Poco più di un secolo fa, all’inizio del ‘900, accanto al teatro “Garibaldi” v’era un piccolo caffè frequentato da un tale a tutti noto con il nome di “Baccicin de l’aegua”. Ovviamente si trattava di un soprannome ironico visto l’inesistente rapporto che il nostro eroe aveva con l’acqua alla quale preferiva senza dubbio alcuno il nettare di Bacco. Baccicin soleva spesso dire: “Se io fossi il conte Raggio, metterei i recipienti del vino sul tetto del palazzo, al posto delle cisterne dell’acqua. Pensate che bello, aprire il rubinetto del lavandino e veder venir giù del Barbera”.
Baccicin sovente brillo si appostava all’angolo dei vicoli di Via Garibaldi dove teneva comizi e sproloqui su qualsiasi argomento fino a che non veniva costretto dai vigili a sloggiare. “Se fuise u cunte Raggio non me mandiesci via..” rispondeva risentito al cantunè di turno e nell’allontanarsi barcollante verso la Maddalena canticchiava:
“O Baccicin vattene a ca, to moè a t’aspeta.
Baccicin vattene a ca.
E a t’ha leasciou u lumme in ta scaa..”.
Il suo sogno era diventare ricco, ormai l’avete capito, come il conte Raggio per riempire di vino i recipienti del suo palazzo e per questo giocava al lotto tutto quello che, tra guadagni ed elemosine, riusciva ad arraffare qua e là. Non sapendo leggere chiedeva ai passanti di comunicargli la sequenza dei tre numeri estratti. Fu così che un giorno gli amici gli giocarono un brutto scherzo. Riuscirono ad impadronirsi del cappello del malcapitato dove era nascosta la ricevuta dei numeri giocati ed inscenarono un tiro mancino molto ben orchestrato alle sue spalle al quale presero parte diversi personaggi..
Uno sconosciuto con in bella vista il giornale “Il Balilla” interrogato dal Baccicin lesse, guarda caso, i numeri giocati dal poveretto che, superato il momento di incredulità, strappò dalle mani del tizio il giornale e corse euforico giù per il caruggio, irrompendo nel piccolo caffè dove tutti, a conoscenza dello scherzo, lo attendevano.
L’oste e gli avventori lessero e confermarono l’estrazione sulla ruota di Genova. Baccicin era al settimo cielo e si precipitò al botteghino del lotto per riscuotere la sua agognata vincita. Lo scherzo era sfuggito di mano e chi l’aveva ordito già si era pentito quando vide il titolare della ricevitoria uscire trafelato mentre si tamponava il naso sanguinante. Ai presenti implorò, mentre si udivano i rumori della vetrina infranta e i tonfi di sedie e tavoli sfasciati, di fermarlo perché “u l’è mattu, acciapelu..”. Un vigile accorso per sedare la questione subì un calcione nelle parti “nobili” di un furibondo Baccicin al quale nulla potè impedire l’arresto con tanto di permanenza in Torre (Grimaldina) prima e in Pretura, poi.
La vicenda finì sulla bocca di tutti e persino il Balilla pubblicò una parodia del mancato vincitore. Oltre al danno anche la beffa da “macchietta” a “zimbello”.
Passarono gli anni e con essi anche la prima guerra mondiale e Baccicin, incurvato dagli anni e afflosciato dalle delusioni era ormai l’amara caricatura di se stesso. Continuò, fino all’ultimo dei suoi giorni a chiedere l’elemosina, bofonchiando una nenia incomprensibile, nella zona antistante il palazzo della Meridiana.
Quella nenia recitava: “O Baccicin, vattene a ca, o Baccicin vattene a ca…”
Non conoscevo la storia di Baccicin e non sapevo nemmeno che fosse realmente esistito. Mi fa veramente pena. Quando ero bambina, parecchi anni fa, canticchiavamo questa nenia pensando che fossero parole messe lì senza senso.
Ho sempre sentito dire Bacciccin vatt…..ecc ma non conoscevo questa storia triste. Non si deve ridere alle spalle di un poveraccio forse non del tutto a posto di testa, ma che probabilmente non dava fastidio a nessuno.
Grazie ! Finalmente la vera storia di un personaggio sinora creduto di fantasia e invece… poveraccio ! La gente e’ cattiva da sempre ! RIP Baccicin !
Me la cantava sempre mio papa’ . Tanti tanti anni fa , non la ricordavo piu ‘ .mi ha fatto tornare bambina
la canzone è inserita anche nel film di Pietro Germi “Il ferroviere” e se non ricordo male l’attore e regista la canta accompagnandosi con la chitarra nella scena finale quando muore.
che triste storia …ma si sa di tempo ne e passato…ma ancora oggi a distanza di anni,,ci sono persone che prendono in giro altre meno fortunate oppure nella vita si trovano in una situazione problematica…
Ho nostalgia dell’incipit che è emerso nei miei ricordi di bambino ,ma non conoscevo la triste storia di Baccicin
Povero Baccicin, si divertiva, come tanti, a imprecare e a invidiare i ricchi e a giocare al Lotto. fosse vissuto adesso se la sarebbe presa con Berlusconi.
Non conoscevo questa storia, anche se la filastrocca risuona ancora tra i ricordi lontanidi bambina.
E una storia triste e che ha il sapore sui un racconto di Dickens. Grazie per avermela fatta conoscere
Che tristezza, la storia di questa persona comunque ottimista, ho sempre pensato che fosse un genitore che sollecitava il figlio a tornare a casa.
conoscevo questa nenia come l’invito a tornare a casa dopo un’uscita dei tanti “baciccin” di tutte l’età che facevano tardi nelle serate estive, non credevo fosse una storia tanto triste…evidentemente sappiamo anche essere cattivi, magari inconsciamente,ma sempre cattivi.
Grazie per la triste storia.Amo questa canzone che si canta anche a Calasetta e Carloforte sostituendo Bacicin con Cirulin da tempo immemorabile
Be’, ma il trallallero contiene riferimenti sessuali espliciti che non al gioco né al vino. Probabilmente la canzone è anteriore alle vicende di questo personaggio