce dialettale “cocagna” che indica, a ricordare il fatto che siamo sulla sommità dell’antico castrum, la cima di un colle.
In effetti questo è il punto culminante delle Murette che degradano poi verso Via Ravasco.
Secondo altri l’origine dell’etimo del vicolo sarebbe invece da ricondurre al nome dell’omonima famiglia che abitava nel Medioevo la contrada oppure, addirittura, alla presenza di alberi – appunto – della cuccagna innalzati in zona durante le feste popolari.
Nel cortile del palazzo del civ. n. 1 fa bella mostra di sé un grazioso medaglione tondo, con sbiadite tracce della primitiva colorazione, raffigurante una Madonna col Bambino.
In origine il piccolo settecentesco manufatto in stucco era collocato sulla facciata del palazzo ricostruito poi dopo i bombardamenti del ’43 – ’44.
Secondo alcuni storici l’origine del toponimo del caruggio e della piazzetta del Roso deriva dalla traduzione dal latino arcaico del termine giunco.
Per altri invece l’interpretazione corretta sarebbe quella legata alla lavorazione della corteccia della quercia fatta macerare e utilizzata per la concia delle pelli.
Per altri ancora invece sarebbe collegabile ad una località, appunto del Roso, sita nei pressi di Fontanegli.
Qui nella silenziosa piazzetta sul retro della trafficata Via Balbi, ormai sepolta dal progressivo inurbamento, rimane una triste edicola affiancata da una lapide abbandonata.
Testimonianza secolare della presenza dei Balbi e delle loro proprietà la tavella racconta della concessione pubblica di attingere l’acqua dal proprio pozzo fatta da Francesco.
“Idibvs. Ianvarii. / Hanc. Aqvam Pvbblico Commodo / Sponte Permisit. Franciscvs Ma / Balbi. Cvivs. Qvoqve / Beneplacito. Ivseam / Denegandi. Resevatvr.