Sul prospetto del Palazzo Spinola dei Marmi, sul lato all’angolo con Via dei Parmigiani, è incastonata la secentesca edicola della Madonna col Bambino. Si tratta di una raffinata edicola con tempietto in marmi policromi e colonne ioniche con capitelli vari. All’interno del timpano curvo è contenuta la testa di un cherubino alato mentre sul trave è presente un cartiglio muto. La base del tempietto è costruita su una mensola con due teste di cherubini che si sporgono ai lati e con al centro, di nuovo, un cartiglio muto. Protagonista della scena è la Madonna con in braccio il Bambinello benedicente con il globo in mano.
Vico dei Parmigiani deve il suo nome ad una loggia, oggi scomparsa, dedicata un tempo ai cittadini di Parma che vi effettuavano i propri commerci, in particolare di formaggi.
“Ho chiesto dov’è la strada per la fiera della Maddalena.
Ho chiesto qual’è la strada per la fiera della Maddalena.
Lontano i musicanti si sentivano a malapena.
Nei giorni che ogni momento era la diga di un fiume in piena…”
Cit. La Fiera della Maddalena di Max Manfredi.
“Ci sono soltanto due religioni vere: una che adora e riconosce senza alcuna forma il sacro che abita in noi e intorno a noi e un’altra che lo riconosce e l’adora nella forma più bella. Tutto ciò che vi è in mezzo è idolatria”.
Cit. Johann Wolfgang Goethe
La Grande Bellezza…
Al civ. n.17 r. di Vico Cartai si ammira la secentesca edicola di Madonna col Bambino. La statua esposta è una copia poiché l’originale è stata rubata, come del resto anche i due cherubini alati che erano posti ai lati, insieme alla testa d’angelo sul monogramma di Maria. Alla base del tempio è incisa l’epigrafe che recita:
“Elucidant Me Vitam Eternam Habebunt Sap.za”.” Traduz: Riverserò ancora l’insegnamento come una profezia, lo lascerò per le generazioni future”.
Curiosa, a fianco dell’edicola, è la palla di cannone murata nell’edificio con un’efficace sbarra di ferro. Si tratta di una triste e concreta testimonianza del bombardamento avvenuto nell’aprile 1849 per volere del re sabaudo Vittorio Emanuele II e diligentemente eseguito dal generale La Marmora in occasione della nefasta aggressione passata alla storia come il “Sacco di Genova”.
In Vico delle Erbe, all’angolo con Vico Notari, è possibile ammirare la settecentesca edicola dedicata a Sant’Antonio realizzata in stucco con statue di marmo. L’imponente edicola presenta il Santo inginocchiato in adorazione, rivolto verso l’alto dove, alla sua destra, da una nuvola con teste di cherubini, come da copione, spunta il Bambinello. Il tabernacolo è sovrastato da una grande raggiera dorata con il trigramma di Cristo e un cuore trafitto contornato, anch’esso, da teste di cherubini.
In Via Bensa al civ. n. 2 sul prospetto del Palazzo di Giacomo Lomellino si può ammirare a settecentesca Madonna dell’Assunta. La pregevole edicola è attribuita al celebre scultore Bernardo Schiaffino. Fino al 1820 a sua collocazione originaria, prima di essere qui trasferita, era in Via Lomellini. All’interno del tabernacolo, protetta da un vetro, è custodita la statua della Vergine. Di particolare rilievo sono i due angeli alati a colonna.
Alla base campeggia l’epigrafe “Mariae Patronae Coelesti MDCCCXX. La nome della via è legata al nome di un noto giurista genovese ottocentesco e non si conosce quale fosse il nome della strada in precedenza.
In Via Scurreria al civ. n. 6, la Madonna della Misericordia, un’edicola in marmo bianco, a forma di medaglione, che ritrae i personaggi in bassorilievo. La scultura del XVIII sec. è attribuita all’artista genovese Giacomo Antonio Ponsonelli.
All’angolo con Campetto s’incontra un’immagine della Madonna dell’Immacolata Concezione del XVII sec., una delle edicole più note e meglio conservate del centro storico: la Vergine è rappresentata in posa estatica fra ondulati drappeggi con trionfo di angeli in cornice. Sul cartiglio alla base il celebre motto: “Imperet et Impetret” (che la Vergine imperi e interceda).
Il Portale di Piazza della Lepre n. 9 del Palazzo Grimaldi già Di Negro del XVI sec. risulta molto simile a quello di epoca successiva, altrettanto straordinario, di Palazzo Garibaldi.
Sovrapporta scolpito in pietra nera ad arco tondo con medaglioni imperiali fra nastri svolazzanti. La trabeazione è decorata con due angeli alati che recano uno stemma abraso con testa di cavallo. I sovracapitelli sono intarsiati con pissidi con uccelli esotici, forse cicogne.
Proprio sotto il n. 9 si nota, particolare curioso, il n.400 retaggio ormai sbiadito dell’antica numerazione della ripartizione in sestieri.
All’interno del palazzo, lungo le rampe di scale, si trovano brani di azulejos tra i meglio conservati della città.
All’angolo fra Via al Ponte Reale e Vico Denegri si staglia la settecentesca edicola barocca intitolata alla Madonna Immacolata e a San Zaccaria.
La sfarzosa e monumentale edicola commissionata dalla corporazione dei facchini del grano e raffigura la Madonna a braccia conserte attorniata da cherubini e dal santo inginocchiato in atto di venerazione.
Sulla base l’epigrafe recita: “Dei Parae Immaculatae Sanctissimi Praecursoris Patri Rei Frumentariae Baiuolorum Pietas 1752”.
L’origine del toponimo rimanda al Ponte che attraversava, nei pressi di palazzo San Giorgio, il torrente “riale” di Soziglia che fungeva da raccoglitore delle acque del rio Bachernia e delle Fontane Marose. Così rio, “ria” in lingua genovese, per storpiatura nel tempo si è trasformato in “reale” fomentando l’equivoco con il ponte chiamato alla stesso modo che collegava, il Palazzo Reale con l’imbarcadero direttamente in porto.
Sul lato mare dell’edificio del Millo si trova la settecentesca Madonna della Città col Bambino, San Giovanni Battista e S. Erasmo venerata dai facchini di Ponte Reale.
Il rilievo marmoreo è protetto da una semplice teca in legno provvista di vetro. La Madonna Regina è seduta al centro con in braccio sulla parte sinistra Gesù, sulla destra in mano lo scettro simbolo del potere cittadino. Ai lati i due santi con i rispettivi bastoni pastorali. Tutta la composizione poggia su un cumulo di nubi mentre la parte alta è contornata da cherubini e putti che spuntano fra le nuvole. Il tabernacolo è appoggiato su una preziosa mensa con intarsi policromi.