“Genova. Io mi sono guardato questa città, con le sue ville, i suoi parchi e l’ampio circondario delle sue colline e dei suoi declivi, tutti abitati, per un bel po’; debbo infine dire che vedo volti di stirpi passate, ché questa regione è disseminata di immagini di uomini arditi e sicuri di sé.
Hanno vissuto e voluto continuare a vivere: me lo dicono con le loro case, costruite e abbellite per i secoli, e non per l’ora fugace; amavano la vita, per quanto spesso potessero essere malvagi con se stessi”.
Cit. Nietzsche
Foto di Agnese Barbara Cittadini.
“Genova! La mia città natale – città gloriosa! Volgendo lo sguardo alle onde azzurre del Mediterraneo – non ti ricordi di me nella mia giovinezza, quando le tue scogliere e i promontori, il tuo cielo luminoso e gli allegri vigneti, erano il mio mondo?”
Così annotava l’autrice di “Frankenstein” durante il suo soggiorno in Albaro avvenuto fra il 1822 e il 1823 presso Villa Negrotto.
Cit. Mary Shelley (1797-1851) scrittrice anglosassone.
Foto di Leti Gagge.
“Qui, la grande, vivace città di mare – dove ogni anno gettano l’ancora più di 10 000 navi – mi consente di starmene tranquillo e con me stesso. In più ho una mansarda con un letto meraviglioso, cibo semplice e sano (ho semplificato tutto), aria di mare, indispensabile per la mia testa; strade dal selciato stupendo, e, per essere in novembre, un tepore gradevolissimo! (Purtroppo piove molto).
Lettera ad un amico (24 novembre 1880).
Cit. Nietzsche.
… e ancora aggiunge il filosofo tedesco…
“Piogge gelide, venti furiosi, insomma è inverno, rigido e carico di minacce. J. Burckhardt ha ragione ma ora che sono mezzo cieco ogni nuovo tentativo di vivere in qualche città e qualsiasi viaggio in genere rappresentano per me tormenti assolutamente insopportabili; questa città (e anche questa gente) si accorda con il mio carattere, mi dà la forza di resistere e di non abbandonare i miei sforzi”.
Lettera ad un amico (21 ottobre 1881)
Nietzsche.
In Copertina: Via Prè sotto la pioggia.
Foto di Leti Gagge.
Sotto la torre orientale, ne le terrazze verdi ne la lavagna cinerea
Dilaga la piazza al mare che addensa le navi inesausto
Ride l’arcano palazzo rosso dal portico grande: Come le cataratte del Niagara Canta, ride, svaria ferrea la sinfonia feconda urgente al mare:
Genova canta il tuo canto!
Cit. Dino Campana. (1885 – 1932) poeta.
Genova dal tetto di Palazzo Rosso. Foto di Leti Gagge.
Nell’ atrio di Palazzo Angelo Giovanni Spinola i membri del casato, in omaggio alla gloriosa stirpe, sono rappresentati nelle nobili vesti di condottieri romani”. Foto degli affreschi dei fratelli Calvi di Francesco Auteri.
“Mi trovai a Genova insieme con certi americani che avevano attraversato l’Oceano da pochissimo tempo. Genova li colpì.
Vedevano coi loro occhi tutto quel che avevano letto sul vecchio mondo e non potevano saziarsi di contemplare le vie medievali, ripide, strette, buie, l’insolita altezza delle case, le fortificazioni e i viadotti semi diroccati, ecc.
Entrammo nell’atrio di un palazzo. Un grido di ammirazione si sprigionò dal petto di uno di essi: «Come visse questa gente! – ripeteva, – che dimensioni, che bellezza! No, da noi non c’è nulla di simile!» Ed era pronto ad arrossire per la sua America. Gettammo un’occhiata nell’interno d’un vasto salone: ritratti degli antichi padroni, quadri, pareti scolorite, vecchi mobili, vecchi stemmi, aria morta, vuoto… e il vecchio custode con la cuffia di maglia nera, in logora giacchetta nera, col mazzo delle chiavi… tutto diceva che quella non era più una casa, ma una rarità, un sarcofago, il vestigio opulento d’una vita passata.
– Sì, – dissi nell’uscire agli americani, – avete completamente ragione, questa gente visse bene”.
Cit. Aleksandr Ivanovič Herzen (1812 – 1870) scrittore e filosofo russo.
