I primi vengono condannati a morte, i marinai dei secondi, al taglio della mano.
Dato che in città non c’è famiglia che non abbia un parente fra i condannati, scoppia una vera e propria sommossa.
Nemmeno l’intervento dell’Arcivescovo riesce a far tornare il Podestà (che ricordo, per statuto, era foresto) sui propri passi.
Così dinnanzi alla prigione si radunano le donne che affrontano impavide, a sassate, i militi della Guardia.
Il Podestà stesso, si lancia a cavallo in mezzo alla folla ma, lo stallone scivola e questi si rompe una gamba.
Il Podestà rifiuta le cure dei medici genovesi preferendogli quelle dei milanesi, suoi concittadini.
Morirà dopo tre giorni…
Nel frattempo viene eseguita la sentenza ma i primi due Capitani, appesi alla forca, non muoiono così, nel nome di Dio e di S. Giovanni, il Podestà moribondo comandò che fossero lasciati liberi e con loro tutti gli altri Corsari!
In Copertina: il vascello Neptune ricostruzione cinematografica utilizzata nel 1986 per il film “Pirati” con Walter Matthau di Roman Polánski
Una storia davvero impressionante,sembra la trama di un film d’altri tempi.Comunque a lieto fine per i corsari genovesi anche se devono avere passato dei momenti veramente spaventosi
Carissimi Amici leggo tutti gli articoli e i racconti di Storia Antica della Nostra AMATA GENOVA, Il Carissimo Vittorio ha fatto un lavoro bellissimo dà la possibilità di comprendere specie i giovani ( Io lo dico a molti ragazzi che conosco ) cosi’ conoscono la Nostra Storia, sà raccogliere Notizie che a molti sono sconosciute, Grazie Caro Vittorio a tutti un abbraccio una Nonna GENOVESE che AMA LA SUA GENOVA.
Grazie nonna Natalina…
Grazie a Te Caro Vittorio ance alla mia età s’impara sempre e mi Fai tanto felice. Abbracci a tutti in casa.Saluti.
Carissimo per Te ho fatto un’errore lo puoi correggere Grazie. Saluti.
Caro Vittorio, pretendo troppo, hai per caso fatto dei Video? o vi sono altri Amici che ce li fanno vedere per cortesia?Con i miei
dolori è stato impossibile, mio figlio ha fatto delle foto esterne,
voleva portarmi ma vi era una Coda….Ti ringrazio e tanti salutoni.
A Mae Zena ci fa capire come allora si potesse morire per una caduta da cavallo abbastanza banale,e sopravvivere dopo una impiccagione mal riuscita.A differenza di oggi l’intervento dei medici milanesi non risultò così determinante.Davvero un evento interessante.