All’apice del successo, lo scrittore Guy de Maupassant nell’autunno del 1889 intraprese, a bordo del suo panfilo “Bel Ami II”, il suo ultimo viaggio in Italia, una traversata che dalla Francia lo avrebbe condotto in Toscana passando dalla Liguria.
Durante la navigazione sostò a Porto Maurizio, Bordighera, Sanremo, Savona, Genova, Portofino, Rapallo e Santa Margherita.
Della visita alla Superba il ricordo fu contraddittorio: se da un lato la passeggiata, a parte l’opulenza dei palazzi, deluse il poeta, dall’altro rimase piacevolmente sorpreso e incantato dalla città vista dal mare:
“Quando si entra in queste magnifiche residenze signorili, che i discendenti dei grandi cittadini della più fiera delle repubbliche hanno dipinto di colori chiassosi, quando se ne paragona lo stile, i cortili, i giardini, i portici, le gallerie, le superbe decorazioni con l’opulenta barbarie delle belle dimore della Parigi moderna, appartenenti a milionari capaci di incassare soldi ma non di concepire e realizzare una cosa nuova e bella, si comprende che nella nostra società democratizzata, composta da ricchi finanzieri senza gusto e da parvenu privi di tradizioni la distinzione data dall’intelligenza, il senso della bellezza delle forme, quello della perfezione nelle proporzioni e nelle linee sono scomparsi”.
“Genova vista dal mare è una delle cose più belle che si possano vedere al mondo.
La città si innalza in fondo al golfo, come se uscisse dai flutti, ai piedi della montagna. Lungo le due coste che si arrotondano intorno a lei per racchiuderla, proteggerla e accarezzarla, vi sono quindici cittadine, serve e vassalle, che riflettono nell’acqua le case dai colori chiari. A sinistra della loro grande patrona ci sono Cogoleto, Arenzano, Voltri, Pra’,Pegli, Sestri Ponente, San Pier d’Arena; a destra, Sturla, Quarto, Quinto, Nervi, Bogliasco, Sori, Recco, Camogli, ultima macchia bianca sulla punta di Portofino, che chiude il golfo a sud est.
Sopra al suo immenso porto, Genova si stende sui primi mammelloni delle Alpi, che si innalzano dietro, curvi e allungati in una gigantesca muraglia. Sul molo, la torre alta e quadrata del faro, detto ‘la Lanterna’, sembra una candela smisurata”.
“Genova vista dal mare è una delle cose più belle che si possano vedere al mondo”. Dal canto loro, circa cent’anni dopo Ivano Fossati e Fabrizio De André avrebbero interpretato la stessa emozione e meraviglia componendo i versi di “Chi guarda Genova” con l’omonimo ispirato incipit del titolo “Chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare…”.