Al civ. n. 32 di Via San Giorgio si trova, eretto intorno al 1530, il palazzo Baxadonne De Franchi.
Dopo le numerose trasformazioni avvenute fino al ‘800 dell”edificio originale rimane il bel portale marmoreo.
Decorato con colonne doriche abbellite da collarini floreali. Nelle metope un tripudio di mensole a triglifo, burroni, elmi e clipei.
Le basi dei piedistalli sono invece scolpiti con armi, scudi, animali marini e una testa di Medusa.
La porta è in ferro borchiato con classico batacchio traforato.
Sul trave recita il cartiglio:
Gratia Conceditvr VSV.
In una sera piovosa del 26 aprile del 1827, Giuseppe Mazzini pose il piede sul consunto gradino per andare ad iscriversi alla Carboneria .
In Copertina: Portone di Palazzo Baxadonne De Franchi. Foto e aneddoto mazziniano di Ettore Parodi.
Le chiese di Santa Zita, di Borgo Incrociati e di Santa Croce in origine erano il luogo di culto della comunità lucchese a Genova.
Nell’antico quartiere medievale di Borgo Pila fino al 1278 infatti, per volere dei mercanti e tessitori toscani, si trovava il tempio intitolato al Volto Santo, simulacro assai venerato a Lucca.
Dopo tale data la chiesa venne dedicata alla martire loro concittadina Zita e diventò punto di riferimento per gli abitanti della zona del Bisagno.
Nel ‘400 poi l’edificio fu gravemente danneggiato da una piena del fiume e, demolito, successivamente ricostruito.
Alla fine del’800 la chiesa, di dimensioni insufficienti per accogliere i fedeli, venne ancora atterrata.
Così nel 1893, grazie alla donazione di un terreno adiacente da parte della Duchessa di Galliera, in quella che a quel tempo era via Minerva, oggi Corso Buenos Aires, venne riedificata nelle attuali forme neo rinascimentali in stile fiorentino.
Della chiesa quattrocentesca rimangono una statua della Madonna di Città, una tela di Valerio Castello con il Miracolo di santa Zita e il portale della vecchia chiesa.
Quest’ultimo è stato collocato nella parte posteriore della chiesa lato via Santa Zita: sul suo architrave reca tre statue (un Crocifisso con ai lati la Madonna e san Giovanni Battista), provenienti da un altare scomparso; sono tutte e tre opera del maestro Giovanni Antonio Paracca (XVI secolo), noto anche come il Valsoldo.
In Copertina: il Portale originario di Santa Zita. Foto dell’autore.
La zona di Santa Sabina prende il nome dall’antichissima chiesa dei santi Vittore e Sabina fondata nel VI secolo.
Nella piazza infatti sorgeva l’omonima chiesa sconsacrata nel 1931 e poi demolita nel 1939 per fare spazio ad un cinema.
Al posto di quest’ultimo, anch’esso abbattuto, una moderna quanto orripilante (visto il contesto) costruzione di vetro e cemento sede di una filiale della banca Carige.
In Vico superiore di Santa Sabina rimane una malinconica edicola votiva vuota.
La semplice nicchia in stucco infatti è priva sia della statua della Vergine che del relativo cartiglio.
Il tempietto è incorniciato da volute a riccioli con quattro teste di cherubini alati.
In Copertina: Vico superiore di Santa Sabina. Foto di Alessandra Illiberi Anna Stella.
Il vico delle Fasciuole collega la zona di San Siro con vico Droghieri nel cuore del sestiere della Maddalena.
Curiosa l’origine del toponimo che, a testimonianza della primitiva vocazione agreste della contrada, rimanda al termine fasce con il quale si indicano in Liguria gli appezzamenti di terreno a terrazza.
Il poco noto caruggio si distingue per il prezioso portale del civ. n. 14.
Si tratta del cinquecentesco sovrapporta in pietra nera che adorna il palazzo di Domenico Pallavicino come testimoniato da un’epigrafe ormai illeggibile posta sotto il poggiolo di sinistra dalla quale emergono i nomi di Dominici Pallavicini e Josephi Berbardini.
Sulle colonne medaglioni imperiali, sulla trabeazione motivi floreali, quattro piccoli draghi, due coppe con corona ai lati di uno scudo, impreziosiscono il portale.
In Copertina: Vico delle Fasciuole. Foto di Giovanni Cogorno.
Sotto la statua dell’arrotino in San Lorenzo, in vico san Pietro della Porta e in Piazza della Posta Vecchia sui muri perimetrali di alcuni edifici sono scolpite delle curiose braccia a mano aperta.
Probabilmente tale singolare incisione stava ad indicare che quelle costruzioni, come segnalato dallo scudo con la croce di San Giorgio, appartenevano alla Repubblica, quindi proprietà di tutti.
Particolarmente evidenti quelle site all’angolo tra via e piazza della Posta Vecchia sotto le quali si distinguono due Agnus Dei in pietra con stemmi nobiliari abrasi.
In questo contesto segnavano il confine con i possedimenti della famiglia Spinola.
In Copertina: Piazza della Posta Vecchia. Foto di Stefano Eloggi.
In via delle Grazie si incontra un portale marmoreo con lesene centinate e capitelli con le lettere S. C.
Le stesse iniziali sono riportate su una lastra murata all’angolo con la piazzetta Barisone.
Probabilmente si tratta delle iniziali di Stephani Cataneus proprietario di alcune dimore in zona appartenenti alla famiglia Cattaneo.
In Copertina: il portale in via delle Grazie. Foto di Gianfranca Mozzone.
Al.n. 7 di Vico dei Ragazzi alzando lo sguardo sul palazzo a cui si accede dal civ. n. 3 si possono notare le tracce di un antico portale in pietra di Promontorio.
Del manufatto risalente al XIII sec. rimane il trave su cui si intuisce una Madonna col Bambino rappresentata in rilievo dentro una corona floreale sorretta da due angeli.
Lo storico ottocentesco Alizeri ci racconta che ai lati erano incisi candelabri, mostri alati, uccelli esotici ora indecifrabili.
All’angolo destro sullo stipite rimane un medaglione imperiale.
In Copertina: il Portale di Vico dei Ragazzi n. 7. Foto di Leti Gagge.
Sotto l’archivolto che da Vico Cicala conduce in Sottoripa l’occhio è incuriosito da una finestra rossa.
Sopra di essa si trova una cinquecentesca lastra in pietra con l’Agnello di Dio tra due scudi abrasi.
In Copertina: Finestra rossa con Agnus Dei. Foto di Maria Beatrice.
Sotto l’archivolto di via dei Giustiniani n. 9 si trova un imponente tabernacolo che originariamente conteneva una settecentesca Madonna con Bambino e Angeli.
Al posto della statua andata trafugata o persa è stato inserito un medaglione tondo con il volto di Gesù.
Purtroppo l’edicola, nonostante i brani colorati ne lascino intravedere l’antico splendore, versa nel più completo abbandono.
Al civ. n. 50 di via San Vincenzo è collocata l’edicola della Madonna della Misericordia.
La scena rappresentata è quella classica dell’immagine della Vergine che appare all’inginocchiato Beato Botta.
Alla base della semplice nicchia, come minimale decoro, compare un cherubino alato e due riccioli.
In Copertina: la Madonna della Misericordia in Via San Vincenzo 50. Foto di Giovanni Caciagli.