“Caroggio del Promontorio”, così un tempo era chiamato Vico Casana, perché conduceva verso lo scomparso colle di Piccapietra, spianato poi per far spazio alle odierne Via Roma e Galleria Mazzini.
L’attuale nome del vicolo trae origine dal turco “Chasana” che indicava la stanza del tesoro del sultano di Costantinopoli.
Nel medioevo il termine casana venne associato al tesoro del banco dei pegni e con il titolo di casanieri furono identificati i prestatori privati di denaro. Costoro offrivano palanche a tassi elevati, insomma erano dei veri e propri strozzini.
Ma con l’istituzione del Monte di Pietà le attività di questi usurai ebbero un significativo ridimensionamento. Genova, dal canto suo, già dal 1403 aveva creato il Magistrato della Misericordia e dal 1442 l’ospedale di Pammatone proprio per tutelare la popolazione da queste lucrose prassi.
Il nuovo Ente nacque nel 1463 a Perugia per volere dell’ Ordine dei Francescani, comunità alla quale apparteneva anche Frate Angelo da Chivasso che a lungo dimorò nella nostra città e che ne favorì la diffusione.
Costui infatti, abile e stimato predicatore, si distinse nell’opera di fondazione nel 1483 del primo Monte di Pietà genovese, istituto che successivamente contribuì a diramare anche a Savona.
Percorrendo la salita ammiriamo i preziosi gioielli che costituiscono, tuttora il suo “tesoro”:
Al civ. n. 3 s’incontra “l’antica tripperia, già Cavagnaro”, fondata nel 1890, l’ultima rimasta delle circa 200 in cui ci si poteva imbattere nel centro storico ad inizio del ‘900. Pavimenti alla genovese, bancone in marmo, cucina a ronfò con cappa aspirante piastrellata, pentoloni e paioli di rame in cui, oltre alle trippe, segno dei tempi, già preparate in tutte le maniere, si può gustare la famosa “sbira”, il brodo di trippa con cui facevano colazione i Camalli.
Dal civ. n. 20 r “Il Cafè de Paris” un elegante bistrot, arredato fine ‘800 e in stile liberty, perfettamente conservato, proviene invece un invitante ed avvolgente aroma di caffè.
Al civ. n. 7r sulla base del nobile portale in marmo due suggestivi rilievi raffiguranti, su uno sfondo di alberi e rocce, Ercole in lotta con Anteo il primo, Ercole contro il leone Nemeo, il secondo.
All’angolo con Via Chiossone l’edicola con statua secentesca della Madonna Regina sulla cui base l’epigrafe recita “Sub tuum praesidium”. Fra quelle in stucco una delle meglio conservate, mirabile esempio del barocchetto genovese applicato non ad una opulenta chiesa, bensì ad una semplice Votiva di strada.
Nel frattempo Ercole ed Anteo hanno sospeso la loro lotta, ingolositi dall’appetitoso odore di trippa che impregna di aromi “il caruggio del tesoro”, si sono presi una pausa… e non stupitevi se osserverete anche la chioma del leone Nemeo, riflessa nello specchio del Cafè, mentre sorseggia soddisfatto il suo aperitivo. Tali visioni non sono frutto della vostra fantasia ma di “ quell’aria carica di sale, gonfia di odori…” così piacevolmente diffusa nei nostri inimitabili caruggi, magici a tal punto da alterare la percezione che abbiamo di essi.
In copertina foto di Giancarlo Cammilli.
Bellissimo questo racconto nel quale si percepisce l’amore che metti nelle tue descrizioni. Grazie
Mi piace molto vico Casana,e’ un caruggio unico nel suo genere,diverso dagli altri.Purtroppo anche lì qualche negozio ha chiuso ,ma la tripperia e’ fantastica.
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Condivido e apprezzo molto il racconto. Ogni volta che passeggio in zona passo volentieri in Vico Casana e ovviamente non dimentico d’acquistare la trippa
Bellissimo questo tuo racconto su Vico Casana. Ma quel che mi è piaciuto di più è stato sapere che non sono l’ unica a perdermi nei vicoli e immaginare storie. Anzi quasi riesco a vederle e ritorno in me a fatica.
Il brodo di trippa era il più misero dei cibi,ma aveva il pregio di possedere funzioni digestive : insomma aiutava il buon funzionamento dell’intestino in barba a tutti i prodotti che oggi la pubblicita’ ci propone.