Nei pressi di S. Giorgio è situata un’antica piazzetta la cui conformazione è stata stravolta dalle opere di fine ‘800 per la realizzazione di Via S. Lorenzo.
I portici che proseguivano fino al molo vecchio sono stati demoliti e sostituiti da quelli ottocenteschi, i relativi magazzini del Porto Franco che occupavano tutto lo spazio (odierna Via Turati) scomparsi.
Al loro posto un parcheggio, il sottopasso e la sopraelevata.
Il toponimo trae origine dalla parola araba “Reba o rayba” che significa mercato o magazzino delle biade.
Fin dal ‘200 la piazza era identificata con il diminutivo di Raibetta perché dedicata allo smercio di legumi e per distinguerla dall’attigua e più importante Raiba, lo spazio assegnato alla compravendita dei cereali.
Nello stesso spiazzo vi era anche “la clapa piscium” ovvero il mercato del pesce.
Qui avveniva un singolare rituale di messa alla berlina che vedeva protagonisti coloro i quali si macchiavano di fallimenti: al malcapitato venivano requisiti tutti i beni restanti in favore dei creditori e doveva, fra l’ilarità dei concittadini chiamati a raccolta, patire l’umiliazione di sbattere tre volte le natiche sulla pietra.
Da qui il nostrano, per dire che si è toccato il fondo, “dar di culo sulla ciappa”.
In Copertina: Piazza della Raibetta.
Sempre interessanti i tuoi racconti. Quello del cu in scia ciappa me lo aveva raccontato mia nonna quando ero ragazzina.
Il mio professore di ragioneria ci raccontò all’incirca la stessa cosa che però avveniva in piazza banchi e succedeva a tutti quelli che facevano bancarotta!!
Il termine bancarotta deriva dalla pratica della rottura del banco.
Vi erano a banchi degli individui dotati di scure che durante l’attività di cambiavalute o di cambio valuta con merci, quando l’affare “andava a monte” per così dire, erano tenuti a rompere il banco con la scure. Di qui il detto banco rotto divenuto poi banca rotta
Dar di culo sulla ciappa non l’avevo mai sentito. Recentemente avevo pensato che per certe persone alle quali non viene mai data una giusta punizione bisognerebbe tornare alla gogna dei tempi antichi. Parlo delle maestre che maltrattano i bambini e degli infermieri che torturano i vecchi e gli handicappati. Scusami Vittorio se sono andata fuori tema,ma la ciappa mi ha ispirato.
Mi sembra un’osservazione sensata e democratica.
Si l’ho sempre sentito dire che da du cu in ciappa. .era un disonore ..per i falliti che non trovavano più credito da nessuno. .però. .sapevo che la ciappa. .era in fondo a via del molo. .da porta Siberia. .dove c’era la galera. …
Io sapevoche dare il culo in ciappa era legato all’uso di far cadere a ripetizione i falliti sulle mura di malapaga fino a causare lo sfondamento del deretano
Ho sempre sentito questo detto ma non avevo mai capito a cosa si riferisse, grazie.
Incredibilmente anche a Padova, nel Palazzo della Ragione, c’è la Pietrea del Vituperio done coloro che si coprivano di debiti e impostori, venivano messi alla berlina spogli dei lori vestiti mentre il popolo derideva di loro.