queste, secondo il Vangelo di Giovanni, le parole pronunciate da Ponzio Pilato ai Giudei nella speranza che la flagellazione fosse punizione sufficiente per il Cristo.
Le emozioni suscitate da questa sentenza rappresentano uno dei momenti più alti della cristianità e sono state fonte di ispirazione per numerosi artisti che, nel corso dei secoli, si sono cimentati nel cogliere “l’umanità” di quell’episodio: Bosch, il Correggio, Tiziano, Van Dyck, Rembrandt e molti altri ancora.
Le due principali tele raffiguranti “L’Ecce Homo” però non si trovano né al Louvre di Parigi, né al British Museum di Londra o al Prado di Madrid e nemmeno all’Ermitage di San Pietroburgo o al Pergamo Museum di Berlino bensì custodite a Genova, in due dei suoi scrigni più preziosi: la prima, quella datata 1474 la più antica e celeberrima opera di Antonello da Messina, presso la Galleria Nazionale di palazzo Spinola, la seconda risalente al primo decennio del ‘600 addirittura di Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, nel Museo di palazzo Bianco in Strada Nuova (odierna Via Garibaldi).
Forse è il caso di dire “Ecce Homines”.
Ho visto qualche anno fa l’Ecce Homo a palazzo Spinola e devo dire che ne ero stata piacevolmente sorpresa perché non mi aspettavo un Antonello da Messina a Genova.Non conosco purtroppo quello di Caravaggio.
Molto interessante
Diciamolo: “Ecce Homines”
relativamente all'”Ecce Homo” di Strada Nuova, mi sembra di ricordare che si sostiene che il Caravaggio si sia autoritratto nelle vesti di Pilato; l’Immagine del Pal. Spinola è citata invece nel bel romanzo di M.Maggiani “La Regina disadorna”.
Io sono moderatamente appassionato di pittura,scultura e architettura, NON COMPETENTE. Trovo queste due opere molto belle.
Antonello da Messina, fantastico. Se ritornerò a Palermo, dopo averla vista due volte, riandro e vedere per la terza volta l’Annuciata, incantevole ! !
L’Ecce Homo di Antonello da Messina, l’ho contemplato a lungo, non si può passarci solo davanti, costringe a fermarsi. E’ il volto del dolore di Cristo, di ogni uomo innocente e condannato, nel suo sguardo una intensità enorme, una supplica, una preghiera. La corona di spine ci ricorda il nome dei proprietari Spinola, piccola spina.