“Vagavo nel verde eremo dello Scoglietto/ le arance sui rami pendoli ardevano/ splendenti lampade d’oro, ad umiliare il giorno;/ spauriti uccelli fuggenti in rapido frullar d’ali/ mutavano in neve i petali dei fiori; ai miei piedi/ stendevansi pallidi i narcisi simili a lune d’argento/ e le arcuate onde che striavan la baia color di zaffiro/ ridevano nel sole e la vita sembrava dolcissima./ Fuori squillò il canto di un giovane chierico: / Gesù, il figlio di Maria è stato ucciso, / venite a coprire di fiori il suo Sepolcro. / Dio! Dio! l’incanto di quelle dilette ore pagane / aveva sommerso ogni ricordo dell’amara tua passione, la Croce, la Corona, i Soldati, la Lancia”.
Oscar Wilde (1854-1900).
Sonetto genovese composto nel periodo pasquale dal poeta irlandese durante il suo primo soggiorno in città. Villa dello Scoglietto è chiaramente Villa Di Negro Rosazza e la chiesa da cui sentì “squillare il canto” è la vicina San Vincenzo De Paoli.
In viaggio verso la Grecia fece scalo a Genova alla fine del marzo del 1877 in compagnia dei suoi insegnanti: “Arrivammo dapprima a Genova, che è una bellissima città con palazzi di marmo affacciati sul mare, e poi a Ravenna…”. Nel suo diario Oscar annota anche una visita a Palazzo Rosso dove rimane affascinato dal San Sebastiano di Guido Reni.
Le strade del poeta e di Genova si intrecciano ancora nel 1898 quando morì la moglie Constance che da tempo si era trasferita a Nervi nella speranza di guarire dalla sua inferma salute. Le sue spoglie riposano nel Cimitero Monumentale di Staglieno.
Nel 1899 Oscar è ancora a Genova per visitare la tomba della moglie. Scrive infatti in proposito:
“Venni a Genova per visitare la tomba di Constance. Vi è una Croce di marmo molto graziosa sulla quale è avviluppata in bella forma una scura pianta d’edera. Il cimitero è un giardino ai piedi di belle colline che si innalzano verso le montagne che circondano Genova. È stato tragico vedere il suo nome scolpito su una tomba-il suo soprannome – solo Constance Mary, figlia di Horace Lloyd , Q.C. e un verso delle Rivelazioni. Le ho portato alcuni fiori. Ero emotivamente molto colpito – e mi resi conto dell’inutilità di tutti i rimpianti”. Lettera a Robert Ross 1 marzo 1899.
Wilde sarà stato pure scosso dalla perdita della moglie ma non perse tempo per consolarsi:
“Durante il mio viaggio mi fermai a Genova, dove incontrai un bellissimo giovane attore, un fiorentino, che ho amato selvaggiamente. Ha lo strano mome di Didaco. Aveva l’aspetto di Romeo, senza la tristezza di Romeo: un volto cesellato, per una grande storia d’amore. Abbiamo passato insieme tre giorni…”
Lettera a Reginald Turner 20 marzo 1899.
… e pochi giorni dopo all’amico “intimo” Robert scrive ancora:
“Parto domani mattina per Genova – Albergo di Firenze (attuale via Gramsci) – una piccola locanda lungo il porto, piuttosto malfamé, ma economica… la temperatura è molto alta, direi quasi estiva: sono sicuro che il mio soggiorno in Italia sarà delizioso. Perché non vieni a Genova per tre settimane? Non ti vedo mai… A Genova spero di trovare ad attendermi un giovanotto di nome Edoardo Rolla, un marittimo. È biondo, ed è sempre vestito di blu scuro. Gli ho scritto…
Lettera a Robert Ross, 1 aprile 1899.
D’altra parte Oscar Wilde non fece mai segreto della sua infedele bisessualità.
“Il segreto per rimanere giovani sta nell’avere una sregolata passione per il piacere”. Oscar Wilde.
Scambio epistolare tratto da Genova nella storia della Letteratura inglese. Veglione F. Genova 1937.
In Copertina: Oscar Wilde, Constance Lloyd, e il primogenito Cyril.