In copertina: affreschi dei fratelli Calvi nell’atrio di Palazzo Angelo Giovanni Spinola.
Foto di Francesco Auteri.
“E vidi un’altra novità in quella città, che dura da la state al verno, che strana pare, quando si novella: io dico che i demoni de lo ‘nferno non son sì neri, come stan dipinte le donne qui, ché più non ne discerno che gli occhi e i denti, sì son forte tinte”.
Cit. Fazio degli Uberti. poeta trecentesco fiorentino.
I lunghi veli, le belle capigliature nere di cui le Genovesi hanno gran cura e di cui sono giustamente orgogliose formano un magnifico accordo e fanno apparir belle le Genovesi a dieci passi di distanza. Più da vicino sono come le altre, sono come tutte: ce n’è alcune belle e le altre sono semplicemente donne: è già molto.
Cit. Alphonse Karr (1808 – 1890) scrittore francese.
Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo , 1623, olio su tela, Widener Collection, Stati Uniti. Anthony Van Dyck.
“Vidi Genova, per la prima volta, una mattina d’inverno: l’atmosfera era perfettamente trasparente, il cielo blu pallido e ad un tempo profondo. Durante la notte era nevicato. La neve immacolata – che ancora nessuno aveva calpestato – colorava d’un delicato rosa la cima dei monti che, argentea cresta, era illuminata dai raggi obliqui del sole nascente. […] Ogni idea che sfumava calma, limpida freschezza, serenità, si svegliarono in me quando dalla prora del vascello contemplai questa bella Genova: la fronte nella neve, i suoi piedi di bianco marmo dolcemente carezzati dalle onde. La città mostrava, per piani, il suo anfiteatro di chiese e palazzi. Nel ricordo si presenta, talvolta, ancor oggi, con una fedeltà ineffabile.
Questa prima vista di Genova è incontestabilmente bella, e occorre gioirne con calma, a lungo, senza ingordigia”.
Cit. Louis Énault (1824 – 1900) romanziere francese.
Foto di Flavio Tedesco.
“Genova non mi entusiasmò: se si escludono il porto ed alcuni viali moderni, le stradine anguste e buie erano piuttosto maleodoranti, piene di casupole e negozietti fra i palazzi marmorei.
Neppure la popolazione mi piacque gran ché. È come un formicaio convulso: vecchie nere, donne molli e grasse, ragazze agili e graziose, marinai dalla faccia scura e gli occhi azzurri, operai e soldati.
L’ambiente è minaccioso e cupo; anche a Napoli vi è un vermiciaio del genere, ma là sembra muoversi di più al sole, mentre quello di Genova si agita in stradicciole con alte case. E poi a Napoli la gente che discute sembra che canti, mentre a Genova pare sempre che bisticci.
Si dice che Genova sia una città magnifica, adornata da palazzi di marmo e che sia denominata Genova la Superba.
A me sembrò un luogo dalle vie strette e ben poco attraente. Può darsi che osservando strada per strada e casa per casa si trovino edifici, chiese e palazzi, ma passeggiando per le viuzze non si prova nessuna sensazione di grandezza né di magnificenza. […] Nei quattro o cinque giorni che rimasi mi parve una città oscura e tetra”.
Cit. Pio Baroja (1872 – 1956) scrittore spagnolo.
Foto di Leti Gagge.
“Ormai ci conoscevano, nelle strade in cui giravamo dalla mattina alla sera, nelle stradine strette e senza marciapiedi di quella città che somiglia a un immenso labirinto di pietra, traforato da corridoi simili a sotterranei. Andavamo in quei vicoli percorsi da furiose correnti d’aria, stretti tra muri così alti che appena si riesce a scorgere il cielo”.
Cit. Guy de Maupassant (1850-1893) scrittore francese.
Foto nei pressi di Santa Maria in Passione di Leti Gagge.
“Sono rimasto quasi un mese a Parigi, otto giorni a Lione, undici a Torino e ora sono a Genova da circa tre settimane…
Nessuna città mi è piaciuta più di questa. Le chiese, i palazzi, per la verità anche le comuni case d’abitazione, sono splendidi.
Ma c’è un difetto, la maggior parte delle strade sono molto anguste”…
Cit. George Berkeley (1685 – 1753) filosofo, teologo e vescovo anglicano irlandese.
Vico Indoratori. Foto di Francesco Auteri.