Ancora visibili sono i resti di due archi in laterizio del XV secolo. All’altezza del primo piano si nota un fregio di archetti in laterizio intonacati con peducci in pietra.
Sul portalino una nicchia vuota che conteneva una statua andata perduta.
In Copertina: Via di Canneto il Lungo. Foto dell’autore.
Poco prima dell’archivolto che immette in piazzetta Invrea sul fianco del palazzo a cui si accede dal civ. n. 3, si incontrano vestigia di un lontano passato.
Si tratta dei residui al 7r di un portale in pietra di Promontorio risalente addirittura al XIII secolo.
Ormai distrutto resta solo il trave in pietra nera che ritrae in rilievo una Madonna col Bambino racchiusa in una corona di fiori sorretta da due angeli.
Dalle descrizioni precedenti si evince che ai lati erano scolpiti candelabri, uccelli, mostri e figure alati.
In alto sul lato destro dello stipite si nota un medaglione imperiale.
In Copertina: Portale di Vico dei Ragazzi 7r. Foto di Giovanni Cogorno.
Un mondo fatto di abbandono, trascuratezza e disamore purtroppo per la propria città.
Capita così che il portale in marmo bianco del civ. n. 8 sia trasandato.
Le colonne doriche e lo stemma abraso, oltre al degrado e alla sporcizia, subiscono l’onta dei gradini consunti e, soprattutto, dell’antistante sede stradale sconnessa con lastre di pietra addirittura divelte.
In Copertina: Il portone del civ. n. 8 di vico Denegri. Foto di Giovanni Cogorno.
Le chiese di Santa Zita, di Borgo Incrociati e di Santa Croce in origine erano il luogo di culto della comunità lucchese a Genova.
Nell’antico quartiere medievale di Borgo Pila fino al 1278 infatti, per volere dei mercanti e tessitori toscani, si trovava il tempio intitolato al Volto Santo, simulacro assai venerato a Lucca.
Dopo tale data la chiesa venne dedicata alla martire loro concittadina Zita e diventò punto di riferimento per gli abitanti della zona del Bisagno.
Nel ‘400 poi l’edificio fu gravemente danneggiato da una piena del fiume e, demolito, successivamente ricostruito.
Alla fine del’800 la chiesa, di dimensioni insufficienti per accogliere i fedeli, venne ancora atterrata.
Così nel 1893, grazie alla donazione di un terreno adiacente da parte della Duchessa di Galliera, in quella che a quel tempo era via Minerva, oggi Corso Buenos Aires, venne riedificata nelle attuali forme neo rinascimentali in stile fiorentino.
Della chiesa quattrocentesca rimangono una statua della Madonna di Città, una tela di Valerio Castello con il Miracolo di santa Zita e il portale della vecchia chiesa.
Quest’ultimo è stato collocato nella parte posteriore della chiesa lato via Santa Zita: sul suo architrave reca tre statue (un Crocifisso con ai lati la Madonna e san Giovanni Battista), provenienti da un altare scomparso; sono tutte e tre opera del maestro Giovanni Antonio Paracca (XVI secolo), noto anche come il Valsoldo.
In Copertina: il Portale originario di Santa Zita. Foto dell’autore.
Da via Garibaldi basta imboccare un qualsiasi vicolo per immergersi nel ventre oscuro dei caruggi dove le prostitute esercitano la professione più antica del mondo e gli extra comunitari offrono le loro merci nei bazar contrattando in idiomi sconosciuti.
Uno di questi caruggi è vico Dietro il Coro della Maddalena dove a darci il benvenuto e a ricordarci che siamo a Genova e non nella casba araba sono un sovrapporta in pietra del XV secolo della Vergine e una tavella con l’Agnus Dei e uno stemma abraso del XIV sec.
Se quest’ultimo risulta tutto sommato in buone condizioni, lo stesso non si può dire del sovrapporta in cui la Madonna e il Bambinello in piedi risultano mutili e abrasi in varie parti e soprattutto nei volti.
Ai lati due santi reggono uno un bastone, l’altro dei doni.
Qui al civ. n. 26 si trova anche il locale il Cadraio il cui nome legato all’antico mestiere di servire direttamente a bordo delle navi i pasti, rimanda alla più stretta e pragmatica tradizione culinaria genovese.
In Copertina: Vico dietro il Coro della Maddalena. Foto di Leti Gagge.
Al.n. 7 di Vico dei Ragazzi alzando lo sguardo sul palazzo a cui si accede dal civ. n. 3 si possono notare le tracce di un antico portale in pietra di Promontorio.
Del manufatto risalente al XIII sec. rimane il trave su cui si intuisce una Madonna col Bambino rappresentata in rilievo dentro una corona floreale sorretta da due angeli.
Lo storico ottocentesco Alizeri ci racconta che ai lati erano incisi candelabri, mostri alati, uccelli esotici ora indecifrabili.
All’angolo destro sullo stipite rimane un medaglione imperiale.
In Copertina: il Portale di Vico dei Ragazzi n. 7. Foto di Leti Gagge.
Sotto l’archivolto di via dei Giustiniani n. 9 si trova un imponente tabernacolo che originariamente conteneva una settecentesca Madonna con Bambino e Angeli.
Al posto della statua andata trafugata o persa è stato inserito un medaglione tondo con il volto di Gesù.
Purtroppo l’edicola, nonostante i brani colorati ne lascino intravedere l’antico splendore, versa nel più completo abbandono.
Per anni il sovrapporta in stucco è stato abbandonato e trascurato.
Per fortuna è stato recentemente ristrutturato riportando i colori e i decori al loro originario splendore.
Non è dato sapere con certezza a chi sia dedicata la statua protetta, all’interno della nicchia da una grata, anche se sembrerebbe trattarsi di una generica Madonnetta.
In Copertina: Edicola in San Vincenzo 96a/r. Foto di Giovanni Caciagli.