Nel 1155 Genova, sentendosi minacciata dai propositi bellicosi di Federico Barbarossa, delibera di rinforzare e rinnovare la cinta muraria.
Uno dei due principali varchi di accesso è la Porta di S. Andrea meglio nota come Porta Soprana (l’altra è Porta di S. Fede o dei Vacca).
Dai suoi torrioni pendevano gabbie con i resti dei nemici, a monito inequivocabile per i male intenzionati.
Dall’arco principale (come dalle chiese più importanti) penzolavano anche le catene di Porto Pisano, trofeo di guerra conquistato dopo aver interrato il porto della città nemica.
Guardando la colonna sinistra della Porta troverete questa strepitosa lapide che racconta, come fosse la Porta stessa a parlare:
“Nel nome di Dio Padre onnipotente, del figlio e dello Spirito santo, così sia.
Sono difesa da mura mirabili e da genti coraggiose e per il mio valore respingo lontano i dardi nemici.
Se porti pace sarai ben accolto, se porti guerra te ne tornerai triste e vinto.
Austro ed occidente, settentrione ed oriente sanno quante battaglie ho sostenuto vittoriosa.
Sotto il consolato di Guglielmo Porco, Oberto Cancelliere, Giovanni Malocello e Guglielmo Lusio e dei consiglieri Bonvassallo De Castro, Guglielmo Stangone, Guglielmo Cicala, Nicola Roca e Oberto Recalcati”.
I genovesi di quell’epoca che a noi sembra molto lontana erano molto abili nel difendere la città che già doveva essere bellissima e veramente “superba”.Un po’ macabre lo gabbie con i resti dei nemici ma certamente un ottimo deterrente.La lapide poi parla chiaro
L’orgoglio e la concretezza ineguagliabili delle genti genovesi. Poche parole ma chiare; un monito senza equivoci che profumava di coraggio e determinazione.
Queste sono le cose che hanno reso grande Genova ed hanno mantenuto la sua independenza per secoli.
grazie,
è sempre affascinate , poter leggere queste nozioni, adoro genova.
Grazie a te, Ezio, di appezzarle.
Leggendoti, ho arricchito la mia conoscenza della nostra bella città!