Il promontorio del Molo ha da sempre rappresentato la protezione naturale ed il rifugio delle imbarcazioni nella rada che ha dato origine al porto.
Nel corso dei secoli il baluardo naturale è stato prolungato a più riprese e munito di poderose mura sia sul lato del mare aperto (Mura del Molo e Mura della Malapaga) che su quello interno (il Baluardo).
Negli antichi documenti dei “Conservatores portus et moduli”, i magistrati adibiti alle attività marittime, il quartiere era indicato con il nome “Contrada Moduli”. Qui si trovava una fontanella, detta del “Bordigotto”, protagonista di un antichissimo episodio avvenuto nel 935 quando, presagio nefasto, cominciò a zampillare sangue. Di lì a poco infatti, Genova avrebbe subito un devastante attacco saraceno, uno dei più terribili che la sua millenaria storia ricordi.
In pieno ‘500 vennero rafforzate le mura che partivano da Porta Soprana e proseguivano fino alla punta del Molo vecchio che venne dotato di un’apposito varco, costruito dall’Alessi, chiamato -appunto- Porta Molo Vecchio.
Il quartiere era la sede di tutte quelle attività che ruotavano intorno alle manutenzioni navali: botteghe, fabbriche e laboratori di fabbri, bottai e arredatori marittimi. In particolare vi si costruivano cannoni e proiettili per la Repubblica.
Nel ‘600 la zona divenne destinata ai magazzini annonari (del sale, del grano e dell’abbondanza) e le attività prima elencate si trasferirono in parte di fronte, alla “ripa coltellinaria”, odierna Via Turati, in parte in Darsena.
In seguito alle trasformazioni di fine ‘800, inizio ‘900, la contrada è stata via via isolata dal resto della città, costituendo un’appendice del porto. I bombardamenti del 1942 e la costruzione nel 1969 della sopraelevata hanno cambiato in pochi anni ciò che era rimasto immutato per secoli. Grazie al disegno di riqualifica voluto da Renzo Piano nel 1992, il Molo ha ripreso vita traendo giovamento dalla rinascita del Porto Antico.
In Piazza Cavour ai civ. n. 3 e 4, a fianco della caserma della Guardia di Finanza, si notano tre arcate rivolte verso il molo e due verso la piazza che costituivano una duecentesca loggia confinante, un tempo, con il casone delle prigioni della Malapaga.
Al civ. n. 54r ecco una delle edicole più note, quella secentesca di San Giovanni Battista. Si tratta di un’edicola in stucco a tempietto con colonne ioniche in marmo. La statua del santo, ricoverata in una profonda nicchia, è protetta da un’elaborata grata in ferro. Ai lati due coccarde con cartigli e scudi abrasi. Alla base l’epigrafe: “Moles Esto / et Mollias / MDCXXXIIII. (“Ergiti scoglio, (diga) e placa il mare (le tempeste”).
Il tabernacolo è collocato sopra la fontana detta dei “Cannoni del Molo”, una cisterna del 1634 che costituiva una delle stazioni terminali della via dell’acqua.
Con il termine cannoni venivano indicati i tubi che fornivano acqua alle fontane pubbliche. A differenza dei bronzini, dotati di valvole, i cannoni necessitavano, per la loro chiusura, di tappi di ferro, bronzo, marmo o ceramica.
A lato dell’edicola del Battista sono visibili due listarelle di marmo incise con numeri arabi e romani, incastonate nelle pietre, con numerose fessure per l’areazione. Una vecchia targa in ghisa riporta la dicitura “Pozzo Pubblico N. 25” con tanto di stemma e corona.
In Copertina: Via del Molo angolo Piazza Cavour. Cartolina tratta dalla collezione di Stefano Finauri.
continua…
Che fascino immaginare la vita e le attività di quei tempi tanto lontani e ritrovare nelle tue descrizioni l’immagine del porto e dei vari depositi come erano allora.Anche le foto sono veramente interessanti.
Grazie