La mia città dagli amori in salita
Genova mia di mare tutta scale
e, su dal porto, risucchi di vita
viva fino a raggiungere il crinale
di lamiera dei tetti, ora con quale
spinta nel petto, qui dove è finita
in piombo ogni parola, iodio e sale
rivibra sulla punta delle dita
che sui tasti mi dolgono?… Oh il carbone
a Di Negro celeste! Oh la sirena
marittima, la notte quando appena
l’occhio s’è chiuso, e nel cuore la pena
del futuro s’è aperta col bandone
scosso di soprassalto da un portone.
Versi tratti dalla raccolta Sonetti di Enea del 1952.
In quest’ode alla città prediletta il tema della giovinezza fiduciosamente amorosa s’incrocia con quello del passato, che a sua volta nelle eleganti rime di Caproni si riallaccia alla pena del futuro.
Nelle piccole cose quotidiane il poeta rivela, come nei sogni, le più profonde risonanze e gli echi di un mondo magico e spettrale, in cui l’armonia si fa dolcemente straziante.
In copertina: Foto di Leti Gagge.