In Piazza delle Erbe sul fronte del palazzo al civ. n. 6r che ospita il celebre Bar Berto si trova un’edicola del XIX secolo raffigurante la Madonna col Bambinello e San Domenico.
All’interno di una cornice rettangolare in stucco con decorazioni e motivi geometrici policromi è collocato un dipinto di autore ignoto.
Il Santo è in ginocchio in atto di adorazione mentre alcuni angeli sorvolano la Vergine e il Bambinello.
Alla base della cornice in rilievo un cherubino alato.
In Vico delle Compere al civ. n 2 si possono individuare varie tracce di un porticato medievale in pietra.
Qui è ancora visibile un antico sovrapporta in pietra nera con il trigramma di Cristo e due fregi a riccioli con iscritti le lettere B. e P.
In Copertina: il sovrapporta in Vico delle Compere n. 2.
In Salita Pollaiuoli all’angolo con via di Canneto il Lungo si trova quel che resta di un’edicola intitolata alla Madonna Immacolata.
Purtroppo il piccolo tabernacolo versa nel più completo degrado. Della statua non vi è più traccia.
Alle due teste residue di cherubini non resta che subire l’onta di vegliare, al posto della Vergine, i piccioni.
Di fronte al civ. n. 5 di Scurreria la Vecchia in corrispondenza del muro di contenimento del Chiostro dei Canonici di San Lorenzo è collocata una preziosa edicola secentesca.
Si tratta infatti di una votiva di Madonna col Bambino realizzata nel 1622.
All’interno del medaglione ovale in stucco dorato era conservato un dipinto su tavola purtroppo oggi scomparso.
Rimane sotto la tettoia in pietra uno scenografico decoro a drappeggio in uno splendido azzurro con teste di cherubini alati, riccioli e motivi floreali. Sotto la mensa spicca un cherubino ad ali spiegate.
In Copertina: La Madonna di fronte al civ. n. 5 di Scurreria la Vecchia. Foto di Giovanni Caciagli.
In Canneto il Lungo nei pressi dell’archivolto Baliano si nota, incastonato in un intonaco rosso corallo, un pilastro tondo in conci bicromi.
Il capitello è cubico in pietra nera.
Ancora visibili sono i resti di due archi in laterizio del XV secolo. All’altezza del primo piano si nota un fregio di archetti in laterizio intonacati con peducci in pietra.
Sul portalino una nicchia vuota che conteneva una statua andata perduta.
In Copertina: Via di Canneto il Lungo. Foto dell’autore.
In Piazza Fontane Marose in un lato del Palazzo Interiano Pallavicino si trova una sporgenza di marmo dalla curiosa forma.
Tale manufatto aveva la duplice funzione di evitare che quell’angolo diventasse un orinatorio pubblico o un nascondiglio per malintenzionati.
Il riempire gli angoli con pietre, marmi e materiale vario, serviva a salvaguardare ambienti poco areati come quelli dei caruggi, dalla puzza e dal proliferare delle malattie.
Purtroppo infatti orinare sui muri e fare i propri bisogni all’aperto era un tempo usanza diffusa.
Di questa pratica deterrente esistono anche altre testimonianze. Ad esempio un’altra sporgenza con scanalature molto simili, in Via San Siro e altre due, invece lisce, in via Balbi all’ingresso della Facoltà di Giurisprudenza (ex convento dei Gesuiti).
In Copertina: Il marmo igienico di Palazzo Interiano Pallavicino. Foto di Stefano Eloggi.
Da Piazza Dante scendendo il tratto finale di Via Fieschi si incrocia Via XX Settembre.
Attraversandola per salire verso Via V Dicembre si oltrepassa un monumentale arco con lo stemma di Genova sorretto da due personaggi opera dello scultore lucchese Arnaldo Fazzi
Il primo sulla destra è l’aitante Mercurio che impugna il bastone alato sul quale si attorcigliano due serpenti e rappresenta la prosperità.
Mercurio infatti è il dio del commercio e fu quindi scelto per vigilare sui negozi di questa importante e trafficata strada.
Il secondo a sinistra è Balilla il giovane eroe che diede il via all’insurrezione contro l’invasore austriaco.
Lo si riconosce dal fatto che la statua che raffigura Gian Battista Perasso stringe in mano il sasso, simbolo della rivolta, lanciato ad inizio della ribellione.
Da qui infatti inizia lo storico sestiere di Portoria dove il 5 dicembre 1746 il Balilla, secondo la tradizione, pronunziò il celebre che “l’inse” (che abbia inizio).
In Copertina: L’arco monumentale di Via V Dicembre. Foto dell’autore.
Salita Inferiore di S. Anna si trova nei pressi di Via Caffaro e conduce alla Circonvallazione a Monte e a Corso Magenta.
Qui, attraversata la strada, si salgono le scalette che portano al Poggio Bachernia che ospita la chiesa di S. Anna.
Usciti dal convento di S. Anna si incontra un cancelletto poco visibile al cui interno si nasconde il piccolo chiostro di un ex convento di monache la cui struttura è inglobata negli edifici confinanti.
All’altezza del civ. n. 26 si possono ammirare gli stucchi settecenteschi di un’edicola votiva che conteneva un dipinto di cui non sono riuscito a trovare informazioni.
Al civ. n 6 il dipinto sec. XVII-XVIII all’interno del medaglione barocco è andato invece perduto.
Nel cortile del civ. n. 22r si trova un’altra votiva che raffigura la Madonna della Misericordia che, contrariamente alla rappresentazione classica con il Beato Botta, stringe fra le braccia un bambino.
In Copertina: Salita Inferiore di S. Anna. Foto di Anna Armenise.
Poco prima dell’archivolto che immette in piazzetta Invrea sul fianco del palazzo a cui si accede dal civ. n. 3, si incontrano vestigia di un lontano passato.
Si tratta dei residui al 7r di un portale in pietra di Promontorio risalente addirittura al XIII secolo.
Ormai distrutto resta solo il trave in pietra nera che ritrae in rilievo una Madonna col Bambino racchiusa in una corona di fiori sorretta da due angeli.
Dalle descrizioni precedenti si evince che ai lati erano scolpiti candelabri, uccelli, mostri e figure alati.
In alto sul lato destro dello stipite si nota un medaglione imperiale.
In Copertina: Portale di Vico dei Ragazzi 7r. Foto di Giovanni Cogorno.
A pochi passi dalla brulicante piazza Banchi si imbuca un caruggio molto meno frequentato: vico Denegri.
Qui, superato la famosa loggia con la colonna ottagonale di palazzo Ambrogio Di Negro, varcato l’archivolto si è improvvisamente proiettati in un altro mondo.
Un mondo fatto di abbandono, trascuratezza e disamore purtroppo per la propria città.
Capita così che il portale in marmo bianco del civ. n. 8 sia trasandato.
Le colonne doriche e lo stemma abraso, oltre al degrado e alla sporcizia, subiscono l’onta dei gradini consunti e, soprattutto, dell’antistante sede stradale sconnessa con lastre di pietra addirittura divelte.
In Copertina: Il portone del civ. n. 8 di vico Denegri. Foto di Giovanni Cogorno.