Storia di un caruggio… di una farmacia… di edicole… di un ninfeo… di una bomba…
Anticamente vico dei Notari era conosciuto, per via del fatto che qui si redigevano gli atti notarili (i più antichi documenti e cartolari privati occidentali di cui si abbia notizia), come il “caroggio di scriven” e si diramava fino al piano di S. Andrea. Oggi costituisce solo un breve tratto che collega Canneto il Lungo angolo Vico delle Erbe fino alla farmacia Tettoni.
Con le demolizioni di inizio Novecento la via si è allargata e divisa su due livelli per permettere a Piazza Matteotti lo sbocco di Via Meucci con Via Dante. E’ scomparso così il millenario Borgo Sacco o Sacherio con il Vico Paglia, il “Carrubeus Sant’Ambroxi” delle mappe medievali. Così tutta la via fino alle torri ha assunto il nome di via di Porta Soprana.
All’esterno della farmacia Tettoni fondata nel 1725 ad opera dei gesuiti (di stanza nella vicina chiesa del Gesù) con il nome di “Spezieria Monastica”, sono poste due nicchie con peducci in pietra nera di Promontorio che contenevano, un tempo, due secolari anfore ad uso dei monaci farmacisti, ora sostituite da sagome in ferro battuto.
In Via della Porta Soprana al civ. n. 1 la scenografica edicola della Madonna Assunta. Il tempio di forma neoclassica è del XVIII-XIX sec. La statua invece è anteriore del XVII-XVIII sec. Un chiaro omaggio all’Assunta del Puget della ex chiesa dell’Albergo dei Poveri. Due cariatidi femminili sorreggono il timpano triangolare. La statua che rappresenta la Vergine posta su una nuvola con angeli e cherubini è protetta da un vetro. Una raggiera le incornicia la testa. Alla base portava in origine l’epigrafe: “HORNATUS HIC / Et PIETATE Et PLACIDO / Et Ad BENEPLACITUM ILL. DD. COMIS. 1852”.
L’edificio, detto casa Massuccone, venne progettato dopo il 1776 da un giovanissimo emergente architetto, Carlo Barabino. Sul trave del portale marmoreo con semicolonne doriche l’epigrafe: “Animus Aequus Satis”.
Al civ. 5 dentro ad un anonimo portone ornato da una cornice marmorea con ovale del trigramma di Cristo, si percorre uno stretto ed angusto corridoio che conduce ad un ampio quanto impensabile cortile privato con quattro ordini di logge. Sul fondo il ninfeo con la statua di Nettuno. Non si conosce l’architetto di tale dimora ma si sa che, datato metà del ‘500, è molto simile allo stile adottato per il Palazzetto Criminale di Via Tommaso Reggio. Lo scalone che si arrampica lungo i piani loggiati offre scorci, punti di vista e giochi di luce assai suggestivi.
Al civ. n. 19 l’edicola della Madonna Immacolata del sec. XVIII-XIX scolpita in una nicchia con cornice a delicati motivi floreali.
Nell’atrio del palazzo al civ. n. 23 è custodita, incastonata nel muro, una palla di cannone la cui sottostante lapide recita:
“Questa Palla fu Lanciata in / Questa Casa dalla Batteria della / Lanterna dai Soldati del Generale / Alfonso La Marmora / il 5 Aprile 1849”.
Tangibile monito e ricordo di quello che è passato alla storia come il sacco di Genova. In quell’occasione i Savoia con l’aiuto dal mare della flotta inglese bombardarono la città. Scagliarono 30000 bersaglieri contro i suoi 90000 inermi abitanti che erano insorti contro il loro malgoverno. A nulla valsero gli eroici atti di resistenza della Guardia Civica comandata dal capitano De Stefanis. I Piemontesi entrarono con l’inganno e ripristinarono l’ordine.
Questa è una delle innumerevoli bombe che per 36 ore consecutive ferirono la Superba, distrussero interi quartieri e causarono migliaia di vittime. La furia omicida dei soldati di Vittorio Emanuele II, agli ordini del generale Alfonso La Marmora, non risparmiò nemmeno, sventrato da 16 devastanti proiettili, l’ospedale di Pammatone.
Genova prende nota ma… non dimentica…
In Copertina: Via di Porta Soprana. Foto di Leti Gagge.