In Via Ravecca 1r si trova un’edicola della Madonna della Misericordia.
All’interno di una piccola nicchia semi circolare con tettuccio in ardesia e basamento in stucco è esposta la copia della statua della Vergine.
La scultura originale per fortuna, come nel caso di tante altre opere, è custodita presso il Museo di S. Agostino.
Al civ. n. 7 di Via Ravecca una malinconica nicchia vuota con tettuccio e base di ardesia.
Non sono riuscito né a trovare più dettagliate notizie, né a risalire a quale Madonna o Santo contenesse l’edicola.
L’incrocio tra Canneto il Lungo e Vico Valoria, per via delle quattro imponenti logge che vi si trovavano nel Medioevo, era anticamente denominata la Croce dei Valoria.
Qui, all’angolo del palazzo fra i due caruggi, è posta in una piccola e lineare nicchia di stucco che contiene il calco di una elegaante statua della Madonna Addolorata.
“Vieni a mirar la cerula
Marina tremolante;
Là Genova torreggia
Sul talamo spumante;
Là i tuoi nemici imperano,
Vincerli indarno speri…
Ripara i tuoi pensieri
Al porto dell’amor”.
Cit. Simone Boccanegra nel 1339 eletto primo Doge di Genova.
La Grande Bellezza…
Foto di Leti Gagge.
Nei pressi di Ravecca si trova Salita della Coccagna, uno dei caruggi più autentici e caratteristici della città.
Il toponimo Coccagna deriva dalla voce dialettale “cocagna” che indica, a ricordare il fatto che siamo sulla sommità dell’antico castrum, la cima di un colle.
In effetti questo è il punto culminante delle Murette che degradano poi verso Via Ravasco.
Secondo altri l’origine dell’etimo del vicolo sarebbe invece da ricondurre al nome dell’omonima famiglia che abitava nel Medioevo la contrada oppure, addirittura, alla presenza di alberi – appunto – della cuccagna innalzati in zona durante le feste popolari.
Nel cortile del palazzo del civ. n. 1 fa bella mostra di sé un grazioso medaglione tondo, con sbiadite tracce della primitiva colorazione, raffigurante una Madonna col Bambino.
In origine il piccolo settecentesco manufatto in stucco era collocato sulla facciata del palazzo ricostruito poi dopo i bombardamenti del ’43 – ’44.
Secondo alcuni storici l’origine del toponimo del caruggio e della piazzetta del Roso deriva dalla traduzione dal latino arcaico del termine giunco.
Per altri invece l’interpretazione corretta sarebbe quella legata alla lavorazione della corteccia della quercia fatta macerare e utilizzata per la concia delle pelli.
Per altri ancora invece sarebbe collegabile ad una località, appunto del Roso, sita nei pressi di Fontanegli.
Qui nella silenziosa piazzetta sul retro della trafficata Via Balbi, ormai sepolta dal progressivo inurbamento, rimane una triste edicola affiancata da una lapide abbandonata.
Testimonianza secolare della presenza dei Balbi e delle loro proprietà la tavella racconta della concessione pubblica di attingere l’acqua dal proprio pozzo fatta da Francesco.
“Idibvs. Ianvarii. / Hanc. Aqvam Pvbblico Commodo / Sponte Permisit. Franciscvs Ma / Balbi. Cvivs. Qvoqve / Beneplacito. Ivseam / Denegandi. Resevatvr.
In Via Fontane sotto il porticato che conduce all’Aula Magna dell’Università fa bella mostra di sé una spettacolare Annunciazione di incerta datazione.
Prima delle ristrutturazioni di fine ‘900 al posto di questo edificio completamente rifatto si trovava la millenaria, con annesso ospitale, chiesa di S. Fede sede nel 1142 dei cavalieri Templari del Santo Sepolcro. Oggi gli ambienti superstiti dopo la secentesca risistemazione ospitano aule e locali universitari.
A testimonianza del secolare passato rimangono ancora tre navate e sul retro il piccolo chiostro.
Le opere d’arte, i marmi e gli arredi furono trasferiti nell’omonima moderna chiesa di Corso Sardegna.
Nel 1937 in onore di Eugenia Ravasco fondatrice della congregazione delle Madri Cristiane e promotrice delle scuole femminili gratuite, la Via al Ponte di Carignano muta il suo toponimo assumendone il nome.
L’antica via era nata fra il 1718 e il 1724 contestualmente alla costruzione del ponte voluta e finanziata, come la vicina Basilica di Carignano, da Bandinello Sauli.
Qui, in Via Ravasco 13 sul palazzo Drago proprietà del benefattore che, come ricordato da apposita lapide, donò la cancellata di protezione al ponte per evitare i suicidi, si trova la Madonna dell’Immacolata Concezione.
Si tratta di un grande medaglione barocco in stucco del sec.
XVII – XVIII chiuso in cima da una conchiglia dalla quale si dipanano motivi a
ricciolo.
Al centro dell’ovale la statua della Madonna, con braccia al seno e espressione estatica, è impreziosita da una piccola corona di stelle. Alla base la sorreggono dei cherubini che spuntano dalle nubi. Il cartiglio è muto.
L’edicola così elegante nella sua semplicità, nonostante i ripetuti restauri, versa in precarie condizioni, con crepe negli stucchi e trave di sostegno danneggiato.
In Via San Vincenzo all’altezza del civ. n. 58 si trova un’imponente edicola con dipinto di Madonna.
Il quadro di recente fattura con cornice in stucco ritrae la
Vergine all’interno di un tempietto classico con colonne e timpano curvo.
Sulla trabeazione la canonica raggiera con lo Spirito santo.
Due angeli di ragguardevoli dimensioni sono posti ai lati inginocchiati in preghiera.
In Via Prè all’angolo all’altezza del civ. 30r si notano i resti di un’imponente edicola barocca. Del dipinto originale di cui rimangono sbiadite tracce non si conoscono i protagonisti.