Nel 1607 i Serenissimi Collegi al fine di disciplinare la discutibile condotta di molti nobili, rei di non comportarsi in maniera conforme al loro status, introducono la legge di “biglietti di calice”.
Il piccolo consiglio si riunisce così una volta al mese per giudicare ed eventualmente esiliare i patrizi ritenuti colpevoli. Si stabilisce di aprire delle buche nei muri perimetrali dei cortili di palazzo Ducale e di disporre, durante le riunioni del Collegi, dei calici in cui i cittadini avrebbero potuto consegnare in modo anonimo le proprie rimostranze.
I biglietti di calice erano così chiamati per via della forma dei recipienti che venivano utilizzati per contenerli. Fra gli argomenti si trovava un po’ di tutto: consigli, suggerimenti, proposte, ma anche lamentele, delazioni e mugugni insomma una sorta di prototipo di cassetta delle idee.
Fatta la legge trovato l’inganno infatti, se da un lato questo tipo di denuncia anonima permise ai Supremi Sindacatori di intervenire con risolutezza nelle situazioni più scabrose, dall’altro, molto più spesso, le fitte relazioni e i legami di potere fra le famiglie ne attenuarono la funzione punitiva.
C’è sempre qualcosa da imparare: non avevo idea che questi biglietti si chiamasse di calice a causa della forma dei contenitori. Come sempre, la lettura è starà molto interessante.