“Genova non mi entusiasmò: se si escludono il porto ed alcuni viali moderni, le stradine anguste e buie erano piuttosto maleodoranti, piene di casupole e negozietti fra i palazzi marmorei.
Neppure la popolazione mi piacque gran ché. È come un formicaio convulso: vecchie nere, donne molli e grasse, ragazze agili e graziose, marinai dalla faccia scura e gli occhi azzurri, operai e soldati.
L’ambiente è minaccioso e cupo; anche a Napoli vi è un vermiciaio del genere, ma là sembra muoversi di più al sole, mentre quello di Genova si agita in stradicciole con alte case. E poi a Napoli la gente che discute sembra che canti, mentre a Genova pare sempre che bisticci.
Si dice che Genova sia una città magnifica, adornata da palazzi di marmo e che sia denominata Genova la Superba.
A me sembrò un luogo dalle vie strette e ben poco attraente. Può darsi che osservando strada per strada e casa per casa si trovino edifici, chiese e palazzi, ma passeggiando per le viuzze non si prova nessuna sensazione di grandezza né di magnificenza. […] Nei quattro o cinque giorni che rimasi mi parve una città oscura e tetra”.
Cit. Pio Baroja (1872 – 1956) scrittore spagnolo.
Foto di Leti Gagge.