Quando sul camminamento delle secentesche mura dello Zerbino i signori già si sporgevano pericolosamente per spiare le sottostanti combattute partite di bocce. Un passatempo assai radicato nella tradizione genovese visto che già nel 1843 Charles Dickens ne raccontava ammirato nel suo soggiorno nella Superba. Riferendosi al quartiere di Albaro dove dimorava annotava infatti:
“Subito fuori della chiesa, gli uomini col berretto rosso in testa e la giacca sulle spalle (non se la mettono mai) giocavano alle bocce e compravano gli zuccherini. Quando cinque o sei di essi avevano finito una partita, entravano in chiesa, si segnavano con l’acqua santa, si inginocchiavano per un momento con una gamba, e poi uscivano di nuovo per fare un’altra partita a bocce. Sono abilissimi in questo passatempo, e sono usi giocare sulle vie e sulle straducole sassose e sul terreno meno adatto allo scopo, con la stessa precisione che se si trovassero davanti a una tavola da biliardo”.
Non doveva apparire molto diversa la scena girata proprio a Genova che ispirò addirittura uno dei primi cortometraggi in Italia, presente nel catalogo Lumière, intitolato “Partita di bocce allo Zerbino”.
Una tradizione quella genovese nata con la fondazione nel 1913 dell’Associazione Bocciofila Genovese che, dal primo dopoguerra in poi, raccolse allori sia in campo nazionale che internazionale:
“Nel 1914 l’Associazione bocciofila genovese, nata l’anno prima, organizzò una gara nazionale sul campo del Genoa cricket and football club. Campioni di quest’epoca pionieristica furono il genovese Federico Dondero, soprannominato ‘il Cicagnino’, Gio Batta Solari, detto ‘Baciccia’, e Francesco Edilio Canessa, chiamato ‘il Poeta’.
Il 28-29 settembre 1951 l’Italia ospitò per la prima volta i Campionati del Mondo. A Genova, sui campi di Marassi, sette nazioni si confrontarono usando le bocce sintetiche italiane, accanto a quelle metalliche francesi: i due tipi vennero uniformati nel diametro e nel peso. La Francia dettò legge fino al 1957, quando, a Béziers, una quadretta formata da Motto, Chiusano, Bauducco e Granaglia (quest’ultimo, soprannominato “il Maestro” in Italia e “Le Roi” in Francia fu 13 volte campione del mondo e ritenuto il più grande boccista di sempre) conquistò la prima vittoria azzurra ai Mondiali. Nelle successive edizioni e per tutti gli anni Sessanta l’Italia salì più volte sul gradino più alto del podio.
Probabilmente i due eleganti signori dell’immagine stavano assistendo dall’alto proprio ad una partita come quella descritta dall’apprezzato illustratore locale di inizio ‘900 G. Mazzoni.
Anche Gilberto Govi, il celebre interprete di commedie e alfiere della genovesità, fu un assiduo praticante degli improvvisati terreni dello Zerbino.
E’ passato oltre un secolo ma i campi di bocce dello Zerbino continuano ancora oggi ad essere fra i più frequentati dagli appassionati cultori di quest’antico e popolare sport.