Nel gelido gennaio del 1922 l’artista arrivò in una Genova imbiancata dalla neve. Scese dal treno alla stazione di Piazza Principe, accompagnato da un suo allievo di nome André Maire. Avvolto in un mantello di loden grigio indossava un vestito scuro che gli conferiva un’aria al contempo elegante e fascinosa. Nei mesi in cui dimorò a Genova prese alloggio in una modesta stanza in Piazza Embriaci, all’ombra della maestosa torre, proprio accanto al cuore del vecchio centro medievale della chiesa di S. Maria di Castello.
Nonostante avesse ormai scollinato i cinquant’anni, si muoveva agile e furtivo, come un ratto tra i caruggi, dove non perdeva occasione per dipingere e disegnare le meraviglie della città vecchia. Trascorreva gran parte del suo tempo al coperto delle volte studiando le chiese oppure, all’aria aperta, prendendo appunti e immortalando scorci in schizzi e bozzetti. Il suo nome era Emile Bernard, pittore francese neo impressionista, fondatore del movimento simbolico insieme a Gauguin, amico e collega di Toulose Lautrec, Van Gogh e Cezanne.
Frequentava una vicina osteria nella zona delle Grazie dove consumava pasti frugali confondendosi e chiacchierando volentieri con la gente del porto. Anche se rincasava tardi, trascorreva qualche ora, ospite al caldo nella cucina della padrona di casa, intento nel riordinare e correggere, assistito dall’allievo, gli acquerelli e i carboncini prodotti durante la giornata.
Fra le tante opere dell’artista si segnalano le particolari illustrazioni fatte per l’edizione della Stamperia Nazionale di Parigi del “Le fleur du mal” di Baudelaire ed una copiosa produzione di tele e stampe esposte nei principali musei europei.
Bernard era anche uno scrittore, con lo pseudonimo di Jean Dorsal infatti, pubblicò diversi volumi di liriche, saggi storici e di critica artistica. Fra quest’ultime compilò anche una preziosa monografia dedicata al Magnasco, pittore genovese per il quale nutriva una sincera e profonda ammirazione.
Compose circa 20 sonetti in francese ispirati dalla misteriosa bellezza di Genova che pubblicò in una raccolta, prodotta in soli cento esemplari, intitolata “Figurations eternelles”.
Bernard partì, a fine primavera, in una mattina di sole, una di quelle giornate in cui benedici il Signore per averti fatto nascere qui, promettendo a tutti quelli che avevano avuto l’onore di conoscerlo, che sarebbe tornato a Genova. Uscendo dal portone di Piazza Embriaci sollevò la mano in segno di saluto alla torre merlata e prese commiato dalla chiesa. Intorno alla torre che si stagliava superba nel nitido cielo primaverile, svolazzava uno stormo di colombi.
Emile rimase qualche attimo a guardare, con il volto all’insù poi incamminandosi verso Via dei Giustiniani confidò al suo accompagnatore: “Cercherò di ricordare Genova così, come mi ha salutato, con questo girotondo di ali attorno alle vecchie pietre e, ormai in presa alla malinconia, aggiunse: “Ma non dimenticherò neppure il mio primo incontro con Genova, che ho conosciuto di notte, tra turbini di neve”. Concluse infine con un tono che non ammetteva repliche: “Genova è bella sempre…”.
Il frutto di quell’intenso soggiorno fu una mostra personale del pittore in una galleria parigina di grido dove “la Genova di Bernard”, riscosse un consenso bulgaro ed un successo inaspettato.
“Genova è bella sempre…”
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Genova , ora ragazza , ora matrona in un fascino che si confonde in un susseguirsi di impressioni .