“La mia città dagli amori in salita, Genova mia di mare tutta scale e, su dal porto, risucchi di vita viva fino a raggiungere il crinale di lamiera dei tetti”.
(Giorgio Caproni)
In questa creuza di Carignano che collega Via Fieschi con il complesso monumentale di S. Ignazio (sede oggi dell’archivio di Stato) nel ‘600 aveva dimora la bottega di Domenico Piola.
La casa dei Piola. “Hostis abi, Limina Time”. “Nemico Vattene, Temi questa casa” recita il motto sul trave. Foto di Anna Armenise.
Chissà quante volte il celebre maestro del Barocco genovese la avrà percorsa affannato e ispirato.
Nel ‘900 ospitò anche la principale sede cittadina del Partito Comunista Italiano.
Sembra uno scorcio frutto della maestria di Monet…
e invece non è la mano del grande impressionista francese bensì quella inesorabile del tempo che traccia le sue pennellate sui vissuti muri dei caruggi.
“Le case così salde nei colori | a fresco in piena aria, | è dalle case tue invano impara, | sospese nella brezza | salina, una fermezza | la mia vita precaria”.
Giorgio Caproni
“Rosa,
Rosa di una rosa
Rosa torturata
Rosa amata
Rosa,
Sopra l’archivolto di Via Balbi 126 a/r la statua marmorea con aureola in ferro di San Giovanni Battista del XVIII sec. veglia sulla suggestiva Piazza di Santa Brigida. Sbirciando s’intravvede la copertura degli omonimi Truogoli.
I Truogoli originali costruiti a metà seicento non ci sono più. Nella versione in cui li possiamo ammirare noi oggi si presentano in conformazione ridotta e sono stati ricostruiti nel 2006 utilizzando solo porzioni delle vasche originali in pietra. Riedificate anche le strutture di copertura e ripristinata la pavimentazione.
Percorrendo il Vico del Campanile delle Vigne, ci si imbatte in uno strepitoso sarcofago del II sec. d.C. raffigurante la morte di Fedra. Nel 1304 venne utilizzato per conservare le spoglie mortali di Anselmo d’Incisa, astronomo, alchimista e medico personale di Papa Bonifacio VIII e di Filippo il Bello, re di Francia.
Trattasi di una fedele copia poiché il prezioso originale è custodito presso il Museo Diocesano.
La piazzetta dell’Agnello deve il nome alla presenza al civ. 9 di un rilievo marmoreo che rappresenta – appunto – un agnello che regge uno stendardo.
Al civ. n. 6 si trova il Palazzo di Vincenzo e Carlo Pallavicino, l’edificio più importante della piazzetta, noto anche come Pallavicino Richeri o Palazzo Cicala.
“Il rilievo dell’agnello al Civ. n. 9”.
Fu progettato da Bernardino Cantone nel 1542 su precedenti proprietà e, nella parte esterna, era decorato con sfarzosi affreschi di Lazzaro Calvi, lo stesso magnifico artista che ha realizzato le pitture del Palazzo Antonio D’Oria (Prefettura). Oggi, di queste splendide opere rimane solo una traccia sbiadita che meriterebbe un adeguato restauro.
Il portone a colonne doriche che poggiano su basi decorate con fregi di teste di leone, meduse, trofei di guerra è attribuito ai grandi maestri antelami rinascimentali (provenienti dal comasco e dall’alta Lombardia) Giacomo della Porta e Nicolò da Corte.
Sull’architrave risaltano due sinuose figure femminili adagiate su un letto di cornucopie ricche di fiori e frutti, che rappresentano le virtù. In origine le due statue reggevano lo stemma del Casato che è andato perduto.
Al primo piano le finestre con gli archi a tutto tondo sono nobilitate da tre sculture di Tritoni che sorreggono panoplie. Non si conosce con certezza l’autore di tali opere tuttavia secondo alcuni studiosi sarebbero addirittura riconducibili nientepopodimeno che al Montorsoli (chiesa di S. Matteo e relativa Cripta, giardini Villa del Principe).
Scenografico come si conviene l’atrio e le scale con le volte a crociera con peducci in pietra nera, colonne doriche e, all’ultimo piano, una balaustra con colonnine, capitelli, profilo cordonato e una testina in marmo, sporgente.
Molti dei portoni interni che dividono i singoli appartamenti sono impreziositi da portali con decorazioni e fregi.
All’esterno del palazzo una lapide ricorda il presunto padrone di casa Lanfranco Cicala, poeta e uomo di legge del XIII sec. Presunto per non dire “apocrifo” visto che secondo gli storici l’illustre letterato sarebbe nato in Piazza delle Scuole Pie. Gli stessi non concordano invece sull’origine del casato: secondo alcuni proveniente dalla Germania, per altri da Ventimiglia o persino, secondo altre fonti, da Lerici.
In ogni caso la famiglia Cicala sarebbe giunta a Genova intorno al 942.
