Il palazzo fu edificato su cinque precedenti costruzioni medievali all’inizio 1700 da Lamba Doria.
Il sobrio ma elegante portale è caratterizzato da una semplice cornice in marmo a tutto tondo con un fregio di frutta e fiori e, al centro, il trigramma di Cristo.
L’edicola in Via Luccoli 9r (datazione incerta XVII – XIX sec.) si presenta con tempietto in forma classica con lesene scanalate, capitelli ionici e timpano triangolare.
La nicchia molto profonda è chiusa da un vetro a protezione di una goffa e grossolana rappresentazione della Lanterna.
La statua originale della Madonna col Bambino che conteneva, invece, è andata persa, distrutta o rubata.
In completo abbandono e nel massimo degrado si trova la quattrocentesca edicola della Madonna con Bambino in Piazza Santa Maria degli Angeli. Il tempio, oggi vuoto, conteneva un tempo la statua lignea della divina coppia custodita i inizialmente presso la Soprintendenza dei beni Artistici e Storici, oggi nella Galleria Nazionale di Palazzo Spinola in Pellicceria.
Secondo la tradizione in occasione del 15 agosto la piazza e l’immagine sacra, oggetto della devozione popolare, venivano addobbate con tappeti e stoffe preziose.
Oggi al posto dei preziosi tappeti, cassonetti stracolmi di rumenta e maleodoranti tappeti di sporcizia.
In Via del Molo 54r si trova la secentesca edicola di San Giovanni Battista nota per la sua singolare collocazione.
Il tabernacolo infatti che custodisce nella sua profonda nicchia la statua del santo è inserito dentro alla fontana detta dei “Cannoni del Molo”, una delle stazioni terminali dell’acquedotto storico.
A tale cisterna risalente al 1634 erano collegati i tubi, un tempo chiamati “cannoni” che distribuivano l’acqua alle fontane pubbliche.
I cannoni, a differenza dei più evoluti bronzini dotati di valvola, erano forniti solo di tappi costruiti in marmo o ceramica, o ferro.
Proprio accanto al piccolo tempio si notano due listelle di marmo incastinate nelle pietre con numerazione araba e romana. Sotto s’intuisce la bocca marmorea, oggi occlusa, di uno di questi cannoni.
L’edicola in stucco si presenta nella canonica conformazione a tempietto classico con colonne ioniche in marmo.
La scultura protetta invece da una elaborata grata in ferro battuto risulta purtroppo poco visibile.
Ai lati sono incise due coccarde con cartiglio a forma di scudo abrasi.
Alla base la celebre epigrafe:
“Moles Esto / et Mollias /
MDCXXXIII.
In Piazza Inferiore di Pellicceria si trova la settecentesca edicola della Madonna della Salute.
Il tabernacolo è tristemente vuoto e non si sa se in passato contenesse un dipinto o un rilievo dell’immagine sacra.
Rimane un piccolo elegante tempio con cornice mossa, due teste di cherubini alati che si sporgono, il tettuccio spiovente e la mensa in ardesia.
In Via Luccoli all’angolo con Piazza Chighizzola si trova in posizione dominante la strada l’edicola di San Giovanni Battista.
Il secentesco manufatto, secondo gli storici dell’arte, di scarso valore reca sulla base l’epigrafe:
“S. Io: Baptista / 1625 Adi 29 Agosto.
In Piazza del Carmine all’angolo con Salita Carbonara si trova la maestosa edicola di S. Simone Stock.
Si tratta di una pregevole ed imponente opera barocco secentesca raffigurante, appunto, S. Simone Stock, il fondatore dei Padri Carmelitani.
Tale ordine religioso, in fuga dalle Crociate, trovò parecchi proseliti nella nostra città, in particolare proprio nel quartiere del Carmine, dove eresse nel 1262 la strepitosa parrocchia di Nostra Signora del Carmine e di S. Agnese.
Il monumentale tabernacolo in stucco bianco presenta grandi lesene con capitelli ornati con riccioli e volute floreali. Sopra una grande raggiera da cui spuntano teste di cherubini e la colomba. Due putti interi poggiano sulle ampie volute laterali.
All’interno della profonda nicchia la Vergine del Carmelo con il Bambinello in braccio porge, come da leggenda, lo scapolare al Santo.
Secondo la tradizione infatti, a metà del XIII sec, la Madonna consegnò a Simone priore dei Carmelitani, la sacra veste a protezione, per tutti coloro che l’avrebbero indossata, dalle fiamme eterne.
Sul fondo della nicchia si notano alcuni resti di doni votivi.
Funge da riparo il sovrastante baldacchino in lamiera con ai lati due bracci per i lampioncini.
In Piazza Superiore di Pellicceria occultata da una fitta grata si trova l’edicola della Madonna del Carmine.
Il settecentesco manufatto presenta una cornice rettangolare in stucco con rilievo poco profondo costituito da riccioli e fogliami vari.
In cima due teste di cherubini alati sorvegliano la scena. Alla base invece il cartiglio è muto.
Sotto la grata – recitano gli archivi – è situato l’antico dipinto ad olio, oggi illeggibile.
Il palazzo subì gravi danni durante i bombardamenti del 1942 – ’43 e il suo portale fu in quel periodo sommariamente recuperato.
Parecchie sono le parti abrase o mancanti di questo cinquecentesco portone in pietra nera.
Tuttavia dalla trabeazione decorata con motivi floreali e due angeli alati che trasportano una corona istoriata se ne può ancora intuire la superba bellezza.
Sul capitello di sinistra un’aquila ad ali spiegate, su quello di destra una coppa stracolma di frutti.
In Vico Gibello all’angolo con Vico Oliva si trova sotto una minuscola nicchia con tettuccio a cono una statuetta della Madonna intenta a pregare.
Si tratta, proprio per via della sua minimale conformazione, di un’edicola diversa dalle altre di solito più opulente e imponenti.
Vico Gibello e Vico dell’Oliva hanno in comune l’origine del toponimo. Un tempo infatti questo era noto come Vico dell’Olio.
Il caruggio mutò il suo nome a metà del’800 quando si volle omaggiare la leggendaria impresa di Ansaldo e Ugo Embriaci che nel 1109, al comando di 70 galee, conquistarono la città di Gibello nella contea di Tripoli.