Durante il viaggio intrapreso in Italia nel 1857 Melville raccolse le sue impressioni, sotto forma di appunti, redigendo il “Diario Italiano”.
A Genova l’autore di “Moby Dick” stanziò solamente tre giorni, dall’11 aprile al 14 aprile. La sua descrizione è frettolosa, quanto il soggiorno in città per questo commette anche errori cronologici di registrazione ma la sua sinteticità è efficace e trasmette le impressioni che gli ha suscitato Genova mentre la scruta passeggiando per le strade.
Ne esce un quadro non del tutto lusinghiero dove le erte strade gli ricordano la Scozia e i palazzi tanto decantati lo deludono. In compenso il panorama dalla Lanterna ed i percorsi lungo le mura lo affascinano non poco.
Sabato: “Alle dieci preso il treno per Genova, più di cento miglia. Piacevole per qualche tempo. Attraversata una contrada piacevole. Molto popolosa e intensamente coltivata. Ci avviciniamo agli Appennini, paesaggio stupendo. Strade costruite con grande abilità e alto costo. Numerosi finché arriva il grande tunnel – lungo due miglia – Arrivato a Genova con la pioggia alle tre del pomeriggio. La valigia è caduta dalle spalle di un facchino maldestro ho avuto paura di guardare cos’era successo agli oggetti di Kate.
Sono sceso all’Hotel Feder sul lungomare. Passeggiato per la Strada Nuova. I palazzi son meno belli di quelli di Roma, Firenze e Venezia. Una caratteristica sono i dipinti di architetture invece che della realtà. Ogni sorta di elaborata architettura è rappresentata negli affreschi – Il detto di Machiavelli secondo il quale l’apparenza della virtù può essere vantaggiosa quando la realtà lo sarebbe meno – Strade come quelle di Edimburgo, soltanto più erte e aggrovigliate.
Mi sono arrampicato per una di esse per via del paesaggio – mangiato alla table d’hotel. Bella sala. L’hotel occupa un antico palazzo. A sera a spasso lungo la passeggiata presso il porto. Hotel di molti piani. La torre dell’Hotel Croce di Malta. Vista sulle colline in lontananza”
Domenica: “Fatto colazione al caffè. Cioccolata. Alla passeggiata pubblica sui bastioni. Si guarda all’ingiù. Soldati. Una brigata di uomini tutt’altro che eleganti. Alla Cattedrale. Marmi bianchi e neri in disposizione alternata. Il bassorilievo a “graticola” – bello l’interno. Torre.
Il Palazzo Ducale.Tutti in piazza. Schiere di donne. L’acconciatura genovese. Ondine e fanciulle. Semplice e grazioso. Ricetta per rendere attraente una donna senza particolari doti. Preso l’omnibus (2 soldi) fino all’estremità del porto. Il faro (alto 300 piedi). Ci son salito. Vista superba. La costa verso il sud. Un promontorio. Tutta Genova e le sue fortezze, la loro esterna solitudine. La desolazione, l’aspetto selvaggio delle valli che intercorrono sembrano fare di Genova la capitale e il campo fortificato di Satana; fortificato contro gli Arcangeli. Le nuvole che si addensano sui bastioni sembrano immaginarie. Sono andato sulla parte orientale del porto e ho cominciato il giro della terza linea di fortificazioni.
I bastioni guardano a picco sul mare aperto, arcate lanciate sugli scoscendimenti. Bei paesaggi di parti della città. Su e su. Penitenziario per galeotti. Le grate si aprono sulla vista del mare – sull’infinita libertà. ho continuato sempre il giro. Bloccato. Andato alla passeggiata pubblica. Mi sono arrampicato per un sentiero scosceso fino a una chiesetta (bella vista del mare dal portico). Di là più in alto e sono giunto ai bastioni. Magnifica veduta della valle profonda che sta dall’altra parte – di Genova e del mare. Su e su, sempre più bello, fino a che ho raggiunto la vetta. Ho visto le due vallate intorno e il crinale nel quale si congiungono per formare il sito delle fortezze più alte. grande popolosità di queste vallate. Solitudine di alcune delle fortezze più in alto. i terreni inclusi nella terza linea di fortificazione. Vallette scoscese prive di vegetazione. Polveriere solitarie. Desolato come una valletta dell’altopiano di Scozia. Disceso con grande fatica attraverso un sentiero irregolare e giunto presso il Palazzo Doria. Un greco vicino a me. Di fronte a me delle persone che ridono sguaiatamente. Passeggiata al porto. Mi sono fermato con il greco al caffè-giardino. Bel posto con fontane, archi eccetera. A letto alle otto e mezzo. Per tutto il giorno sembrava che stesse per piovere, ma ha tenuto”.
Lunedì. – Cioccolata al caffè. Antico muro della dogana. Ho visitato i palazzi. Stile differente da quelli di Roma. Grandi atrii che precedono i cortili. Ma vedi la guida. Mi hanno mostrato in gran fretta alcuni palazzi, il Palazzo Rosso in particolare. Vento forte. Presto in albergo, risultato dello sforzo di ieri.
A pranzo ho incontrato il Commissario del ” Constitution”. A letto alle otto”.
Martedì – Ho preso il treno alle sei antimeridiane diretto ad Arona sul Lago Maggiore. Ho incontrato il tenente Fauntleroy alla stazione. Piacevole viaggio attraverso un paese nuovo. Alle due del pomeriggio imbarcato ad Arona su un piccolo vapore[…]”.
Buon viaggio Capitano Achab!