La leggenda narra che i genovesi eressero in soli otto giorni, 53 secondo altre fonti, le poderose mura della terza cinta muraria, quella del 1155 detta del Barbarossa.
In realtà si tratta di una metafora poiché ci vollero 8 anni e furono completate nel 1163. Devono il loro nome all’Imperatore Federico I di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero, dal quale i genovesi volevano proteggersi per difendere la propria autonomia.
Per finanziare la colossale impresa i denari pubblici non erano sufficienti. Perciò il Comune raccolse donazioni e finanziamenti di privati e prestiti di banchieri piacentini. Persino l’Arcivescovo Siro II contribuì, in cambio di una considerevole somma, vendendo parte degli arredi sacri delle chiese della città.
La narrazione epica dei fatti è fornita negli “Annali” del Caffaro in cui il cronista racconta come le mura esistenti, quelle delle Grazie e della Marina, fossero state rafforzate.
“Uomini e donne tutti, in Genova, non ristando, dì e notte, di portar pietra d’arena, avean le mura a tal punto avanzate in solo otto giorni, che qualsiasi altra città d’Italia, pur con lode non sarebbe riuscita ad altrettanto”.
Queste esistevano già prima dell’anno Mille. Il nuovo tratto saliva dal Molo fin sopra Campo Pisano e terminava, percorrendo Via del Colle, a Porta Soprana. (Vico Sotto le Murette e Via del Colle).
Dalla torre sud della porta, riedificata per l’occasione, comincia il tragitto, oggi interrotto da un cancello, delle Murette.
Queste si possono comunque raggiungere passando da Salita della Coccagna dove s’incontra la scaletta che conduce al camminamento.
Nel primo tratto le abitazioni, ormai addossate alle mura, dal lato di levante impediscono l’originaria vista verso la valle del Rivo Torbido che scorre sotterraneo. A ponente si notano ancora, fra le altre, le case danneggiate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Valicato un piccolo dosso si apre un maestoso panorama sulla collina di Carignano dominata dalla Basilica di santa Maria dell’Assunta con il ponte vecchio di Via Ravasco, uno scorcio di mare e, a monte, dove un tempo v’era il quartiere della Madre di Dio, le palazzate di Piazza Dante e gli orribili Giardini Baltimora.
Proseguendo si varca l’archivolto della Fava greca, dal nome del diffuso legume simile alla cicerchia. molto usato, a quel tempo, nelle zuppe.
Qui è possibile ammirare brani delle antiche mura senza la sovrapposizione successiva di case. Giunti in Via Ravasco, lungo le scalette, si notano i resti dell’antico acquedotto che percorreva ingegnosamente tutte le mura fino al Molo Vecchio.
Le Murette continuano col Vico San Salvatore che degrada verso Campo Pisano e il Vico, appunto, Sotto le Murette, fino ad unirsi alle Mura della Marina nei pressi della scalinata di Sant’Antonio e dell’omonimo oratorio.
Questo è quello che ancora oggi rimane dell’antico tracciato, il resto che non esiste più aveva un’altezza media di circa dieci metri, si dipanava da Porta Soprana.
Da qui raggiungeva una torre posta dove è l’attuale sbocco di Via XX, un tempo Via Giulia, con Piazza De Ferrari. Saliva per Piccapietra e la Torre Fiorente (o Friorente), posta a protezione del portello di Sant’Egidio, situata nell’attuale Via Vernazza, (fu dapprima inglobata nei vicini palazzi e infine demolita con lo sterro del colle e l’ampliamento di Piazza De Ferrari dopo il 1892) fino alla Porta Aurea e si congiungeva nell’odierna Piazza Corvetto con la Porta dell’Acquasola.
Le Mura s’inerpicavano nei terreni oggi occupati dal Museo Chiossone nella Villetta Di Negro, dove raggiungevano all’altezza della Torre di Luccoli il punto più alto, scendevano lungo l’attuale Salita delle Battistine. Qui quelle visibili ancora oggi appartengono al bastione cinquecentesco di Santa Caterina.
Nel 1926, nel tratto iniziale della salita durante i lavori di ampliamento della galleria Portello/Corvetto, venne rintracciato un varco archiacuto risalente appunto al XII sec.
Dal Portello si saliva lungo l’attuale Salita Inferiore di San Gerolamo fino a raggiungere il Castelletto, oggi Piazza Villa.
Di qui scendevano per Salita della Rondinella fino a S. Agnese nel quartiere del Carmine e terminavano a Porta di S. Fede o dei Vacca.
La cinta era dunque costituita da tre principali porte munite di poderose torri: Porta Superana o di S. Andrea (Piano di S. Andrea), Porta Aurea (Piccapietra), Porta Sottana, dei Vacca o di S. Fede (Darsena).
Esistevano anche tre porte minori fornite di torretta: Portello (Piazza del Portello), Pastorezza (Largo della Zecca) e S. Agnese (Nunziata) e, infine, di due varchi minori Castello o S. Croce, (Sarzano dalla chiesa di S. Croce) e Murtedi (Largo Lanfranco, S. Caterina), privi di torrioni.
Dalla Porta Soprana la nuova cinta muraria ampliava notevolmente la porzione di città racchiusa in essa, rispetto a quella precedente del X sec. più che duplicata racchiudendo un territorio di 55 ettari.
Invitato all’inaugurazione Papa Alessandro III esclamò: “Siano le vostre Mura inespugnabili come lo sono i vostri cuori”.
Il risultato fu più che soddisfacente e legittimo l’orgoglio dei genovesi per l’impresa compiuta. Tanto è vero che ancora Caffaro annotò: “l’impeto di tutta Italia e Alemagna, purché non fosse contrario Iddio, non vi avrebbe dischiuso un passo”.
In Copertina: un tratto delle Mura del Barbarossa sul Ponte di Carignano nei pressi di Sarzano. Foto dell’autore.
Bellissimo,come al solito !!!!
Sarebbe stato bello,i trogoli di Barabino,chiamarli ancora di via Madre di Dio
Grazie belle foto e particolari della città della mia infanzia.
Molto interessante!!!!
Purtroppo (31-10-2023) ormai il camminamento è, a meno di un brevissimo tratto da Passo delle Murette, reso inaccessibile da cancellate private. Un vero peccato privare la cittadinanza del passeggio su queste mura millenarie.
Con tristezza.
Saluti
Mau
Grazie per le foto e la descrizione particolare molto precisa ,io il camminamento sono riuscita a farlo 25 anni fa molto bello e panoramico,con guida molto informata.Grazie ancora per la pubblicazione.Marilisa
Grazie a te di aver apprezzato