Presso il Museo dei Cappuccini sito in Viale IV Novembre 5 è possibile immergersi in un affascinante viaggio nel mondo dei presepi.
Si può accedere sia dalla chiesa della SS Annunziata di Portoria dove sono custodite le spoglie di Santa Caterina da Genova, che dall’ingresso con scenografico settecentesco scalone situato praticamente di fronte al Parco dell’Acquasola.
Sulle pareti dello scalone come succulento antipasto sono esposte tele provenienti da chiese e conventi cappuccini liguri di autori di assoluto prestigio quali, cito i principali: Gio. Andrea De Ferrari, Giulio Benso, Luca Giordano, Luca Cambiaso, Bernardo Strozzi, Domenico Fiasella, Orazio De Ferrari, Giovanni Battista Paggi, Luigi Miradori detto il Genovino e Domenico Piola.
Prima dell’ultima rampa a dare il benvenuto ai visitatori è una splendida quanto geniale scultura marmorea bifronte di autore ignoto che da un lato rappresenta Sant’Antonio da Padova con Gesù e dall’altro la Vergine con il Bambino.
Giunti al piano sulla sinistra ecco il pezzo forte del percorso costituito dell’imponente presepe meccanico realizzato dell’artigiano piemontese Domenico Curti. La rappresentazione si dipana lungo tre scene principali collocate a Betania, Gerusalemme e Betlemme e racconta oltre alla Natività anche molti altri episodi legati alla Bibbia. Non a caso lo stesso autore lo ha definito “un presepe biblico animato”.
Quasi cento anni di storia, quaranta metri quadri di stupore e oltre 150 movimenti generati da originali meccanismi azionati mediante vecchie cinghie di cuoio, ne fanno un capolavoro del suo genere.
Il viaggio prosegue nella stanza di fronte raccontando la grande tradizione presepiale genovese attraverso i suoi grandi maestri in particolare, Bissone, Maragliano, Navone, Garaventa e Casanova, fino a Capurro l’ultimo esponente di rilievo di una scuola che annoverava fra gli altri artisti quali Storace, Ciurlo, Pittaluga, Pedevilla e il Castellino il primo di cui si ha notizia ad inizio del XVII secolo.
Dalla ricca committenza nobiliare del presepe artistico si passa poi a quella più economica e popolare tradizione detta dei macachi. Ovvero quella particolare produzione di statuine in terracotta o carta pesta per presepi allestiti spesso con materiali di recupero. In proposito i più famosi sono quelli realizzati con le ceramiche di Albisola.
A corollario della mostra altri 8 presepi di più recente fattura di chiara ambientazione ligure di fogge, dimensioni e materiali diversi, arricchiscono il museo. In queste rappresentazioni spesso la “piazza del mercato” costituisce l’ambientazione principale.
Ma il vero protagonista è il presepe settecentesco con i classici manichini snodabili vestiti con sfarzosi abiti su misura.
Al centro della scena ecco il fastoso corteo dei magi attribuito alla bottega del Maragliano. Da notare l’utilizzo dei cavalli al posto dei cammelli, caratteristica questa tipica della scuola genovese.
A proposito del grande scultore non vi è prova alcuna che scolpisse statuine presepiali ma si sa che disegnava personalmente i bozzetti che dovevano essere poi realizzati dai suoi allievi.
Fra i tanti personaggi spiccano, custoditi in una teca a parte, le figure della benefattrice e del mendicante realizzate da Pasquale Navone, il grande continuatore dell’arte del Maragliano. Se la prima si distingue per la sua raffinata eleganza, la seconda risalta perché interamente vestita in tela jeans originale dell’epoca.
Da segnalare infine il pregevole quattrocentesco polittico di San Barnaba di Giovanni di Pietro da Pisa, proveniente dall’omonima chiesa di San Barnaba del Castellaccio.
In Copertina: Il Corteo dei Magi attribuito alla Bottega del Maragliano. Tutte le foto sono dell’autore.