Vico Gibello si trova accanto a Vico dell’Oliva con il quale ha in comune l’origine del toponimo. Un tempo infatti questo era noto come Vico dell’Olio.
Il caruggio mutò il suo nome a metà del’800 quando si volle omaggiare la leggendaria impresa di Ansaldo e Ugo Embriaci che nel 1109, al comando di 70 galee, conquistarono la città di Gibello nella contea di Tripoli.
Al civ. n. 8r si trova un elegante sovrapporta in marmo con cornice finemente lavorata in marmo. Purtroppo, causa presenza di una finestra postuma, il quattrocentesco manufatto è stato barbaramente spaccato.
Al centro il trigramma di Cristo con quel che resta di una corona. Ai lati due scudi abrasi incastonati fra fogliami in rilievo.
Il toponimo di Vico dell’Oliva fa riferimento alla presenza in loco nel medioevo del mercato dell’olio.
Probabilmente da qui ebbe origine l’omonimo casato degli Oliva che si accorpò, a seconda delle schiatte, a quello degli Usodimare, dei Negrone, Cattaneo e dei Grimaldi.
I membri di quest’ultimo, come testimoniato dalla loro presenza in S. Maria di Castello, costituirono il ramo più noto quello appunto dei Grimaldi Oliva.
Al civ. n. 3 del caruggio all’interno di una loggia tamponata del XIII sec. si trova lo stupendo sovrapporta con San Giorgio che uccide il drago.
Curioso il fatto che, rispetto alla scena classica, manchi la principessa.
La cornice del cinquecentesco portale di autore ignoto è sorretta sugli stipiti da due telamoni. Sullo sfondo fregi, decori e fogliami, in alcune parti purtroppo danneggiati, sono magistralmente lavorati.
Ai lati gli stemmi delle due famiglie retti da quattro putti ciascuno.
Vico del Fieno per tutto il XIII sec. era il luogo dove si pesava e smistava il fieno per le numerose e vicine scuderie. In epoca più recente veniva invece popolarmente identificato come “o caroggio di camalli”.
Qui all’angolo con Piazza Soziglia si trova la secentesca edicola della Madonna della Misericordia.
Il piccolo tempio presenta un classico tabernacolo con timpano curvo spezzato dal trigramma di Cristo. Alla base la mensola è sorretta da tre imponenti angeli.
Nella lunetta della porta laterale della chiesa delle Vigne che si affaccia sull’omonimo Vico è possibile ammirare uno splendido dipinto, opportunamente protetto da un vetro, di Domenico Piola.
Si tratta infatti di una secentesca Madonna col Bambino di straordinaria bellezza attribuita al celebre pittore genovese.
I colori degli angeli ai piedi della Vergine risultano sbiaditi mentre la tenera e dolce espressione dei protagonisti è rimasta, per fortuna, immutata nei secoli.
In Piazza inferiore di Pellicceria sul lato (oggi retro della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola) che un tempo costituiva l’ingresso originario dell’edificio campeggia uno straordinario capolavoro.
Il superbo portale che nobilita l’accesso presenta lesene decorate con teste di leone e metope adorne di mascheroni, elmi e un cartiglio con il trigramma di Cristo e il monogramma di Maria con l’epigrafe:
“Decus Primum Exornata Domus”.
Ma è sul timpano curvo spezzato che si può ammirare scolpito in un medaglione marmoreo ovale il rilievo di una commovente Pietà sopra un letto di fiori.
La pregevole immagine fu commissionata dal marchese Paolo Francesco Spinola allo scultore gaviese Bartolomeo Carrea.
La nicchia di forma ovale che contiene Sant’Antonio da Padova è sormontata da un gruppo di cherubini in volo con ghirlande.
Alla base della settecentesca edicola è incisa l’epigrafe:
Siquaeris / Miracvla / Eleemosun Piorvm 1778.
Prima di ospitare il Santo l’edicola aveva dato asilo ad un dipinto ad olio di Madonna protetto e occultato da una grata di ferro.
La particolarità di questo rilievo in pietra di Promontorio sta nel fatto che è uno dei più antichi in assoluto in città in cui appare il trigramma di Gesù IHS (trascrizione latina dell’abbreviazione del nome greco di Gesù).
L’ideatore di tale formula fu San Bernardino da Siena che nel 1417 fu di passaggio nella nostra città raccogliendo numerosi proseliti durante le sue infervorate prediche.
Addirittura con il Trigramma di Cristo oltre ai portali si coniarono nuove monete.
In Via della Maddalena all’angolo con Vico Boccanegra, proprio di fronte alla casa natale del primo doge della repubblica, è esposto il calco di una statuetta di san Francesco da Paola.
Un tempo la profonda nicchia conteneva la settecentesca Madonna dell’Immacolata Concezione. La base del tabernacolo, decorata con ampie volute con riccioli e motivi floreali, è molto sporgente ed è sostenuta da un imponente cherubino alato.
Lo stemma nobiliare con corona in cima al portale di Via Luccoli 32 appartiene alla famiglia Grillo. Due erme reggono i dadi a mensola sotto l’architrave e il timpano curvo spezzato è decorato con grandi riccioli.
Nel suo insieme il portale trasmette sobria eleganza.
Imboccando il Vico dietro il Coro delle Vigne da Via della Maddalena s’incontra subito un cinquecentesco rilievo rettangolare in pietra di Promontorio.
Situato sopra un’angusta finestrella protetta con sbarre di ferro battuto la tavella raffigura tre scudi abrasi contornati da fregi e fogliami.