Sulle pareti all’interno del chiostro di San Matteo, insieme alle numerose lapidi che attestano il prestigio acquisito nei secoli dal casato dei D’Oria, è affissa la copia del bassorilievo del 1290 che raffigura Porto Pisano. Si tratta di una preziosa testimonianza di quel 23 agosto giorno in cui, Corrado D’Oria al comando della sua flotta, violò la roccaforte toscana interrandone definitivamente il porto.
Al centro spiccano le due torri Magnale e Formice collegate fra loro dalle famose gigantesche catene che proteggevano lo scalo della città della Volpe. Catene che furono, fino al 1860, appese sulle principali porte e chiese della Superba prima di essere, in segno di rinnovata concordia, restituite e conservate presso il Camposanto monumentale in riva all’Arno.
Le maglie erano appese in:
- Chiesa di San Torpete
- Palazzo San Giorgio
- Chiesa di Santa Maria di Castello
- Chiesa del Santissimo Salvatore
- Porta Soprana
- Bassorilievo in Borgo Lanaiuoli
- Porta degli Archi
- Chiesa di Santa Maria Maddalena
- Salita di Sant’Andrea
- Chiesa di Sant’Ambrogio
- Chiesa di San Matteo
- Chiesa di Santa Maria delle Vigne
- Chiesa di San Donato
- Porta dei Vacca
- Chiesa di San Sisto
- Commenda di San Giovanni di Pré
- Murta
«Che a travaggiava con garie armè /
e ligava nemixi e noi servava, /
e chenne grosse da per lé schiancava, /
chi ancora son per Zena spanteghè
(Da Zena moere de regni e de cittè, Paolo Foglietta (1520 – 1596))
Traduzione:
«La grandezza di Genova è universalmente conosciuta] perché lavorava con galee armate, /
e legava nemici e ci salvava /
e grandi catene da sola spezzava, /
che ancora oggi sono sparse per Genova.»
Tuttavia ne restano ancora traccia in due località della Liguria: due anelli sono conservati infatti a Murta appartenuti ai fratelli Marcenaro due marinai della zona che avevano partecipato all’impresa. In realtà si tratta di copie settecentesche realizzate a posteriori poiché gli originali furono trafugati nel 1747 dagli austriaci del generale Schulenberg che, durante il vano assedio della Superba, erano accampati nel borgo della Val Polcevera.
Le copie murtesi oggi vengono esposte durante la festa della Zucca mentre le originali dell’epoca erano appese sulla chiesa di San Martino.
Altre maglie sono infine esposte all’esterno della chiesa di Santa Croce di Moneglia donate dai genovesi al capitano Stanco che, al comando della fedele alleata, aveva partecipato all’impresa.
L’epigrafe latina:
In nomine D(omi)ni am(en)
MCCLXXXX
oc cadena tuleru(n)t
de portu Pisanoru(m)
oc opus fecit fieri d(omi)no
Tra(n)cheus Sta(n)co de Monelia
Traduzione della lapide:
Nel nome del Signore così sia
Anno 1290
Questa catena fu portata via
dal porto di Pisa
la lapide fu posta dal signor
TRANCHEO STANCO DI MONEGLIA
battaglia della Meloria 1284
L’originale del bassorilievo di Porto Pisano era invece affisso un tempo in Vico Dritto di Ponticello sulla casa di Carlo Noceti (detto anche Noceto Chiarli), il celebre fabbro genovese che con la sua perizia aveva tranciato le enormi catene del porto nemico. Maistro Chiarlo – così era chiamato – aveva ingegnosamente acceso dei fuochi sotto di esse rendendole incandescenti e quindi più facilmente spezzabili.
Pochi però sanno che le catene del 1290 non furono né le uniche né le prime tradotte a Genova: già nel 1287 infatti, durante una spedizione organizzata dall’invincibile ammiraglio Benedetto Zaccaria, uno dei due eroi della Meloria, (l’altro Oberto D’Oria) i genovesi si erano già impossessati delle catene del porto.
Benedetto, a bordo della sola “Divizia”, la sua galea prediletta, aveva violato il baluardo militare facendosi largo fra le torri di difesa mentre un suo sottoposto, il capitano Nicolino di Petracco al timone di altre 5, era entrato nel bacino mercantile spezzandone per urto (delle galee) le maglie. Catene che furono anch’esse, fino al 1860, appese sulla Cattedrale di San Lorenzo. Durante l’eroico assalto Benedetto rimase gravemente ferito ma in seguito alla sua coraggiosa impresa, impauriti, i pisani siglarono la pace. I patti furono talmente duri per i toscani che questi, non rispettandoli, videro nel 1290 il loro approdo definitivamente distrutto ed interrato ad opera di Corrado D’Oria.
La tavella genovese rimanda ad altre due rappresentazioni simili murate nella cattedrale di Pisa. La prima esposta lungo il muro meridionale del coro della chiesa, la seconda al pian terreno del campanile della stessa. Probabile quindi che l’opera sia stata commissionata dai vincitori ad una delle numerose maestranze pisane fatte prigioniere in quegli anni a partire dalla celeberrima battaglia della Meloria avvenuta nel 1284.
A seguito della distruzione del quartiere avvenuta nel 1935 il prezioso manufatto è stato ricoverato presso il Museo di S. Agostino dove tuttora è accuratamente custodito.
Mi è sempre piaciuta la STORIA GENOVESE che Caro Amico con tanta pazienza prepari con la Tua Carissima Moglie.Conoscere il Passato è anche insegnamento.Dovresti poter fare in maniera che anche in Spagnolo si possa Leggere.Conosco molte Amiche e sapere dei Nostri Antichi che pian piano hanno costruito dei Grandi Tesori e non da tutti conosciuti per primi i Nostri Concittadini.Ecco perchè GENOVA ha un
detto ” LA SUPERBA ” tutto dovuto per questi capolavori dei Nostri ARTIGIANI del Passato, Artisti nel lavorare il Ferro, Legno e Marmo. Grazie saluti.
Scusate, ma nella data “1290” in latino,si ravvisano due errori. Innanzitutto le “X” sono cinque. Quindi verrebbe da leggere “1300”. Però mi dissero, quando andavo alle elementari, che nelle date latine un simbolo non deve essere ripetuto più di tre volte. Anche se ho notato più volte, in vecchie date medievali, specie nelle lapidi tombarie, che a volte lo stesso simbolo è stato usato anche quattro volte consecutive. Chiedendo spiegazioni, le guide mi han detto che a quei tempi ci si poteva sbagliare ;>)). Comunque, per leggersi 1290, i caratteri dovrebbero essere così : MCCXC. Grazie e scusate.
Hai ragione Pino, c’è una X di troppo. Errore mio di trascrizione. Grazie
Alcuni pezzi di catena erano esposti anche al Museo Navale in Villa Doria di Pegli. È vero? Ci sono ancora?
Si vero… alcuni anelli sono conservati nel museo navale di Pegli.