Quando a Sturla la cinquecentesca parrocchia della SS. Annunziata osservava distratta il traffico dei tombarelli che sfidavano le rotaie dei tram… due eleganti figure femminili passeggiavano incuranti che le polveri della strada potessero sporcare le loro candide vesti… Quando via dei Mille era poco più che una creuza, spazzata dai venti di mare, che tagliava il verde a ridosso del litorale.
Quando Corso Italia da qualche anno era già la promenade dei genovesi.. quando il traffico sul nuovo lungomare cittadino era scandito dal passaggio delle vetture che ricordano le comiche di Stanlio ed Ollio…quando Villa Canali Gaslini, la creatura di Gino Coppedè, era stata appena costruita… quando la prestigiosa dimora avrebbe ospitato la sede diplomatica del Giappone e Edoardo Canali, dal 1909 suo Console… quando in tempo di guerra venne occupata dai comandi tedeschi prima e da quelli alleati poi… quando l’illuminato imprenditore oleario Gerolamo Gaslini, fondatore dell’omonimo ospedale pedriatico intitolato alla figlia, non l’aveva ancora eletta a propria residenza.
si trovava ai piedi delle Mura della Marina (che fino al 1890 precipitavano a picco sul mare) dove sfociava il Rivo Torbido… quando, incastonato al centro del seno di Giano, si specchiava vanitoso davanti ai due grandi archi ancora oggi visibili…
quando la sua curiosa forma era fonte di ispirazione per innamorati e poeti come, ad esempio, Domenico Monleone che nel 1928 compose la celebre lirica “A- o Scheuggio Campann-a”.
Cianzi, cäo scheuggio Campann-a, l’angonia te l’han sûnnä. E t’ae sfiddòu l’ira pisann-a t’ae sfiddòu l’ira do mâ!
Unn-a votta ti formavi a delissia di pescoei e l’äia e o çe t’imbalsamavi comme o letto di sposoei.
E li gh’ëa o Lippa e o Croxe co-e sò braghe redoggiae comme i vëi pescoei da Foxe tutto o giorno li assettae.
E co-o pämito e co-o çimello e o boggieu da l’ätra man a cantâ qualche strûnello e a sentî sûnna Caignan!
Quando lo scoglio, protetto dalle mura e seguito dai rintocchi della Basilica, intonava i suoi gioiosi versi.
Prima che, per far spazio alla moderna Circonvallazione a mare, il seno di Giano venisse, a partire dal 1880, interrato e lo scoglio Campana sepolto per sempre dal cemento.
Certe sere, di particolare calma, lo si può ancora ascoltare, accompagnato dal mare, mentre intesse il suo lamentoso canto.
Quando il 28 aprile 1945 le truppe della Wehrmacht sfilarono disarmate, scortate fra due ali di Partigiani… quando la forza e il coraggio di un popolo avevano piegato le aquile del Terzo Reich.
Un’immagine storica di quelle che per la nostra città ha segnato un’epoca. Certamente il momento più alto della storia del secolo scorso.
Osservando questa foto i brividi corrono lungo la schiena. Il bianco e il nero dell’immagine non devono sbiadire ma rimanere bene impressi nella mente come, nei ricordi dei nostri nonni, le gesta di quegli eroi.
In fondo a Via XX Settembre, lato Brignole, lo stato maggiore tedesco marcia in ritirata.
28 Aprile. L’esercito nemico passa sotto il Ponte Monumentale scortati dai Fanti del 473° Reggimento Us.
… Genova era libera e i genovesi dovevano andarne ben fieri, perché dopo una dura lotta costata 300 morti e più di 3000 feriti “per la prima volta nella storia di questa guerra – come proclamò alla radio Paolo Emilio Taviani la mattina del 26 aprile – un corpo d’esercito agguerrito e ancora ben armato si è arreso dinanzi a un popolo”.
In Copertina:
“Lo stato Maggiore tedesco sfila alla testa delle truppe in Via XX Settembre”
quando la via intitolata al celebre patriota trentino era ancora poco più che una creuza in una distesa di prati e sterrati… quando non c’era ancora la scuola Diaz, teatro delle arcinote nefandezze legate al G8… quando in fondo alla piazza il civico sede oggi di un supermercato nel dopoguerra avrebbe accolto un deposito per pullman (Delle Alpi)… quando nemmeno esisteva il capolinea della linea 36 del bus… ma solo gli anelli a cui legare i quadrupedi.
la strada intitolata al celebre medico… il Ponte di S. Agata era ancora provvisto di cinque delle sue 28 arcate originarie e sorvegliava il corso del Bisagno… ne aveva sopportate tante di alluvioni ma non immaginava certo la violenza di quella del ’70… quando, sullo sfondo, la ciminiera della centrale elettrica sbuffava ancora le sue nuvole a pieno regime.
c’era solo un sentiero sulla scogliera… quando un cielo probabilmente plumbeo ed un mare spumeggiante nulla toglievano alla panoramica bellezza dell’Abbazia di San Giuliano… quando, sullo sfondo, il monte di Portofino osservava sornione la bimba bardata nel suo cappotto.
Non è cambiata molto da allora. Oggi come un tempo, nella stagione estiva bimbi scalzi e a torso nudo fanno avanti e indietro dalla spiaggia. Stabilimenti balneari da una parte e trattorie dall’altra…. odori di fritto e sentore di salsedine la fanno da padroni.
Quando arrivando dal porto, all’altezza della Rotonda di Via Corsica, incontravi la batteria e i bagni della Cava… quando, proseguendo, c’era la batteria della Stella disarmata nel 1883 e riadattata a faro e, subito dietro, la batteria e i bagni della Strega… quando al posto della sopraelevata c’era l’Istituto Elioterapico destinato ai bambini affetti da rachitismo.
“I bagni della Strega con la struttura dell’Istituto elioterapico.” Cartolina del 10 settembre 1957 tratta da Genova Collezioni.La Circonvallazione vista dal mare. Al centro, sotto la Rotonda di Carignano la Cava, mentre a destra il “poggio della Giovane Italia” si nasconde timido fra la vegetazione. In fondo in basso la Batteria Stella sostituita dal Faro che fungeva da spartiacque con i bagni della Strega fuori dall’inquadratura”.
Lo stabilimento balneare venne fondato nel marzo del 1857 su iniziativa di Gio Batta Vallebona che riuscì ad ottenere, dalle Dogane e dai vertici delle autorità militari, i relativi permessi.
Dismesso nei primi anni ’60 del secolo scorso in concomitanza con la costruzione della Sopraelevata iniziata nel 1964, per circa cent’anni, è stato un punto di riferimento della balneazione cittadina e dei ricordi dei nostri nonni.