In Piazza del Campo civ. n. 4 il tabernacolo mestamente vuoto di un’edicola barocca in stucco sormontata da una conchiglia e delimitata da una cornice con riccioli e motivi floreali.
Nel cartiglio sotto la mensa è incisa l’epigrafe: Spes Nostra.
Non si sa, poiché il dipinto è ormai illeggibile, a chi fosse dedicata.
Il toponimo del caruggio deriva dalla presenza di un albero di fico che, nei tempi che furono, esisteva in qualche orto delle vicinanze.
Al civ. n. 9 si nota uno splendido medaglione marmoreo che immortala la Madonna col Bambino e San Giuseppe.
La settecentesca composizione, al centro di una vasta decorazione in stucco del portone con ampi riccioli e motivi floreali, ricalca nello stile e nella fattura il medaglione di Salita Re Magi.
Probabilmente la mano del provetto maestro è la stessa.
In una traversa di Via Ravecca si trova Vico delle Fate il cui nome originale fino al 1868 era quello di Vico Stella.
Il toponimo venne poi mutato, forse in omaggio alle signorine che esercitavano la professione neI bordello del caruggio, per non confonderlo con l’omonimo vicolo del sestiere della Maddalena.
Al civ n. 3 del Vico è visibile quel che resta di un’edicola di Madonna col Bambino.
S’intuiscono ancora, sbiadite dal tempo, tracce della colorazione originale.
L’elaborato tabernacolo barocco ricco di volute e motivi floreali risulta completamente abbandonato e in triste rovina.
Come purtroppo in molti altri casi la statua è stata rubata.
Al civ. n. 3 di Via del Campo è possibile ammirare l’edicola della Madonna Regina.
La composizione, priva della statua rubata, è realizzata con scenografici stucchi policromi.
Ai lati gli ampi riccioli contengono il fastigio con tre teste di cherubini alati.
Nel cartiglio in alto è incisa l’epigrafe Regina, in quello in basso sulla base, Mater Misericordia.
La secentesca edicola è protetta da un tettuccio in ardesia.
Al civ. n. 5 di Via San Lorenzo sul prospetto del Palazzo Gio. Batta Centurione, noto anche come Boggiano Gavotti, domina un elegante medaglione marmoreo settecentesco.
La raffinata edicola che raffigura la Madonna col Bambino in braccio è attribuita a Bernardo Schiaffino.
Il rilievo sporge dal tondo e sembra quasi andare incontro al visitatore che varca la soglia dell’edificio.
Gli occhi socchiusi della Vergine conferiscono all’immagine un tono dimesso e dolce allo stesso tempo. Gesù invece con le gambe all’aria mostra un aspetto ben pasciuto e costringe la madre a sorreggerlo con entrambe le mani.
Pregevoli inoltre i dettagli del cappuccio stropicciato e i mossi panneggi del relativo mantello.
Foto di Leti Gagge.
In Piazza Superiore di Pellicceria proprio davanti al Museo della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola si può ammirare il superbo portale della magione di Pietro Spinola.
Il quattrocentesco sovrapporta di autore ignoto raffigura S. Giorgio che uccide il drago.
Ai lati due angeli alati reggono gli stemmi abrasi della famiglia Spinola mentre in alto la Principessa, quasi in disparte, è raccolta in preghiera.
Sullo sfondo le lettere P ed S le iniziali dell’illustre padrone di casa.
La chiesa gentilizia dei Pallavicini intitolata a San Pancrazio è delimitata da due piccoli caruggi chiamati Vico a destra il primo, e Vico a sinistra il secondo, di San Pancrazio.
Quest’ultimo termina sul retro di Palazzo Serra Gerace. Qui, all’altezza del civ. n. 3, protetta da vetro, si ammira l’edicola della Madonna Immacolata.
La statua, di datazione incerta, è ricoverata all’interno di un piccolo e lineare tabernacolo marmoreo.
Nei dintorni della chiesa di San Pancrazio i muri sono più che mai testimoni di un lontano passato: edicole, sovrapporta e incisioni si trovano, nei dintorni della chiesa, in ogni angolo.
Al civ. n. 2, per esempio, ecco un antico portone cinquecentesco interamente in pietra nera di Promontorio.
Il sovrapporta è decorato con due ghirlande ed uno stemma (forse dei Pallavicini che avevano giurisdizione sulla contrada) completamente abraso.
Gli stipiti sono lineari mentre l’architrave è cordonato.
Siamo nel cuore della città vecchia in quella che un tempo era la zona abitata dai fabbri e gestita dalle loro relative corporazioni.
L’edicola si trova all’interno di un dedalo di caruggi molto caratteristici, che stanno strenuamente lottando per la propria sopravvivenza.
Il piccolo tabernacolo con annessa statuina della madonna all’angolo sopra la polleria fra i due vicoli secondo gli esperti non ha alcun valore né storico, né artistico.
Nonostante la sua dozzinale fattura l’edicola rimane comunque silente testimone di una Genova di piccole botteghe tradizionali che vanno inesorabilmente scomparendo a causa della selvaggia e insensibile globalizzazione.
Al civ. n. 18 di Salita San Nicolò si trova un’edicola della Madonna della Guardia. All’interno della cornice in stucco un dipinto ad olio del sec. XVII – XVIII che rappresenta la classica apparizione della Vergine a Benedetto Pareto in ginocchio.
L’immagine, secondo gli esperti, è di modesta fattura e scarso valore.
Periodicamente grata e vetro vengono squarciati e rotti da atti di insulso vandalismo.
L’edicola comunque, nel suo insieme, è un classico esempio di stile barocco: imponente tabernacolo, fastigio di cherubino alato al centro e cartiglio inciso fra riccioli e volute.