profondamente genovese…
In Piazza Banchi attigua all’antica Porta di S. Pietro fin dal 862 esisteva, appena fuori le mura, l’omonima chiesa.
Nel 1398, a causa di un vasto incendio, rimase al suo posto un cumulo di tristi macerie fino a quando, alla fine del secolo successivo, venne demolita per permettere la costruzione del palazzo nobiliare di Giannotto Lomellini, Doge della città.
In seguito ad un voto compiuto nel 1583 dal nobile durante la peste, la lussuosa dimora venne abbattuta.
Soltanto le costruzioni a livello della strada rimasero intatte.
Si decise così di ricostruire la chiesa e, caso unico al mondo, si stabilì di tassare i commercianti che, in questo modo, poterono ottenere la concessione delle botteghe sottostanti.
Rispetto a quella originaria l’architetto Bernardo Cantone spostò la facciata rivolgendola non più a mare, bensì sulla Piazza e aggiunse sia la coreografica balaustra marmorea che lo scalone di accesso.
Terminata nel 1590 la chiesa di S. Pietro prese il nome della Porta, in ricordo della vicinanza all’arco dell’antica porta.
Testimone secolare di liti, omicidi (celebre teatro dell’assassinio del musico Stradella), rivolte, contrattazioni, scambi, commerci S. Pietro in Banchi ,come identificata dalla maggioranza, è la chiesa che meglio rispecchia l’approccio tutto genovese, come direbbe De André, “al sacro e al profano”.
L’edificio dovette subire anche l’onta dei bombardamenti di Re Sole nel 1684 e, soprattutto, quelli alleati del 1942.
Ristrutturata per l’ennesima volta si mostra come ancora oggi la vediamo, nonostante i disarmonici squilibri, in tutta la sua scenografica presenza.
Nel 1398, a causa di un vasto incendio, rimase al suo posto un cumulo di tristi macerie fino a quando, alla fine del secolo successivo, venne demolita per permettere la costruzione del palazzo nobiliare di Giannotto Lomellini, Doge della città.
In seguito ad un voto compiuto nel 1583 dal nobile durante la peste, la lussuosa dimora venne abbattuta.
Soltanto le costruzioni a livello della strada rimasero intatte.
Si decise così di ricostruire la chiesa e, caso unico al mondo, si stabilì di tassare i commercianti che, in questo modo, poterono ottenere la concessione delle botteghe sottostanti.
Rispetto a quella originaria l’architetto Bernardo Cantone spostò la facciata rivolgendola non più a mare, bensì sulla Piazza e aggiunse sia la coreografica balaustra marmorea che lo scalone di accesso.
Terminata nel 1590 la chiesa di S. Pietro prese il nome della Porta, in ricordo della vicinanza all’arco dell’antica porta.
Testimone secolare di liti, omicidi (celebre teatro dell’assassinio del musico Stradella), rivolte, contrattazioni, scambi, commerci S. Pietro in Banchi ,come identificata dalla maggioranza, è la chiesa che meglio rispecchia l’approccio tutto genovese, come direbbe De André, “al sacro e al profano”.
L’edificio dovette subire anche l’onta dei bombardamenti di Re Sole nel 1684 e, soprattutto, quelli alleati del 1942.
Ristrutturata per l’ennesima volta si mostra come ancora oggi la vediamo, nonostante i disarmonici squilibri, in tutta la sua scenografica presenza.
“Chiesa di Piazza Banchi”. Foto di Leti Gagge.
Conosco bene la bella caratteristica chiesa di San Pietro in Banchi ma non ne sapevo tutta la storia.Ti ringrazio di avercela raccontata così dettagliatamente.
In quella chiesa mi attrae molto il Cristo marmoreo sulla destra, che è senza mani, ma non per danneggiamento o cose del genere, ma per rappresentare una preghiera: Cristo non ha mani.
https://www.qumran2.net/ritagli/index.php?ritaglio=38