Da Piazza di Soziglia si dirama via dei Macelli di Soziglia il cui percorso segue pari pari il tracciato del sottostante rio Susiliae.
In realtà più che una via è uno strettissimo e tortuoso caruggio che ospita ogni genere di attività commerciale, prevalentemente di carattere alimentare, anche se negli ultimi anni si sono diffusi pure negozi di artigianato ed etnici e le pescherie hanno purtroppo chiuso.
Qui oltre ai bezagnini si trovano le macellerie sia tradizionali che specializzate in ovini e caprini, pollame e islamiche.
Numerose poi sono le testimonianze di un antico passato come, ad esempio, all’angolo con Vico Lavagna la settecentesca edicola della Madonna Assunta, o all’altezza del primo piano le ormai rare mampae, le tipiche finestre genovesi caratterizzate da pannelli mobili riflettenti.
All’angolo poi con l’omonima piazzetta si staglia la monumentale edicola di Madonna di Città del XVIII secolo, eretta dalla corporazione dei Beccai (macellai).
Spesso ho parlato delle edicole votive perché costituiscono, per lo meno nella loro spontanea e sincera testimonianza devozionale, una caratteristica peculiare dei nostri caruggi.
Senza considerare quelle fuori le mura, lungo ponti o creuze, dentro chiostri, oratori o palazzi privati, se ne contano ben 849.
Ve ne sono d’ogni forma e foggia: a tempio, bassorilievo, medaglione e dipinto.
Ad esempio molto grande e conosciuta è quella settecentesca, commissionata dalla Corporazione dei Beccai, sita all’incrocio fra la via e piazzetta dei Macelli di Soziglia.
L’edicola, fatto inusuale è posta non in alto come al solito, ma quasi all’altezza dei passanti.
Presenta un grande tabernacolo in stucco che custodisce al suo interno la settecentesca statua marmorea di “Madonna di Città” la quale, seduta, porta il Bambinello in braccio con due curiose teste di cherubini che spuntano dai drappeggi.
Alla base un cherubino alato sorregge la mensola , ai lati due grandi angeli in soffici vesti, reggono il timpano curvo con la raggiera e lo Spirito Santo.
Ai piedi l’epigrafe recita:
“Laniorum Ars Huius / Modi Deipare Simula / Crum Posvit Anno / Dni MDCCXXIV (1724)”.
In latino “Laniorum” è il genitivo plurale da “Lanis” (macellaio) e significa “dei macellai” da non confondersi con “Lanariorum” che deriva da “Lanarius” e significa “dei lanaiuoli”.