Il tanto atteso ponte di “Brooklyn” genovese nevralgico collegamento progettato dall’ingegner Morandi venne inaugurato il 4 settembre 1967 alla presenza del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat che lo definì «un’opera ardita e immensa».
L’innovativo viadotto che risolveva in maniera rapida ed efficace i problemi del traffico e della viabilità commerciale venne costruito in soli quattro anni (tra il 1963 e il 1967) presentava una campata lunga 210 metri, compresa fra le pile 10 e 11, che era a quel tempo la più estesa d’Europa e la seconda nel mondo.
Fu il progettista stesso però a sottolineare il carattere provvisorio della sua costruzione, realizzata in tempi rapidi e con moderne tecnologie, ma destinata ad una travagliata esistenza segnata da continue e costose manutenzioni.
Il resto – purtroppo – è drammatica e nefasta storia recente…
Già dalle caratteristiche moderne della sua stazione, con le sue gigantesche tettoie d’acciaio, si poteva facilmente intuire perché Sampierdarena era considerata la Manchester italiana.
Il nucleo originario della stazione fu costruito nel lontano 1853 in occasione della realizzazione della tratta Genova – Busalla della linea ferroviaria dei Govi.
Fu poi ampliata con la realizzazione della linea Asti-Genova e della linea Genova-Savona della quale è anche stazione di diramazione.
Tuttora rimane il terzo scalo cittadino.
Giunsero a Genova il 25 giugno e alloggiarono al Columbia Excelsior in Via Balbi, vicino alla stazione ferroviaria di Piazza Principe.
Quando, come molti illustri viaggiatori del passato, si fecero scorrazzare sulle alture per poter ammirare il panorama della Superba e del porto illuminato di notte.
Non contento George Harrison giunse sino a Sori per fare un bagno in mare.
Quando il 26 giugno 1965 al Palasport si esibirono, nella loro unica tournée italiana, i Beatles.
Salirono sul palco due volte per poco più di mezz’ora nello stesso giorno: davanti a 5000 spettatori nel pomeriggio, 15000 alla sera.
Oltre a Genova, scelta da Mc Cartney perché città di mare come Liverpool i Beatles, dopo essersi esibiti a Milano, suonarono infatti solo a Roma.
Quando in Piazza Acquaverde capitava di incontrare star hollywoodiane di passaggio.
Quando il 19 gennaio 1958 il regista Orson Welles con elegante cappello, in compagnia della moglie, l’attrice Paola Mori con in braccio il suo bassotto, passeggiavano davanti alla stazione.
Foto archivio Publifoto.
Quando a Genova nel 1914, fra le innumerevoli attrazioni dell’Expo d’Igiene e delle Colonie della Marina, c’era anche la birreria giapponese.
Nella curiosa struttura a chalet che ospitava la delegazione del sol levante, oltre alla birra vera e propria accompagnata ai fagioli di soia e calamari essiccati o al tradizionale Sakè si potevano degustare bevande a base di soia, riso e mais e altre specialità orientali come l’allora poco noto sushi.
Tra Via Prè e Via Balbi “nei quartieri dove il sole del buon Dio non da i suoi raggi..”, si trova Vico delle Monachette, il caruggio più stretto della Superba, appena settantanove centimetri di larghezza!
In un’anonima abitazione di questo piccolo vicolo nel 1857 trovò rifugio, ricercato dalla polizia sabauda, Giuseppe Mazzini che si trovava in città per organizzare un’insurrezione.
Foto di Alfred Noack 1880 circa.
Quando in Ravecca negli anni ’50 le macerie erano lì (e rimasero ancora fino agli anni ’80) a ricordare i recenti bombardamenti.
Quando – di necessità virtù – quelle pietrose ferite venivano trasformate in improvvisati campi da bocce.
Nell’area oggi occupata dai Giardini Luzzati il maestoso campanile di San Donato fungeva da spettatore interessato o da arbitro imparziale?
Alle 14.30 del 23 giugno del 1950 Stanlio ed Ollio scesero alla stazione di Piazza Principe ed alloggiarono al Bristol Hotel.
A giudicare dall’enorme folla che aveva bloccato il traffico nell’antistante Piazza Acquaverde la popolarità dei due comici, in declino in America, qui da noi era ancora all’apice.
La sera stessa, dopo una breve esibizione sul palco, parteciparono alla proiezione in loro onore di “Fra Diavolo” in un Carlo Felice ancora dilaniato dalle bombe e stracolmo di spettatori.
Tre anni dopo fu la volta di un’altra vecchia gloria delle comiche hollywoodiane Buster Keaton ad approdare nel porto genovese.
Nelle sue “Memorie a rotta di collo”così annotava il comico, ormai sul viale del tramonto e stupito di essere stato invece riconosciuto:
«Ero sul ponte della nave e guardavo un gruppo di stivatori che lavoravano sul molo, otto metri più sotto. Uno di loro mi riconobbe, chiamò i suoi compagni e mi indicò. Subito tutto il gruppo smise di lavorare e cominciò a urlare: “Booster! Booster Keaton!”. Mi salutavano eccitati, e io li risalutai con la mano, stupito, perché dovevano essere passati più di quindici anni dall’uscita del mio ultimo film”.
Foto dei due comici in viaggio tra Sanremo e Genova, archivio Leoni
Fonte “Forse non tutti sanno che a Genova…” di Aldo Padovano.
Quando non era difficile immaginare l’origine medievale del toponimo del vicolo…
… quando esistevano ancora gli antichi mestieri legati alle attività di bordo: arredatori navali, fabbri, costruttori di cannoni e proiettili per la Repubblica e – appunto – bottai.
Quando negli anni ’50 nel porto di Genova attraccavano i grandi transatlantici diretti verso l’America.
Quando capitava che su uno di questi, sorpreso ad ammirare il panorama cittadino, venisse immortalato il genio dei cartoni animati e fumetti.
Chissà se la nostra proverbiale parsimonia avrà in qualche modo influenzato le caratteristiche del da poco ideato zio Paperone?
Quando a Genova c’era Walt Disney…