Piazza dell’Agnello”. Foto di Leti Gagge.“Scorcio della Piazza”. Foto di Leti Gagge.“Fregi della base della prima colonna”. Foto di Leti Gagge.“Fregi della seconda base dell’altra colonna”. Foto di Leti Gagge.“Elegante Portone di Palazzo Cicala”. Foto di Leti Gagge.“Testina di marmo su balaustra di Palazzo Cicala”. Foto di Leti Gagge.
Al civ. n. 2 risalta un altro edificio del sec. XVII il cui portone in marmo è decorato con semi colonne doriche rudentate. Sul sovrastante architrave due mascheroni e putti reggono un cartiglio abraso. Sovrastato da un mascherone ghignante il timpano spezzato una cornice con il trigramma di Cristo.
Anche la famiglia Pinelli che dà il nome alla vicina Piazza e che si è sempre distinta nell’ambito della fazione ghibellina, ha origine germaniche. Intorno a questa piazza ruotavano tutte le attività legate alle consorterie del loro importante Albergo denominato degli Scipionibus. Un Casato assai influente a Napoli e Venezia ma soprattutto a Siviglia in Spagna, quartier generale dei suoi ingenti e remunerativi traffici marittimi.
Al civ. n. 5 si nota un curioso quanto insolito sovrapporta con due angioletti in volo che sorreggono il trigramma di Cristo. Tali tipologie decorative infatti erano prerogativa di edifici a carattere religioso per cui si suppone che tale fregio sia stato recuperato da qualche chiesa o oratorio o, comunque, arredo sacro.
Al civ. n. 2 la dimora più importante della piazza: il Palazzo Pinelli Parodi del XVI sec. caratterizzato da un elegante portone in marmo bianco con colonne ioniche scanalate. All’interno atrio e scale sono con volta a crociera. Le colonne sono doriche mentre tutto il rivestimento dello zoccolo presenta colorati azulejos. Gli esterni sono decorati con affreschi e disegni architettonici. Inglobata ormai nella proprietà tracce della torre medievale appartenuta in precedenza alla potente famiglia dei Cebà.
Al civ. n. 1 il portone in pietra con semi colonne doriche in marmo. Sul trave in pietra nera di Promontorio sono inserite le decorazioni con elmi e clipei in marmo.
Il restauro avvenuto circa un decennio fa ha permesso il parziale recupero di brani degli affreschi che lo decoravano sfarzosamente in ogni suo centimetro.
Al civ. n. 3 un altro portale in pietra nera adornato con medaglioni imperiali e trave decorato con fiori vari e lo scudo, oggi abraso, del Casato. Sopra si notano tre finestrelle a bifora rettangolare con colonnina centrale del XIV sec.
“Vano scale Palazzo Cicala Piazza dell’Agnello n. 6”. Foto di Leti Gagge.
Le due poco celebrate, rispetto ad altre contrade dei caruggi, Piazzette costituiscono comunque preziosa testimonianza di un glorioso e opulento passato.
“Sovrapporta del civ. n. 5”. Foto di Leti Gagge.“Sotto le doppie finestre brani di rivestimento in azulejos”. Foto di Leti Gagge.“Piazza Pinelli”.Foto di Leti Gagge.“Scorcio della piazza visto da Palazzo Pinelli Parodi”. Foto di Leti Gagge.“Torre Cebà inglobata nel Palazzo Pinelli”. Foto di Leti Gagge.“Portale Palazzo Pinelli Civ. n. 1”. Foto di Leti Gagge.“Ancora il portale del Civ. n. 1 con tracce di affreschi sopra il trave”. Foto di Leti Gagge.“Curiosando dietro il Portone del Civ. n. 1”. Foto di Leti Gagge.“Da dentro il Portone del Civ. n. 1”. Foto di Leti Gagge.“L’accesso dello scalone interno”. Foto di Leti Gagge.
Bistrot parigini nel quartiere latino? no “La sosta degli artisti” in Piazza San Donato con il cinquecentesco portale del palazzo De Benedetti, testimone impassibile di glorie passate.
Tinte pastello e giallo ocra che si stemperano nel blu del cielo in Piazzetta San Carlo. Lampioni d’antan ed edicola secentesca sono testimoni di un tempo lontano. Anche l’orologio si è fermato.
La Grande Bellezza…
“Siano le vostre mura inespugnabili come lo sono i vostri cuori”. Papa Alessandro III nel 1163 in occasione dell’inaugurazione delle Mura del Barbarossa.
Tratti delle antiche mura in Vico Noli, zona della Madre di Dio tra i Passi Gattamora e delle Murette.
La Grande Bellezza…
Nell’omonima piazza delicate tinte pastello attorno ai truogoli di S. Brigida.
“Un giorno il viandante che passerà dall’alto dei colli che recingono Genova, accennando con la mano i lontani cumuli di detriti, dirà: laggiù fu Genova ”. Per fortuna la nefasta profezia della Santa svedese non si è mai avverata.
La Grande Bellezza…